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[ALERT: Questo articolo è brutto e invecchiato male, leggiti QUESTO QUI che è meglio!]

LA PREMESSA NECESSARIA:

La prima cosa che vorrei eliminare da questa discussione è la figura di Piero Scaruffi. E con essa quella di qualsiasi altro critico. Non tanto perché io non creda nel valore della critica musicale, o della critica in senso lato.

Vorrei ricordare che la figura del critico serve per comprendere meglio un dato fenomeno artistico tramite gli studi, le comparazioni e il giudizio quanto più obbiettivo dello stesso. Chiunque creda davvero di comprendere un’arte, qualsiasi essa sia, senza studiarla perché a suo dire: “l’arte è un qualcosa che ci viene donato dall’artista è dev’essere universalmente comprensibile” è meglio che giri a largo da questo blog e dal suo blogger, che se m’alzo male lo lego alla sedia e lo costringo ad ascoltarmi mentre faccio una orrenda disamina di sedici ore su La Mariée mise à nu par ses célibataires, même di Duchamp. Fidatevi, riesco a mala pena a sopravviverci io.

In questo caso particolare lascio stare la critica, come lascio stare anche ogni idea di giudizio soggettivo.

A me piacciono un casino, ma davvero un casino, gli Spirit. Avete presente Fresh Garbage? Ecco, per me I’m Truckin’ è uno di quei pezzi che potrei ascoltare giorno e notte. Ma non per questo se dovessi fare una disamina storica degli Spirit sparerei solo i miei segoni mentali su quanto questa band mi ecciti sessualmente, no, dannazione, proprio no!

Il mio pezzo dei Pere Ubu preferito è Blow Daddy-O, quello del rock in generale Kick Out The Jams!, sono malato? Non lo so, secondo mia madre certamente, ma in questi anni che studio rock da un punto di vista leggermente più serio e storico oltre a scoprire altri pezzi che me la alzano ho anche scoperto che, come nella grande arte, ci sono vari livelli di godimento.

«Ehi stronzetto, ma ancora non stai parlando dei Beatles!»
Sì, lo so, sto cercando di tirare fuori un concetto invece del solito stronzo.
«Ok, ok, amico, pensavo solo ti fossi perso tra le tue solite menate.»
Grazie che mi tieni d’occhio.
«Non c’è di che.»

Dicevamo dei vari livelli di godimento.
Tutti possiamo apprezzare le doti tecniche di un pittore rinascimentale, ma non tutti possono capirne il valore effettivo.

Pala-di-BreraMi stupivo quando alle mostre molta gente snobbava gente come Paolo Uccello, Piero della Francesca, Masaccio per pittori magari minori ma che in alcuni casi erano più realistici. Per quanto uno possa apprezzare La Pala di Brera di Piero della Francesca, vorrei sapere quanti conosco il modo con cui l’opera fu accolta, per cosa e da chi fu commissionata, se fu commissionata da qualcuno (a qualcuno il dubbio potrebbe anche sorgere), se oltre la mera raffigurazione c’è qualcos’altro, che tipo di simbologia e iconografia vengono usate, in che modo e perché la tecnica di questo quadro è la fusione delle esperienze dell’artista e via dicendo.

Al passante che apprezza l’arte nella sua forma più effimera non gli importa un fico secco di tutte le questioni che incorniciano un’opera d’arte figurativa. E questo è giusto, se gli piace da impazzire già così dove sta il problema?

A me dà fastidio vedere certi “critici” insultare appassionati amatoriali solo perché gli sfugge il significato del corallo rosso su Gesù Bambino o dell’uovo di struzzo appeso che pende sulla testa della Madonna (/Battista Sforza). Ognuno ha il diritto di poter apprezzare l’arte anche senza uno studio approfondito.

Ma mi dà molto, molto più fastidio, quegli appassionati che vogliono fare i “critici” perché conoscono un paio di date, oppure vita, morte e miracoli di un artista, come se la biografia fosse l’unica cosa che abbia un valore.

Badate bene: per ogni artista di ogni campo, la biografia ha un valore minimo quando non nullo per definire le caratteristiche della sua opera. È ovvio che I’m Waiting for the Man descrive l’esperienza diretta di Lou Reed, ma il suo valore storico e musicologico sono altra cosa, e hanno ripercussioni e significati diversi dall’esperienza dell’artista.

Inoltre ricordate sempre di non ascoltare mai il giudizio degli artisti stessi, sulla propria e sull’opera altrui. Sono rarissimi i casi di artisti intellettualmente validi al di fuori della loro sfera di competenza. Detto in parole povere, Scorsese potrà dire che Bellocchio è il regista più importante della storia, ma ciò non significa che lo sia, sebbene Scorsese sia uno dei registi più influenti della storia.

«Ma se tu c’avessi rotto il cazzo?»
Oh, non è mica una cosa semplice! Sto cercando di fare un discorso serio!
«Oh, ma stai calmino! Hai mica mangiato pane e allegria a colazione?»
Sigh…

La gente tende ad apprezzare l’arte figurativa e a dispregiare l’arte contemporanea perché se in una può leggere una abilità tecnica (che è solo una caratteristica, non sempre fondamentale, per giudicare un’opera d’arte, in mezzo a mille altre altrettanto importanti) nell’altra non ha la chiave di lettura adeguata, ovvero: non ha studiato. Pochi cazzi.

Se credete che certa arte sia sempre stata grande vi ricordo che anche a Leonardo Da Vinci e a Michelangelo gli rifiutavano opere già concluse o progetti in via di sviluppo, e che Leonardo ha dipinto L’Ultima Cena in una mensa per frati affamati e le più grandi intuizioni di Michelangelo (il non-finito) ancora oggi sono quasi del tutto sconosciute ai “critici” amatoriali.

Parliamo di rock?
Bene, per il rock vale tutto il discorso fatto sopra, come vale per la musica in generale e tutte le arti di ‘sta ceppa.

The-Beatles-the-beatles-33526367-500-492Sui Beatles abbiamo la fortuna di possedere una quantità di dati critico-biografici a dir poco esaustivi. Come per tutti i fenomeni artistici non ancora storicizzati anche per il rock è ancora difficile riuscire a trovare un metro di giudizio oggettivo per giudicare le opere e gli artisti.

Di quanta gente, come per molti artisti del passato, è stata rivalutata l’opera a posteriori? 
Velvet Underground, Fifty Foot Hose, Fugs, Replacements, Captain Beefheart, Death, Sonics (non comincio a fare liste adesso perché se no non finiamo più) e quanti ancora sarebbero da riscoprire (sì, anche più di adesso).

Altri invece, grazie alle vendite smodate, hanno dalla loro una maggiore storicizzazione, anche se spesso viziata dall’influenza delle majors sui mass media, e dunque sulla narrazione popolare che viene fatta e della insulse agiografie che costellano il mercato editoriale.

Il fatto che i Bay City Rollers abbiano venduto milioni di album li rendono importanti per la storia del rock? Non vi immaginate quante biografie esistano di questa band, e quanti fan si strappassero i capelli per andarli a vedere spendendo cifre astronomiche. Pensate davvero che questi fan siano scomparsi? Non è affatto così! Non è che ignorando un fenomeno commerciale che esso scompare!

Beyoncé vende milioni di album, gli Strokes pure, senza parlare dei Muse, dei Black Eyed Peas e moltissimi altri gruppi che molti ignorano, o che credevano sarebbero durati un paio di dischi ed invece continuano a vendere milioni di album sfondando record su record.

Ancora mi ricordo quei profeti che dicevano che “Britney Spears non ha contenuti, vedrai che scomparirà, un paio d’anni e nessuno se la cagherà” peccato che il settimo profilo Twitter più seguito AL MONDO sia quello della Spears con 33.761.000 followers. Quindi qualcuno che la valuta ancora c’è.

Come vedete è inutile valutare in modo positivo un artista per l’universalità del suo linguaggio o per il suo successo commerciale. Britney faceva musica di merda e continua a farla. Non è bello da dire, perché così facendo insulto in maniera indiretta chi la ascolta e la ama. Però il 99% di chi ascolta (anche a livello superficiale) rock odia i fenomeni pop in modo del tutto irrazionale.

COMINCIAMO:

I Beatles, come stavo dicendo, hanno venduto moltissimo. È un dato di fatto. È rilevante ai fini di una critica musicale? Sì, ma non così tanto.

Partiamo subito dicendo che i soldi sono indiscutibilmente una delle caratteristiche fondanti per la band. Ringo Starr entrò sotto la pressione di Epstein, non sotto quella degli altri membri della band, e George Martin controllò l’azione creativa della band fino al 1965, ovvero fino a “Rubber Soul”, perfino storici amanti della band come John McMillian ne descrivono le vicende interne come molto conflittuali, ma non per motivi artistici quanto di avarizia.

Fin qui ho detto solo delle ovvietà, e continuerò probabilmente a dirne altre.

Per molti i Beatles sono stati:

  • abili mistificatori, bravi solo a seguire le mode e a fornicare groupies stra-bonissime;
  • il più grande complesso di sempre, gli anticipatori di tutto, anche della dubstep;

Definire in due modi così diversi una sola band è sintomo di come la critica rock sia ancora agli albori per quanto concerne una scientifica storicizzazione. Da entrambi gli schieramenti ci sono molti critici affermati e tantissimi, troppi, appassionati.

La mole dei fans e degli haters dei quattro di Liverpool è tale da rendere semplicemente impossibile un ragionamento di tipo storico sul web, perché tanto è il cuore che comanda e ci trascina verso il baratro delle pernacchie via email.

È facile infatti trovarsi di fronte a milioni di fan di Piero della Francesca, che vedono nella sua unione ideale tra l’iconografia rinascimentale e la tecnica fiamminga il massimo raggiungimento di un genio (anche teorico), mentre altrettanti milioni lo ritengono sopravvalutato, un conservatore in confronto ad artisti più sperimentali come Paolo Uccello (e anche un po’ borioso).

Sinceramente tutte queste critiche fatte “per passione” trovano il tempo che trovano, e mi procurano solamente un gran mal di testa (altro che quelli di Morgan o degli Windopen).

I Beatles sono stati solamente moda?
No.

I Beatles sono stati i più rivoluzionari?
No.

I Beatles sono stati un avanguardia?
No, cazzo.

I Beatles sono la peggior band del pianeta?
No, no e no cazzo!

I Beatles sono stati una grande band pop! Letto bene? POP! Tutta la musica popolare di massa contemporanea  (che forse inizia con la musica folkloristica che con le radio è divenuta di massa) deve la sua struttura musicale, produttiva, distributiva, aziendale e pubblicitaria a quel fenomeno pop che sono stati i Beatles.

La band assimilava gli impulsi dall’America e li trasformava in qualcosa di loro. Prima tramite la grande esperienza di Martin, poi grazie alle doti acquisite da Lennon&McCartney e dalle loro eclettiche passioni musicali che spaziavano da Buddy Holly al blues del Delta.

I Beatles, fino al 1969, non solo assimileranno tanta roba a giro, ma saranno anche quelli che con le loro hit definiranno il sound di una breve epoca. Dal ’67 in poi i Beatles saranno ampiamente superati come fenomeno musicale (ma non come fenomeno di massa), mentre loro traducevano in pop il rock psichedelico le band proto-punk (Troggs, Sonics, Velvet Underground, Stooges, MC5) stavano cominciando ad avere le prime influenze sulla scena internazionale, l’hard rock era ormai prossimo ad affacciarsi, e la psichedelia negli UK invece che trasformarsi nel pop di Sgt. Pepper’s si stava evolvendo nel prog (l’esplosione arriverà nell’anno successivo con Henry Cow, Family, Move e senza considerare gli americani It’s a Beautiful Day, da alcuni considerati come i padrini nobili del progressive rock).

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Inoltre dire che all’inizio il fenomeno dei Beatles fosse seguito perlopiù da ragazzini e molte ragazzine quindicenni non è una bestemmia! Ricordo una bellissima testimonianza di Franco Fabbri (musicologo, chitarrista dei mitici Stormy Six) che racconta di come i “duri e puri” all’inizio preferivano gli Shadows ai commerciali Beatles. Anche nel libro che McMillian dedica allo smitizzare certe scemenze sulla biografia dei quattro, si ricorda come nelle prime tournée il pubblico fosse composto al 90% da ragazzine sovreccitate. Questo perché i Beatles nascono come un fenomeno più pop che rock. Non capisco però perché per alcuni questo dovrebbe essere offensivo!

A me piacciono davvero gli album degli Earth, Wind & Fire, se qualcuno mi dice: ma sono fenomeni da baraccone disco-pop! ci sto alla grande, l’importante è che mi piacciano! C’è gente che ti insulta la mamma se gli fai notare che sì: i Beatles sono una band che ha avuto delle grosse influenze sul rock (come su tutta la musica leggera) anche perché vendevano a palate, ma sono una band profondamente pop prima che rock. Qualcuno mi spiega dov’è il problema? Le categorie esistono per un motivo, non solo di semplificazione nell’ambito della divulgazione, ma anche per specificare le declinazioni estetiche.

Un’altra grande dote della band è ovviamente quella di essere riuscita a creare un formato canzone altamente fruibile. Le geniali melodie di Eight Days A Week sono semplici quanto trascinanti per gran parte delle persone. Poi ci sono strani episodi come quello di Taxman l’unica vera canzone politica della band, ma un po’ ridicola nei contenuti. Ricordo a tutti che le lamentele dei quattro non erano mica sulla pressione fiscale che attanagliava gli inglesi, ma su quella che attanagliava loro! Pressione ingiusta, e lo era sì, ma cazzo, se una cosa del genere me l’avesse scritta un Bob Dylan altro che le rappresaglie per la svolta elettrica!

Lo stesso Fabbri che prima ho citato definisce I Feel Fine come “complessa e sorprendente” ma al contrario di qualche sciroccato sa bene che non è un esempio di proto-prog, perché è un dannato musicologo che di rock ne sa e ne ha ben studiato (oltre che ben suonato e dunque masticato).

Ho seguito tantissimi congressi (o volevo dire sedute degli Alcolisti Anonimi? Non ricordo…) e discussioni di esperti impantanarsi su Tomorrow Never Knows. Definirla come la prima canzone psichedelica, solo perché vengono usati degli effetti con una qualità che nessuno si poteva permettere, e perché Ringo la suona “strano-strano” è a dir poco snervante. Sì, la struttura del pezzo propone soluzioni interessanti, ma non è mica l’unico pezzo interessante dei Beatles! Però per definirlo proto-psichedelico ci vuole una fantasia davvero fervida. La psichedelia non è semplicemente uno stile, non è un caso se è esistita una scena texana che è considerata fondante di quella americana e una inglese con componenti sia musicologiche che ci concetto molto diverse tra di loro.

Poi è abbastanza avvilente che canzoni straordinarie come Isolation di John Lennon non vengano riviste dal punto di vista del binomio biografia-artista (qui, una volta tanto, non solo rilevante ma chiave di lettura imprescindibile di uno dei pezzi più autentici della storia di questo musicista), mentre su molte biografie ci sono intere pagine sull’origine di Ob-La-Di, Ob-La-Da.

Dunque.
Grandissima band pop forse la più grande (ma non mi piace fare classifiche), fino al 1969 hanno prodotto un pop-rock da antologia collezionando canzoni allucinanti, battendo record su record e riuscendo a comunicare a tantissime generazioni. Contenuti pochini, perlopiù buonisti – e sui quali si dividerà proprio la coppia d’oro Lennon-McCartney, però siamo lontani da esempi di musica seminale come Bob Dylan, Fugs e Frank Zappa (per dirne tre a caso). Grazie ad uno studio di registrazione, quello sì all’avanguardia, doneranno alla discografia mondiale album di pura perfezione ingegneristica, con effetti e suoni stralunati per l’epoca davvero eclettici. Come ogni band hanno avuto momenti davvero bassi e momenti più alti, ma col merito di essersi sciolti prima che arrivassero album indecenti.

Non hanno inventato tutto, ma nella storia del rock  c’è un prima e c’è un dopo i Beatles.

130 risposte a “La mia (modesta, inutile e annoiata) opinione sui Beatles”

  1. Mi piace molto la tua criticanoncritica.
    Concordo sul fenomeno Pop…anche se io sono cresciuta con la loro musica e mio padre da chitarrista autodidatta mi faceva l’accompagnamento di tutte le canzoni creando in casa una sorta di Beatlesbibbia che non si poteva né doveva profanare, io ho sempre pensato che fossero nati come una boy-band.
    Detto ciò, io amo alla follia quasi tutto del loro repertorio, ammiro il talento immenso di Paul (anche da solista), il carisma e la creatività di John e la ricercatezza di George. Non ho feeling con Ringo, non me ne voglia lui.
    Trovo che Helter Skelter sia davvero molto vicina alla migliore produzione Rock dei tempi (con gli Who, ad esempio), reputo Obladì Obladà una delle migliori filastrocche musicate, amo il gioco di parole di Nowhere Man, la dolcezza di Something, la sensualità di Come Togheter, la poesia di Across the Universe, la magia di While my guitar Gently Wheeps, la nostalgia di A day In the Life…..e TANTISSIME ALTRE, DAVVERO….
    Grazie di questo articolo.
    Stephy

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    1. Ognuno ha vissuto in modo diverso il fenomeno Beatles, ma alla fine tutti abbiamo dovuto averci a che fare almeno in superficie.

      A 14 anni per me erano una colonna sonora tra le tante assieme ai Led Zeppelin, Deep Purple, Genesis, Pink Floyd e tutti i pezzi che mio padre reputava “grossi”. Leggendo le biografie di questi giganti mi perdevo nel turbine di follia, leggenda e vita vissuta di personaggi così lontani da me eppure così vicini.

      Felice che ti sia piaciuta la disamina.

      PS: le mie “filastrocche” preferite sono The Air Is Getting Slippery dei Primus e la versione straordinaria e animata di Le Merle di Norman McLaren. Credo si possa considerare pari merita anche The cat came back di Fred Penner.

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      1. I nostri padri sono simili 😉
        A casa mia c’era la faida tra il rock angloemericano dei vinili paterni (tanti e bellissimi) alternato a De André che era ed è l’intoccabile di casa (e della mia vita), e i dischi di mia madre che toccavano punte di notevole prestigio con artisti come Mal e Renato dei Profeti per inabissarsi con Julio Iglesias 🙂

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        1. Renato dei Profeti! Gli occhi verdi dell’amore! Mamma mia, che ricordi…

          Ricordo le serate ad ascoltare pezzi tormentati fino all’eccesso come Tornerò dei Santo California. Però a mio padre i cantautori non son mai piaciuti. L’unico era Dalla. Gli altri li ho conosciuti frequentando il Liceo Artistico a Firenze.

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          1. Già…gli occhi verdi dell’amore!!!! 🙂
            Per non parlare di Mario Tessuto e la sua Lisa dagli occhi blu!!!!!
            A quanto pare gli occhi chiari erano un MUST dell’epoca 😉

            Da me invece i cantautori erano molto apprezzati…poi c’era la menzione speciale per il Prog che invece non mi ha mai vista molto coinvolta…ma per fortuna c’erano sempre i Led Zeppelin, gli Who, Zappa, la PFM, e pure i New Trolls che io apprezzo particolarmente…

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            1. Io per il prog ho avuto una fissa allucinante per troppo tempo. Ora sono in piena fase di rigetto.

              Gli Who sono l’unica band che ho amato alla follia in tutti questi anni. Ho rivalutato, dimenticato e odiato molti gruppi che ascoltavo col passare del tempo, ma gli Who spaccano e spaccheranno sempre.

              Non so come sia la questione degli occhi chiari, però tra a-a-a-abbronzate della madò, Camaleonti musicanti, e Concerti Grossi c’era un bel casino di roba in quegli anni. E noi, volenti o meno, mi sa che ce le siamo sorbite tutte!

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              1. Anche gli Who avevano una passione per i Blue Eyes 😉

                …comunque si, siamo stati esposti, ma ci ha fatto bene 🙂

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  2. Va bene, se lo dici tu, ti insulto!
    “Brutto cerebroleso incompetente che osi definire i Beatles solo pop bla bla bla bla…” HAHAHA scherzo. XD
    Trovo sinceramente molto interessante la tua analisi sui Bealtes. E’ un punto di vista molto sincero, ma che fa vedere tutto sommato i Bealtes sotto una bella luce. Quello che un famoso critico – che qui non vuoi vedere nominato e che quindi non nomino, ma che mi sta molto sulle p**le per il suo atteggiamento da tuttologo del tipo “io so tutto, voi fan dei Beatles non sapete nulla, eccetera” – ritiene, pur cogliendo il punto, una nota a sfavore dei Beatles – il fatto di essere ottimi melodisti, ottimi arrangiatori e capaci di equilibrare i vari elementi dei brani tra loro per ottenere un sound sempre fresco e pulito – è per me, e vedo anche per te, motivo invece di profondo riconoscimento nei loro confronti. Sinceramente, negli ultimi anni mi sono aperto tantissimo ad altri artisti – fino al primo anno di Università avevo ascoltato per otto anni quasi solo Beatles – e ho trovato sempre pieno di fascino il loro sound. MI immergo spesso nella loro musica, anche se non è l’unica che ascolto. Adesso ad esempio dalle cuffiette sta uscendo “We’re only in i tfor the money” di Zappa – altro musicista che apprezzo da bestia. E in continuo mi dico: magari avessi avuto metà della bravura dei Beatles nel trovare melodie e arrangiamenti tanto azzeccati e produrre il mio Pepper, il mio Revolver, il mio Rubber Soul! Eppure mi accorgo che sono “solo” un fenomeno pop. E nonostante ciò, anche interi musicisti classici, gente che ci sbatte la testa sugli strumenti per ore e ore al giorno, dirige orchestre, beve e mangia note, contrappunti, fraseggi e linguaggio musicale in continuo, dicevo, nonostante ciò anche queste persone spesso le vedi provare forte ammirazione per i Beatles. Segno, secondo me, che il loro linguaggio davvero ha diverse sfaccettature e diverse facce apprezzabili.
    (In questo momento gira “What’s the ugliest part of your body(reprise)” dell’album di Zappa 😀 ). Come discutevo con altra persona su internet. il vantaggio dei Beatles è che hanno diverse chiavi di accesso, per l’ascoltatore che si fa incantare dalle belle melodie, ma anche per chi, con orecchio più maturo e attento, coglie la sofisticata struttura armonica e compositiva di quelle “canzonette yè yè da tre minuti” [cit. nota].
    Secondo te, i Beatles non hanno ispirato proprio niente o nessuno dei musicisti importanti del periodo successivo?
    Inoltre, e qui scusa lo sfogo lungo ma chiudo, tu non ravvisi nessuna ma proprio nessuna struttura prog – ovviamente poppizzata – in album come il Sgt Pepper? Perchè ad esempio Fripp dei King Crimson disse – correggimi se sbaglio -. che il Pepper era tra le influenze nei suoi lavori.

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    1. Bel commento.

      I Beatles hanno avuto un’influenza enorme considerando che venivano ascoltati di continuo in radio e TV. Personalmente non credo esista una solo band al mondo che non abbia subito quell’influenza. Attenzione però: non sempre l’influenza è ispirazione. Prendi i Monks, naturalmente il loro sound sarebbe stato notevolmente diverso senza i Beatles (erano il MALE per loro) forse non sarebbero nemmeno esistiti, ma di certo non si può dire che abbiano preso qualche ispirazione musicale dai Fab Four.

      Sulla famosissima affermazione di Fripp la penso come su qualsiasi altro musicista rock: chissene. Lou Reed diceva di ispirarsi molto al movimento minimalista quando ha prodotto “Metal Machine Music” ma nemmeno in mille anni d’ascolto qualcuno potrebbe trovare delle similitudini tra Steve Reich e Lou Reed. I Ramones nascono essenzialmente per riproporre il modello Beatles: ci costruiamo una divisa e facciamo musica per diventare famosi come i Beatles, quanti non lo hanno fatto prima? Eppure il risultato è molto diverso. Non è importante chi e come ti dà l’ispirazione, l’importante è valutare il lavoro finale in modo oggettivo. Sfido chiunque a trovarmi analogie tra “Larks’ Tongues In Aspic” e un qualsiasi album dei Beatles.

      Per quanto mi riguarda non li ascolto più da un pezzo (volontariamente) perché mi sto concentrando sul rock contemporaneo e non ho tanto tempo per ascoltarmi tutto quello che mi pare, però il bello dei Beatles è che alla fine c’è sempre un modo per ascoltarli ed apprezzarli proprio perché (come dici anche tu) hanno molteplici chiavi di ascolto. Però tra Monks, Seeds, Sonics, MC5 e Stooges diciamo che i Beatles non rientreranno facilmente tra i miei ri-ascolti.

      Grazie per i complimenti al post, credevo fosse un po’ indigesto ed invece vedo che funziona, mi fa piacere!

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  3. Hhahahaha ci sono cascato anche io nella “trappola di Fripp” (bel nome, sembra una di quello cose tipo Complesso di complesso di Napoleone xD )! Mi sono accorto solo dopo, leggendo altri tuoi post, di ciò che pensi su tale faccenda.
    Permettimi un’altra frecciatina al critico noto – vorrai perdonarmi, ma quando si parla di Beatles, mi sale l’entusiasmo a mille:
    il merito non può essere solo “tecnico” e “stilistico”, nell’influenzare qualcuno/qualcosa. Sennò come si spiega il fatto che gruppi come i Byrds hanno iniziato la loro carriera – ammirata ed apprezzata – perchè erano fan dei Beatles (sicuramente non l’unico motivo, ma uno dei tanti, non lo nego :D)? E gli Yes? In “Yes” mi vanno a coverare addirittura “Every Little Thing” del 1964! I Deep Purple ne fecero due di cover: Help e We Can Work It Out, nei primi due LP. I Beach Boys produssero “Pet Sounds” in risposta al sound rinnovato di “Rubber Soul” – sarà anche stato un gruppo pop, ma il quartetto di Liverpool non si è mai adagiato sulle stesse sonorità o sugli stessi temi nei vari album (vabbè, che poi McCartney scopiazzava lo stile di basso di Wilson è più che evidente nel confronto tra I still believe in you dei Beach e With A Little Help From my friends). Però, concedimi, i Beatles, pur non buttandosi a capofitto nel mondo del rock o dell’avanguardia – nel senso, intendo, di definizione di nuovi generi – come i Velvet o Zappa in “Freak out!”, danno al pop una evoluzione concettuale mostruosa, e anzi i punti di contatto con il rock e l’acid/garage rock sono tantissimi in Revolver e Pepper. Pepper è anzi composta da due suites – su questo non si dibatte mai, strano, però Pepper+With a little Help e Good morning Good Morning+Pepper Reprise+A Day in the life sono due piccole suites. Certo, il sound strega perchè di fondo è pop. Ma secondo me nei loro lavori di Pepper, White Album e Abbey Road c’è più del semplice pop. Il pop è solo lo strumento per presentare varietà tematica, compositiva, livelli di struttura dei brani e complessità di collegamento delle canzoni e dei loro temi fra loro, che non può essere banalizzato nel semplice pop. Non che sia un demerito, parlare di pop, ok. Ma se qualcosa di diverso lo avverto, credo sia giusto dirlo. Non che i Beatles di pepper siano prog nel senso stretto della parola. Però sono proto-prog. Si avviano verso la forma della suite e verso l’elaborazione sofisticata dei brani, verso successioni ritmiche più complesse (vedi Good Morning Good Morning) che sono decisamente esemplari, se non altro per il raggiungimento di una bellezza estetica del tutto disarmante. Per contro, concedimi, ma i Pink Floyd di Barrett in Piper sporcano il suono in modo fastidioso – forse è soggettivo, forse è il mio orecchio, ma il sound di Barrett è più vicino alla destrutturazione. Prendi “Flaming”. Il pezzo centrale, dopo che Barrett dice “Hey Ho! Here we go! Ever so high!”, parte con una voce di piano in salita, verso gli acuti. Risentendo recentemente quel frammento, ho sentito del rumore. Non sembrano dialogare in modo così armonioso le parti quanto, ad esempio, avviene nella cresita in acuto degli archi in “A day in the life”.
    Non so, forse non ho aggiunto altro a quello che dicevo prima, non so se puoi rispondermi e se lo fai con piacere eventualmente. Ma grazie di nuovo per l’attenzione 🙂

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    1. Quando mi pongono domande interessanti è sempre un piacere rispondere, tranquillo!

      Cominciamo facendo una premessa: ma se noi non consideriamo i Beatles dal punto di vista prettamente musicologico ed invece spostiamo l’attenzione sul valore concettuale? I Byrds sono il folk evoluto (che influenzerà i REM) gli Yes il prog virtuosistico, a parte gli intenti e qualche spunto hanno poco da ringraziare al pop-rock. E i contenuti? I Beatles erano uno specchio verso il rumoroso e estremo mondo della musica americana, bluesmen assatanati, folk-rocker che parlavano di diritti e criticavano il Governo e il buonpensare, ma quanto di quei concetti è stato espresso dai Fab Four? All’inizio niente, se il folk parlava di politica e faceva la poesia della strada (seguendo gli insegnati della beat generation romanzata) e il blues di donne, droga e alcol i Beatles parlavano di amenità sessuali pian piano sempre più esplicite. Non raggiungeranno mai le vette lisergiche di Heroin (Velvet Underground) o l’aggressività sessuale dei Troggs o di I Wanna Be Your Dog (Stooges), erano semmai la versione edulcorata di un mondo (il rock degli anni ‘50 che si trasformava), spesso esageratamente buonisti o esageratamente in contro-tendenza, ma mai sviluppando delle riflessioni di un certo spessore.

      I grandi passi avanti nel pop furono compiuti dai Fugs e dai Godz, che sviscerarono qualsiasi concetto (tonalità, melodia, testo, musica) per ridefinirlo. Ricordiamoci che il pop è un genere vasto, e non conta solamente quello che vende di più.
      Figli di questi due sopracitati ci sono Zappa e Beefheart, dove Zappa era il tirannico programmatore mentre Beefheart la scheggia anarchica.

      Anche sulla questione del proto-prog ho sempre avuto dei dubbi, gli It’s A Beautiful Day sono proto-prog, ma Sgt. Pepper, per quanto costruito come un collage pop-lisergico, è più figlio di incredibili studi di registrazione che di una precisa e rivoluzionaria idea di fondo. Per farti un esempio: “The Dark Side of the Moon” resterà sempre molto più famoso di Piper, ed è anche costruito e registrato molto meglio! Non solo: Dark Side si propone come un progetto simil-concettuale sull’essere umano, mescolando generi e stili, mentre Piper sono solo tanti pezzi uno dietro l’altro. Però Piper ha cambiato la storia della musica mentre Dark Side solo quello dei Guinness dei Primati.

      Sul suono della chitarra di Barrett ci potesse leggere sarebbe assai felice di essere considerato sporco in modo fastidioso! Considera che voleva diventare come Hendrix! Ma, come ho largamente discusso anche sui tre post dedicati ai Pink Floyd, il modo ipnotico di suonare la chitarra di Barrett è intimo, profondo, espressivo, mentre quello di Hendrix è manierista, esterofilo, aggressivo. Ma non è de-strutturato, quello lo è “Trout Mask Replica”, è solo psichedelico.

      Anche i Bay City Rollers hanno ispirato i Nirvana, avendo in comune il nulla, eppure è così. I Beatles hanno ispirato quasi tutto il power-pop e via dicendo, ma la miccia rischia sempre di dominare sulla complessità dei rapporti causa-effetto.

      Se ho dimenticato qualcosa ho sorvolato su altro fammelo notare, sono un po’ preso da delle fastidiose scadenze universitarie, ma preferisco di gran lunga questo genere di discussioni.

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    2. Volevo chiedere una cosa: sappiamo tutti che nei rispettivi percorsi solisti Paul John e George hanno tirato fuori bellissime canzoni, invece Ringo , ha mai fatto qualcosa di valido? Se si, cosa?
      grazie

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      1. Ringo Starr ha fatto una roba tipo 20 album solisti, di cui il 90% decisamente insulsi. Però il corpus delle hit di Ringo non è così male in realtà, sopratutto se prendi in esame i primi album. Il migliore universalmente riconosciuto è “Ringo” del ’73, con Photograph come pezzo di punta, è un disco mooooolto beatlesiano nella produzione e nella cura dell’ingegneria del suono, lo stile riprende la passione del quartetto per i gruppi vocali degli anni ’50 (vedi gli intrecci vocali di Sunshine Life for Me) con accenni di country americano. Questo è un album solido, con un songwriting lineare ma di livello pop bello alto. Decisamente non un disco che metto spesso sul piatto, ANZI, però se vuoi cominciare con Ringo direi che è il migliore.

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        1. Grazie della risposta molto esaustiva! ne approfitto e ne faccio un’altra, qual è il migliore Paul Mccarthy ? ( non mi ha impressionato Band on the run…)

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          1. Sinceramente non sopporto tutta la produzione Wings, ma pare che sia da solo in questo mondo. Il mio consiglio è diverso, nel senso che come per i Beatles molte chicche si trovano nei bootleg così per Paul, per cui “Unplugged – The Official Bootleg” del ’91 credo sia la scelta giusta. Niente arrangiamenti pomposi, melodie in primo piano, voce calda e maturata. Non sarà “Live at Massey Hall” ma si può fare.

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            1. Vedo che in materia ne sai tanto, ma tanto. Scusa se approfitto , non voglio essere noioso, ma se hai da consigliarmi anche dei cd di gruppi beatlesiani poco conosciuti (pop/indiepop) coevi dei beatles o meglio anche recenti prendo nota volentieri. Nel frattempo cerco umplugged e massey hall. GRAZIE!
              p.s. gli ELO li conosco

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              1. Ma che ti scusi, sono qui apposta!!!

                Allora, così a braccio ti direi di provare questi album:

                Big Star – “#1 Record”
                Soft Boys – “Underwater Moonlight”
                White Fence – “Cyclops Reap”
                Jeffrey Novak – “Baron In The Trees”
                Love – “Forever Changes”
                Cheap Trick – “Cheap Trick”
                The Zombies – “Odessey and Oracle”
                The Smithereens – “Especially for You”
                Gerry and The Pacemakers – “Ferry Cross The Mersey”
                The Crickets – “The “Chirping” Crickets”
                The Everly Brothers – “The Everly Brothers (They’re Off and Rolling)”

                E ovviamente nota ad honorem per il quinto Beatles:
                The Pete Best Band – “Haymans Green”

                Ci ho messo un po’ di tutto, dal contemporaneo ai prodromi, spero che troverai qualcosa di tuo gradimento!

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                1. Molti li conoscevo , ma molti altri sono delle vere chicche!!!

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  4. Ah, anche tu dunque all’università! 🙂 Cosa studi, se posso domandare?
    No, sostanzialmente ho capito. In realtà, io continuo a pensare che a livello di sound i Fab sono puliterrimi (perdona la licenza 😀 ), senza nulla togliere a Dark Side. Teniamo anche conto che ci sono sette anni di distanza. Quello che i Beatles hanno ottenuto con la sperimentazione armonica/elettronica di Pepper viene sette anni prima di ciò che hanno ottenuto i Pink con Dark side. Sette anni sono tanti, e sicuramente – ma correggimi se sparo stupidaggini – le tecnologie e l’ingegneristica dietro alla sperimentazione elettronica avevano fatto passi da gigante. Quindi in realtà Pepper è molto pulito, per essere roba di quel periodo. Ripeto: se avessi la possibilità, morirei anche io dalla voglia di scrivere il mio Pepper. Certo, riconosco che concettualmente è molto più complesso Dark Side – anche perchè, vuoi, è figlio di un’altra concezione di album che ormai era radicata in quel periodo presso i gruppi di cosiddetta avanguardia -, soprattutto per quanto riguarda la tematica unica che fa da filone principale e a cui si aggrappano in una sola continuity tutte le dieci tracce dell’album.

    Adesso sto ascoltando “Their Satanic Majesties” dei Rolling Stones. Che ne pensi di quell’album?

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  5. Dimenticavo, scusami tanto. Il Dark Side pare più minimalista, soprattutto pare meno eterogeneo dal punto di vista armonico. Cosa secondo me importante, perchè determina nel caso di quest’album un input sonoro meno colorato e caleidoscopico. E’ diversa la concezione dietro. Dark Side sembra il canto del cigno dell’opera rock elettronica dai toni epici. Pepper è la parodia, il circo dei colori, in cui i prestigiatori sfoggiano animali e bestie elettroniche di pregiato valore.
    Sono due contesti diversi, insomma. 🙂

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  6. Scusami, non la parodia, ma la “parade”. Sorry, ma sono fuso anche io per via degli studi universitari. Troppo stress ha effetti fortemente negativi sulla qualità dei miei elaborati su internet 😀

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    1. Eh, mi sa che sono stato un po’ confusionario. Volevo utilizzare l’esempio di Dark Side per spiegarti come un album molto ben costruito (come può essere Sgt. Pepper, ma QUI finiscono le analogie) non valga a livello musicologico di uno molto più scazzato ma con tante idee dentro come Piper.

      Se mettiamo Sgt. Pepper nel mercato pop delle radio e delle TV è stato un passo avanti, ma nel contesto musicologico è una simpatica digressione e nulla più. Pepper è l’album meglio registrato del suo periodo, peccato che messo in confronto al rock a lui coevo è la sua unica qualità.

      “Their Satanic Majesties” è un buon prodotto, però preferisco “Exile on Main St.” (in realtà è troppo tempo che mi riascolto gli Stones, mi piacerebbe proprio dargli una ripassata).

      Comunque sono al DAMS di Firenze. E ancora non so bene che cosa studio.

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  7. Capito. 🙂
    Io adesso ad esempio sto passando “Odessa”, il concept album di pop melodico dei Bee Gees. Non credevo che facessero musica così raffinata – almeno nel 1969 :D.

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  8. Mi sa che di fondo abbiamo gusti diversi, io e te :).
    Tu hai mai suonato strumenti musicali?

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    1. Ho suonato delle cose con delle corde tempo fa, ma mi sono rotto presto. Ho sempre preferito disegnare, scrivere e fare cazzate.

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  9. Beatles pop? sergent pepper album pop? secondo me dei beatles non hai ascoltato nulla se non ti piacciono è un conto ma basta definirli pop. Imparate a sentire bene le canzoni e a giudicare le band ascoltando gli album ti ascoltati helter skelter,revolution,the end,taxman,day tripper,birthday e ti cito alcune canzoni poi dimmi se sono pop e comunque tomorrow never knows è un pezzo psichelico ed uno dei primi esempi psichedelici della storia del rock ma tanto chissenefrega diamo retta alle radio che mettono yellow submarin e obladi oblada e per qualche canzone si giudica un’intera discografia sinceramente sono stufo di leggere sti articoli.

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    1. Il mio post si regge su tanti spunti di riflessione, non sono qui a rompere i coglioni a nessuno e di certo non impongo la mia visione su quella degli altri, ho fatto un ragionamento e ne ho tratto delle conclusioni. Se ti va puoi leggere il post e criticarlo o magari lo hai letto e per qualche motivo non mi hai risposto nel merito, se no non posso assolutamente capire il tuo punto di vista.

      Su Tomorrow Never Knows mi sono rifatto a Fabbri, noto musicologo e stimato musicista negli Stormy Six (che di rock qualcosa ne sapevano), e in generale se escludi i critici (i quali troppo spesso ragionano sui massimi sistemi senza andare al succo della questione) è chiaro che non si può decisamente parlare di proto-prog o psichedelia ante-litteram. Non bastano alcuni elementi sonori per ricondurre un pezzo ad un dato genere, già le categorie e sub-categorie nel rock sono inutilmente complicate, perché complicarle ancora di più? Per esempio: è chiaro che dal punto di vista della semplice sonorità (termini a casaccio, ma è per capirci) non ci sarebbe alcun motivo per mettere nella categoria del proto-punk i Troggs e non i Beatles (in fondo anche loro si sono prodotti in riff semplici e “trogloditici”), ma sia le tematiche, che la durezza del suono stesso, che il modo di intendere la voce e gli altri strumenti fanno dei Troggs un gruppo all’”avanguardia” in questo senso.

      I Beatles, come per molti credo, sono stati il mio primo amore assieme ai Led Zeppelin, i Pink Floyd, i soliti insomma, e la loro discografia me la sono ascoltata più e più volte, ed è proprio per questo che negli anni l’ho vista ridimensionarsi non poco. Per me non è dispregiativo definirli pop, come invece mi sembra sia per te. Mi citi Helter Skelter, un pezzo di cui si parla sempre un sacco per quanto riguarda il rock e le sue prime influenze (“White Album” si cita anche troppo spesso in questi termini), eppure i Troggs avevano già debuttato riducendo nei termini moderni il garage rock e spazzando via le influenze psichedeliche (un passo avanti notevole), i Velvet Underground hanno debuttato l’anno prima (ma molti dei loro pezzi erano pronti da almeno due anni) con un album che scardina completamente il genere. I Beatles a tutto questo non reagiranno in alcun modo, proprio perché non facevano parte della stessa famiglia. Si possono avere le stesse influenze senza però arrivare alle medesime conclusioni.

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      1. Guarda tu sei libero di pensarla come ti pare e piace e ripeto non devono piacere per forza i beatles anzi se uno mi dice a me i beatles fanno schifo io gli rispondo fai bene perchè ne hai pienamente il diritto ma dare definizioni e soprattutto non impongo la mia opinione a nessuno ma dire non sono rock sono pop è sbagliato poi io i cd dei beatles li ho tutti quindi so di cosa parlo come ascolto benissimo i troggs che mi piacciono molto e per dirti la mia band preferita sono gli who che definisco più grandi persino dei beatles e degli stones che per me sono il massimo dici che i beatles sono stati il tuo primo amore ma ne parli in maniera molto critica come se non avessero inventato nulla quando hanno inciso sulla storia del rock e le cose che ti sto scrivendo mica le dico io che sono un piciu qualunque ma band storiche del rock si sono ispirate ai beatles sgt. pepper il primo concept album della storia del rock ha dato fonti di ispirazioni a moltissime band helter skelter idem in chiave hard rock coverizzatissima e definita la canzone più cattiva degli anni 60 gli stessi black sabbath erano fan accaniti dei beatles e si rispecchiavano in loro lemmy idem prova ad ascoltarti butchering the beatles tributo metal ai beatles definire un genere ai beatles è impossibile hanno sperimentato di tutto e definirli pop è una bestemmia perchè il pop è altra roba ripeto preferisco sentir dire a me i beatles fanno schifo perchè non devono piacere a tutti e questa è un’opinione ma se dire i beatles sono pop non è un’opinione ma un’affermazione e la gente in generale dei beatles conosce obladi oblada michelle yellow submarine erano canzonette odiate dallo stesso lennon che era l’anima più rock ribelle e rivoluzionaria della band che ha composto mccarteny ma non riduciamoci solo a quei brani detto non intervengo più ho detto la mia opinine e addio.

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        1. La cosa divertente è che sono d’accordo con tutto il tuo discorso tranne su due punti (però fondamentali):
          – l’influenza dei Beatles sul rock
          – la sperimentazione negli album dei Beatles

          Il fatto che Robert Fripp si ispiri ai Beatles traspare dalle sue parole ma poco o nulla dalla musica. Trovo altrettanto difficile fare similitudini tra “Paranoid” e “Master of Reality” con Sgt. Pepper. Gli Smithereens semmai hanno davvero subito l’influenza dei Beatles, come tutto il power pop, fra l’altro. Ovviamente non si può scindere il fenomeno delle garage band dai Beatles, come anche tanta contro-cultura e quant’altro, ma valutando gli effetti sul rock oggi si sente tantissimo l’influsso di Blue Cheer, Frank Zappa, Black Sabbath, Sonics, Who e via discorrendo, più tutto il post-punk e la new wave e i cazzi e i mazzi. Come si può definire rock Sgt. Pepper, quando lo si può mettere in confronto ad opere come il primo album degli United States Of America (registrato l’anno di uscita di Pepper) o al primo album dei Velvet Underground che già sdoganava la psichedelia formato canzone (poi unito in un collage grazie alle prodezze ingegneristiche della Apple Records)? La sperimentazione è altro, i Beatles cominciarono come un fenomeno commerciale (non solo secondo Fabbri), si stancarono di sembrarlo e virarono verso la musica che più gli interessava.

          Mi sono fatto la mia idea, naturalmente è valida quanto la tua e ci mancherebbe che fosse diversamente.

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      2. Aggiungerei che tutto sommato il rock è una delle declinazioni della musica pop. Perlomeno in quegli anni la musica rock era assolutamente popular.

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  10. se posso permettermi due parole di critica alla critica o alle opinioni di recensione, mi sembra che si parli molto di tante cose di cui esistono certezze in varie versioni e poco di cose oggettivamente inconfutabili e che dovrebbero essere la base di partenza, se non l’unica per valutare la discografia di un gruppo: la musica, il pentagramma, la composizione. se si perde di vista questo, qualsiasi opinione è contestabile. nella musica esistono due cose: il gradimento e la comprensione, che difficilmente vanno sempre di pari passo, perchè se così fosse non ci sarebbero più i gusti personali. ma questi gusti vanno prima formati ed è la cosa più importante, non può esistere un gusto musicale improvvisato, deve necessariamente essere il frutto di una costante voglia di scoperta e comprensione della musica, nei suoi vari generi. comprendere la musica significa poter essere liberi di preferire pupo a battiato, ma essere al tempo stesso consapevoli che la discografia di battiato ha un valore musicale nettamente superiore a quella di pupo. molti ascoltatori, troppi, non arrivano a questa consapevolezza onesta, in primis verso sè stessi. perchè hanno un approccio alla musica influenzato e ristretto, non pienamente libero e sano. ma questo non significa che siano stupidi, semplicemente hanno scelto o si sono trovati per tante cause diverse un approccio globale verso la musica che non li ha portati a comprenderla pienamente. è invece da stupidi pensare che non esista la possibilità da parte di nessuno di stabilire cosa merita e cosa non merita e contestare qualsiasi cosa con il pretesto del gusto personale.

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    1. Ho perfettamente compreso il tuo punto di vista, e ti ringrazio per averlo espresso esaustivamente e con educazione. Per me “la musica, il pentagramma, la composizione” sono solo un modo per studiare la musica. Tutti i testi che ho affrontato nel corso degli anni di stimati critici e musicologi non parlano mai di rock concentrandosi solo sulla musica espressa nel dato album, per questo mi attengo a questo tipo di critica che ritengo, assieme ai miei studi sull’arte in tutte le sue declinazioni, il più completo (ma non per questo esatto).

      Potrà non sembrarti ma faccio sempre tesoro di consigli che provengono da persone che ne sanno più di me.

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  11. infine, chiudo, dicendo che è un vizio, di cui purtroppo sono succube anche io, fare determinati raffronti, come se i musicisti fossero squadre di calcio per cui tifare. ed è un vizio che va a discapito dell’arte, che dovrebbe essere la massima forma di espressione delle emozioni e dovrebbe essere al di sopra di certi “battibecchi” . perchè hai voglia a dirlo, questi discorsi si possono infarcire di quanta più storia e cultura possibile, ma alla fine restano sempre delle valutazioni parziali dove chi ama di più un musicista tende a farlo apparire migliore agli occhi di tutti, chi lo ama meno il contrario. ed è questo stesso un atteggiamento antiartistico. sarebbe molto più utile per tutti entrare nel merito di singoli brani dal punto di vista musicale o suggerirne di altri per ampliare le proprie conoscenze e trovare nuove emozioni musicali.

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  12. CHE CAZZO HAI CONTRO BEYONCE’
    Un’avanguardia si scrive con l’apostrofo.
    Maaaaaaaaa.. bell’articolo.
    Tutto quello che hai scritto nella premessa > VERO (l’ho anche fatto leggere a un mio amico con cui ho avuto una discussione sull’argomento)
    “i Beatles sono una band che ha avuto delle grosse influenze sul rock (come su tutta la musica leggera) anche perché vendevano a palate…” > VERO
    “…ma sono una band profondamente pop prima che rock.” > PROBABILE. Ma.. come si può tracciare una linea di demarcazione netta fra ciò che è rock e ciò che è pop? In certi casi è molto difficile. (questo in generale) Ad es. molti pezzi del White Album mi sembrano più vicini all’hard rock che si stava formando in quel periodo, piuttosto che al pop di molti altri loro pezzi. Ma giudicando la loro discografia nella sua totalità, sono d’accordo.
    “Però per definirlo [Tomorrow Never Knows] proto-psichedelico ci vuole una fantasia davvero fervida.” > Gli effetti, l’uso della voce, la concezione temporale dilatata (rispetto alla stragrande maggioranza della musica pop e rock di quel tempo, perlomeno), il mood sognante… Psichedelico no, ma proto-psichedelico direi di sì. (nemmeno io sono un grande fan del pezzo, ma diamo a Cesare ciò che è di Cesare)
    “Come ogni band hanno avuto momenti davvero bassi (Ob-La-Di, Ob-La-Da) e momenti più alti, ma col merito di essersi sciolti prima che arrivassero album indecenti.” > VERO
    “Franco Fabbri è sexy” > VERO
    Posso chiederti per curiosità qual è il tuo album preferito dei Beatles? 🙂

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    1. In realtà amo Beyoncé, ma non so come esprimerlo. E “Un’avanguardia”… beh, che dire, un giorno lo correggerò. Forse. Sai che fatica.

      Oh, fatemi sapere qualche spunto interessante intorno alla vostra discussione, voglio partecipare anch’io!

      Comunque sia:
      – Se “White Album” è proto-hard rock allora l’esordio dei Gun e Asphalt Mother dei Mind Garage che roba è?
      – Pop inteso nei contenuti prima ancora che nella forma. Insomma, puoi metterci sù anche un riff della Madonna, però se parli di quanto è cattivo lo stato perché ti sovra-tassa (la maledizione dei milionari) beh, non è tanto “RUOCK”.
      – Per me Tomorrow Never Knows è psichedelica quanto l’ultima hit del senatore Razzi. Certo, vorrei portare dalla mia dati tecnici, musicologici per dire, però preferisco buttarla in caciara. Perché sono pigro.

      Il mio album preferito degli scarafaggi da Liverpool è senza dubbio alcuno il più banale: “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”. I primi mi fanno cagare oltremodo, ma va anche detto che anche i primi album di una delle mie rock band preferite, gli Who, mi fanno piangere sangue.

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      1. La discussione si era svolta un mercoledì sera al bar (a noi l’alcol fa questo effetto…) ed era partita dal fatto che mi piacerebbe veramente un sacco se la musica venisse insegnata, rock compreso, nelle scuole, un po’ come si insegna storia dell’arte, appunto (è vero che alle medie io avevo Musica come materia, ma sorvolo su cosa consistesse). Da lì si era arrivati (te la faccio breve) alla questione della storicizzazione. Cioè è vero che nei conservatori viene già insegnata storia della musica, tuttavia da quel che ne so (un mio amico ci studia) tutto quello che è blues, rock e altri generi più recenti viene ignorato, e anche la musica colta del Novecento viene solo sfiorata e ci si ferma ai primi decenni. Secondo il mio amico non sarebbe possibile paragonare un simile insegnamento all’insegnamento della storia dell’arte, poiché predisporrebbe un approccio culturale più “veloce”. Secondo me non è così, anzi io stesso quando mi metto a parlare di rock con qualcuno mi sembra che sia un argomento infinito. Ad ogni modo, la discussione si era interrotta, ora gli ho mandato questo articolo via cellulare e mi deve ancora rispondere, e non so se avrà voglia di farlo, ma vediamo.

        Che io abbia definito il White Album proto-hard rock te lo sei forse sognato. A parte che non saprei nemmeno a cosa potrebbe riferirsi un’etichetta del genere, però so che in quegli anni il blues rock si stava evolvendo, e che i Beatles, come hanno sempre fatto, hanno recepito questi stimoli, e li hanno ficcati dentro a qualcosa di loro, come dici anche tu nell’articolo. “Glass Onion”, “I’m So Tired”, “Helter Skelter” e altre mi sembrano abbastanza vicine a quel sound. Con questo non voglio dire che avessero preso parte a quel processo, no, anche perché altri brani ne sono al contrario molto lontani. Sul debutto dei Gun potremmo aprire una parentesi, ma non lo faremo per non andare off-topic, d’altronde per cercare qualcosa che ricordi ancora più da vicino gli spunti dei brani sopradetti sarebbe forse meglio prendere d’esempio il debutto dei Ten Years After, dello stesso anno, anche se più ancorato al blues. In ogni caso io volevo in realtà portare la questione più sul generale: per dire, secondo te un’etichetta come pop-rock non ha senso d’essere? (in generale, lasciando perdere per un attimo gli scarafaggi)
        Sono sincero, i testi li ascolto e leggo solo se so che sono davvero importanti per la comprensione di un’opera. Nel caso dei Beatles, qualche testo degno di nota c’è, ma non in senso socio-politico. Fatto sta che io mi riferisco qui al sound, e non ai temi trattati nei testi. Parlavano della maledizione dei milionari perchè erano milionari, parlavano delle loro esperienze giustamente.
        Da quando Razzi fa hit proto-psych? Seriamente, però, porta pure dati tecnici, se pensi che possano cambiare la mia percezione del brano. Fino ad ora, ogni volta che l’ho ascoltato, ho sempre percepito un’atmosfera sognante e una certa dilatazione temporale che non trovo nella loro produzione precedente, e che trovo, nello stesso periodo, solo nei 13th Floor Elevators, i quali a loro volta erano ancora molto ancorati a certo blues-rock. Certo se si vuole prendere un esempio di precoce rock psichedelico è meglio prendere i sopradetti, e non Revolver, che è album pop. Ma Tomorrow Never Knows era, di nuovo, un segno del fatto che i quattro fossero abbastanza aggiornati sulle novità del momento. E in ogni caso per una definizione nitida del genere si dovrà aspettare l’anno dopo, allora la cosa era ancora in embrione.

        Come mai dici che è il più banale? Comunque i primi di solito fanno cagare anche a chi ama i Beatles.
        Riguardo agli Who, sei chiaramente pazzo. I primi album sono OGGETTIVAMENTE i migliori. Eheh. (Forse devo intenderla come frecciatina, per aver menzionato My Generation sotto l’articolo sui Sonics?)
        Ho guardato un po’ i commenti. Ah, l’archeologica questione dei Beatles proto-prog!

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        1. Non dire a giro che i Velvet sono psichedelici, loro la odiavano la psichedelia e si sentivano anti-hippie nel profondo! Poi, effettivamente, l’apporto di Cale era un po’ psichedelico, ma per loro possiamo anche sfruttare il tanto vituperato termine “sperimentali”.

          Rileggendo non so bene perché ho immaginato che definissi “White Album” proto-hard rock, ma penso sia quel mix di alcol e caldo che mi ha confuso sul momento.

          Le etichette (come pop, rock, pop-rock-polka-jazz) hanno senso se storicizzate, ma la contestualizzazione e la storicizzazione non possono essere legate solo al sound. Per esempio, dire che i Sonics e gli Stooges fossero band proto-punk ha senso nel sound (ripreso da moltissimi punkers, che li hanno elogiati con decenni di cover) ma non nei contenuti. Erano figli del garage rock, e quello facevano, mettergli addosso un’etichetta anche se retro-attiva è una forzatura. Si può ben dire che avessero anticipato alcuni aspetti del punk (l’uso dell’inno nei Sonics, le performance nichiliste degli Stooges) ma non che lo fossero prima, per dire, di Ramones e Rocket From The Tombs.

          Per questo l’etichetta pop-rock ai Beatles ha senso di esistere, perché se la struttura influenzerà il pop più raffinato (non dobbiamo MAI dimenticarci che il pop spesso è suonato e composto da musicisti della Madonna, e che persino un brano di Katie Perry può nascondere virtuosismi inaspettati) e il rock mainstream. Anche la contestualizzazione storica ci viene in aiuto, basti considerare che il genere che più deve qualcosa ai Beatles è il power-pop.

          Su Tomorrow Never Knows… diciamo che le “percezioni” di tutti sono di una deriva psichedelica, ma vanno considerate alcune cose: non c’è una struttura musicale realmente progressiva, l’effetto nasce dall’uso del nastro magnetico (non una sperimentazione particolarmente eccellente, ma nel campo della popular music assolutamente innovativa!) e del registratore multitraccia. Pensa solo che la composizione di Tomorrow Never Knows ha molti più punti in contatto con la disco music anni ’80 che col prog di Canterbury!

          Sugli Who ho la solidissima convinzione, figlia del fatto che li amo a dismisura, che i loro primi due album sono LA MERDA. Me ne sono accorto ascoltando le live della band, animalesche, furiose, devastanti, e poi ti ascolti “A Quick One”, con quel fare mod alla moda (e solo per farsi conoscere, che loro non erano mod manco per ridere), con i coretti del cazzo e la musica bella patinata, pulita e perfettina. Cristo gli Who sono quelli di “Live at Leeds” e di “Live at the Isle of Wight”! Pura furia rock and roll! La sezione ritmica più devastante della storia! Poi “Tommy” è il mejo album, su questo ci metto la croce sopra. E non parlo del riarrangiamento per il film, ovviamente, comunque pieno di spunti interessanti.

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          1. Sì, lo so che odiavano la scena hippie, eheh. In effetti per catalogare i loro lavori (specialmente i primi due album) è difficile trovare un altro termine se non “rock sperimentale”, anche se vorrei che il termine “sperimentale” fosse usato il meno possibile, per certi motivi.

            Ecco, hai tirato fuori l’esempio del punk. Sai, forse per alcuni generi fortemente orientati in senso socio-politico come il punk può valere un’etichetta data ANCHE in quel senso, ma per altri generi, che nei testi parlano di tutto e di più a seconda dei casi, penso che abbia meno senso. E’ vero che spesso si può ricondurre a un genere anche un certo tipo di temi, ma poi ci sono deviazioni varie ed eventuali, e penso che in ogni caso dovremmo attenerci in primo luogo al sound, e in secondo luogo ai temi trattati nei testi. Altrimenti si rischia poi di sacrificare il valore del sound, che anche senza uso di parole può già esprimere molte cose, in favore dei testi. Molti “critici amatoriali” usano un metro di giudizio diverso per la musica italiana e quella straniera, proprio perché quando valutano musica italiana danno molto più valore ai testi che al sound, e questo è a mio avviso un errore.

            Esatto, il power-pop. E forse non anche un certo pop sinfonico anni 70 (Electric Light Orchestra) o un certo pop con elementi psichedelici che va tanto in voga in questi ultimi anni? Tutte cose che mi fanno venire un po’ il latte ai gomiti, a differenza dei quattro scarafaggi che li godo sempre, ma questa è cosa personale.

            Eh, più che alla scena di Canterbury mi riferivo al rock psichedelico “puro” (nel senso di non contaminato da jazz o elettronica) degli anni immediatamente successivi, di gente come Barrett, Hendrix o i Jefferson Airplane. So bene che la struttura di base del brano è sempre quella della canzone pop, ma questo non mi distoglie dal percepire, come la chiami tu, una deriva psichedelica. Mi chiedo se tu riesca perlomeno a capire da dove proviene questa percezione, poi magari tu ne hai una diversa ed è ok, ma dire che ci vuole una fantasia fuori dal normale per giudicare il pezzo (tò, anche solo vagamente) proto-psichedelico mi sembra ingiusto. Anche perché io non ne ho. Tuttavia sono d’accordo con te che ci si è soffermati davvero troppo su quel pezzo e lo si è osannato in una misura in cui non si meritava.

            Ehy, anch’io amo a dismisura gli Who, e sono invece del partito contrario.. come la mettiamo? Tommy lo adoro anch’io, ma è l’ultimo dei loro che riesco ad apprezzare veramente tanto. Quello più osannato in certi ambienti (lontani dai tuoi gusti, infatti mi stupisco di ciò) solitamente è Who’s Next, e per me è abbastanza annoiante. Ben fatto, certo, ma quello che tu dici per i primi album io potrei dirlo di questo, e in parte anche di Quadrophenia. Non dirò che sono LA MERDA, mentirei, dato che sono comunque ben fatti e hanno i loro momenti, ma che mi piacciano proprio no. Tutti un po’ pretenziosi, avvinghiati al concetto di fare un album che suoni grande e/o concettuale, a tratti riflessivi, mentre da loro quello che a me piace sentire è energia, freschezza immediata, irriverenza. Che trovo in My Generation e The Who Sell Out, ma ancora anche in Tommy sicuramente. A Quick One è in effetti quello che mi piace meno degli anni ’60, hai scelto l’esempio sbagliato. Comunque non la trovo molto da perfettini o patinata la loro produzione dei primi anni, anzi! E’ energia pura! Questione di opinioni diverse, suppongo.

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            1. Per me testi e sound sono solo due elementi. Dobbiamo metterci composizione, strumentazione (e uso di questa o eventuali modifiche), contesto storico, scena di appartenenza, città, stato, continente, riferimenti musicali E NON e via discorrendo. Però ogni cosa va analizzata. Per dire, il fatto che i White Stripes siano di Detroit ti fa capire molte cose, tra cui la loro non-influenza sul garage californiano contemporaneo, che non si basa storicamente sul blues, ma bensì dalle garage band anti-Beatles e poi dal punk e sull’hardcore.

              Per cui sono d’accordo che i testi, come l’appartenenza politica, non siano di per sé elementi sufficienti per etichettare una band o un’artista, ma ce ne sono comunque tanti altri oltre al sound. Infatti i White Stripes non andrebbero catalogati nel garage punk, ma bensì nel garage blues. Una distinzione minima apparentemente, ma zeppa di contenuti che la confermano come necessaria.

              Sul fatto che ci siano molti “critici” italiani che giudicano il testo delle rock band italiane perché lo capiscono… beh, che tristezza.

              Però no. No eh, Barrett e Beatles no. Tutto ma non farmi questo. Hendrix ovviamente sì, come Jefferson Airplane.

              Alla fine (Tomorrow Never Knows) credo che ci sia anche una discrepanza di gusti, però già il fatto che si “percepisca” una deriva psichedelica fa capire quanto sia fragile questa stessa.

              Sugli Who sono opinioni, l’importante è amarli, il come è relativo.

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              1. Beh, certo, ci sono mille sfaccettature. Ma per me composizione e strumentazione fanno parte di (o si possono ricondurre a) quello che io definisco con “sound”. Giusto per chiarire. E poi c’è il “contesto”, che se lo intendiamo con un’accezione un po’ ampia include anche il contesto culturale, geografico, influenze, ecc.. E infatti contestualizzare è molto importante.

                Non volevo accostare Barrett e Beatles, ma stavamo parlando di chi ha, nel ’67 e ’68, definito nitidamente ciò che era rock psichedelico (senza le contaminazioni della scena di Canterbury), e Barrett a suo modo fa parte di quel gruppo. Anche perché, visto che parlavamo anche di struttura-formato canzone, quel gruppo di artisti (diversamente dai Canterburiani) l’ha spesso adottata, Barrett compreso, o sbaglio? Poi, parlando di gusti, e forse anche di importanza, lui è su un altro livello, ovvio. 🙂
                Quanto ai Beatles, vale lo stesso discorso che ho fatto per il White Album: non hanno preso parte nemmeno al processo di definizione del rock psichedelico perché a loro non interessava, hanno solo preso qualche spunto (ben aggiornato) per poi metterlo dentro al loro calderone pop-rock.
                Riguardo a Tomorrow Never Knows, l’importante è capire da dove provenga quella “percezione” (o chiamala come vuoi). Però poi basta parlarne, o va a finire che mi sento un ondarocker.

                Comunque grazie a te mi sono andato a ripescare i live degli Who, che pur piacendomi ho sempre cagato meno e non so nemmeno il perché. 🙂

                (un appunto: questa cosa delle risposte che si assottigliano fa figo, ma dopo un po’ diventa scomoda)

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                1. Allora cominciamo una nuova “nuvoletta” di commento! (mi trovi più in basso)

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      2. Ps: Dimenticavo i Velvet, ma non credo che si possano ricondurre direttamente all’esperienza del rock psichedelico. Però in effetti il loro debutto si potrebbe definire, per certi versi, proto-psichedelico (grazie soprattutto a Cale per questo).

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        1. Pps comunque lì erano già nel 67, infatti hanno contribuito proprio a definire il genere, anche se in realtà trascendevano un po’ tutti i generi…

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  13. Anche la definizione di rock psichedelico si divide, poiché anche il quel caso ci sono esempi più pop ed esempi più sperimentali. Barrett ha ispirato un rock psichedelico molto diverso da quello dei Beatles. Chi ha seguito le orme degli scarafaggi ha seguito anche una filosofia di pulizia del suono sempre maggiore, come di una stratificazione della composizione, sempre più complessa o raffinata. Barrett invece ha influenzato la psichedelia più legata al garage, in un primo momento, con quel canticchiare fiabe deliranti, e poi è stato fondamentale per la rinascita della psichedelia negli anni ’80 (pensa ai Soft Boys!) ed oggi è il padrino spirituale della psichedelia californiana (Jacco Gardner docet).

    Infatti il formato-canzone potremmo dire che è lo stesso, o perlomeno ci sono poche differenze all’orecchio, eppure le influenze successive sono totalmente diverse. Questo perché il sound, sebbene sia l’elemento più facilmente riconoscibile, non è fondamentale di per sé, nemmeno per influenzare un genere!

    Comunque non avere le live degli Who è come avere i file mp3 ma non le copertine enormi dei 33 giri degli Ohio Players: ti perdi tutto il divertimento.

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    1. Credo che tu mi abbia male interpretato. Come ti ho già detto, per me i Beatles non si possono nemmeno definire rock psichedelico, non hanno fatto parte di quel processo. Il formato della canzone non l’ho tirato in ballo per accostare Barrett ai Beatles, quanto piuttosto per distinguere un certo gruppo di artisti attivi nei primi anni di definizione del genere dalla scena di Canterbury. Stavo giustificando il mio mettere Barrett assieme ai quegli artisti. Forse ho semplificato, Barrett è in effetti un mondo a sé, ma credo che il suo contributo sia stato fondamentale in quello sviluppo.
      Scusa ma io le differenze fra il sound dei Beatles e quello di Barrett le sento eccome. Credo che semplicemente intendiamo una cosa diversa con il termine. Il formato canzone è solo un aspetto (e ho detto perché l’ho tirato in ballo) del tutto, e non fa il sound.

      I live (o le live? mah) degli Who li ho, solo che era un bel po’ che non li riprendevo in mano. 🙂

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      1. Scusami te, sono 24 che faccio il travisatore professionista!

        Dato che si parla di Barrett, dei Soft Boys che ne pensi? Personalmente credo che “Underwater Moonlight” contenga delle idee geniali, oltre ad una chitarra fenomenale (l’attacco di Old Pervert è incredibile), una band molto sottovalutata.

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        1. Eheh. Ma infatti fondamentalmente sono d’accordo con quello che hai detto riguardo uso della strumentazione, composizione, cazzi e mazzi (cit.), è che io ricollego tutto questo a quello che ho chiamato sound (sostanzialmente per distinguerlo da quello che riguarda i testi). Che poi di solito non ragiono così tanto sui termini che uso.
          Dei Soft Boys conosco solo, appunto, “Underwater Moonlight”. Mi piacciono molto quei giri di chitarra che dirigono le sezioni ritmiche, ma anche certi passaggi strumentali (“You’ll have to go sideways” è uno dei punti più alti dell’album, imo). Anche certi passaggi vocali alla Barrett, ovviamente, anche se la sua capacità melodica la sfioravano secondo me (ma parliamo di Barrett). E ovviamente il tutto messo insieme a influenze post-punk. Pare che abbiano riportato in vita il rock psichedelico negli anni 80, quindi sì, molto sottovalutati. A me li aveva consigliati un amico, e poi tu mi avevi spinto ad ascoltare i Cramps, e Songs the Lord Taught Us è ancora sotto ascolti frequenti. Tuttavia non sono molto ferrato sul rock psichedelico anni ’80 (su quello anni ’90 decisamente di più).. mi sapresti consigliare qualcosa?

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          1. Psichedelia anni ottanta… intanto Roy Montgomery, Echo & The Bunnyman (hanno ha che fare con la psichedelia, anche se molti lo negano! e questo vale anche per i) My Bloody Valentine, Spacemen 3, il primo album dei Rain Parade, Jesus & Mary Chain, ma c’è anche la rinascita del garage psichedelico (Fuzztones, che riprendono le atmosfere di Screaming Lord Sutch, o i Gravedigger V) ovviamente il primo dei Teardrop Explodes di Julian Cope.

            Poi in realtà ho dei buchi enormi sulla così detta “neopsichedelia”, mi manca la mitica scena di “Madchester” e altra roba, comunque ti ho consigliato tutta roba buona. Non mi piacciono i Dream Syndicate, anche se sono considerati fondamentali per il genere, e non sopporto tutta la scena psych legata al progressive. Comunque per me i mejo restano Soft Boys e Spaceman 3.

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            1. Montgomery lo conosco di fama (x la collaborazione coi Bardo Pond), i MBV certamente, mentre Spacemen 3, Echo and the Bunnymen e Jesus and mary chain li ho sentiti nominare più volte senza mai ascoltarli, e nn sapevo fossero psichedelici. Ti farò sapere!
              Oh e grazie x aver perso tempo a rispondere ai miei commenti…

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              1. Stai scherzando? Ho un blog di musica rock, se non “perdessi tempo” a parlarne sarebbe piuttosto strano.

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                1. Molti non mi avrebbero seguito nei miei ragionamenti. 😉

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                  1. Molti scrivono solo per rileggersi.

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                    1. Ahah probabile.
                      Senti, ti rompo ancora un attimo… Mi potresti consigliare un libro a tuo avviso autorevole che parli di storia del rock? Anche solo di una decade o di un sotto-genere/movimento, basta che non finisca per essere una biografia di qualche artista in particolare (di solito trovo solo cose così in giro).

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                    2. Ti rispondo più in basso sennò non ci leggi ‘na cippa.

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  14. Il più “autorevole” è certamente “Post-Punk” si Simon Reynolds, un capostipite della critica rock. Non sono quasi mai d’accordo con Reynolds su molti aspetti, perlopiù concettuali, ma non gli si può negare si aver scritto il miglior saggio sul genere. Belli da leggere, ma meno validi dal punto di vista musicologico ci sono i tre di Lester Bangs usciti per Minimum Fax e il divertentissimo “Fargo Rock City” di Klosterman. Bangs è un’autore eccellente, uno dei massimi recensori rock mai esistiti, mentre Klosterman ha dalla sua una innata capacità di saper scrivere come una divinità, per cui si legge benissimo (attenzione, il vecchio K è un appassionato di hair metal e glam rock, generi che io disprezzo, ma qualsiasi cosa scritta da lui vale la pena di essere letta a mio avviso). In Italia ci sono i libri di Bertoncelli, ma non è un’autore che ti consiglio, in linea di massima leggiti gli autori americani e inglesi che è meglio.

    Uh, dimenticavo il grandissimo Julian Cope, che oltre alle sue note esperienze rock è stato uno dei critici più interessanti della sua generazione, immancabili Krautrocksampler sul movimento kraut, e Japrocksampler sulla rivoluzione rock in Giappone.

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    1. Grazie per i consigli! Ma ci sono le traduzioni in italiano, veeeero?

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      1. Ti ho consigliato volutamente solo libri tradotti anche da noi!

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        1. Oh, bene bene 🙂

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  15. Avatar Ivan Fedorivch Karamazov
    Ivan Fedorivch Karamazov

    La cosa triste di voi pseudo intelletualoidi che in mancaza di una reale motivazione per continuare a vivere, evita il suicidio scrivendo articoli pressochè ridicoli su Blog della stessa natura degli articoli che li compongono, è che non si può neanche augurarvi di avere un esaurimento nervoso, perché semplicemente siete completamente privi attività celebrale.

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    1. Ahahah, oddio che ansia! Non saprei che dirti, boh, fatti una sega, fatti un tè caldo, non so cosa ti calmi dalle frustrazioni della giornata ma fallo amico. Grazie per la risata!

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      1. Non hai colto l’ironia del messaggio: te l’ha scritto per San Valentino!!!

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  16. Allora ti insulto pure io , come mi suggerisce il tuo blog 🙂
    1. I Beatles furono sicuramente pop nel loro periodo iniziale , poi furono qualcos’altro e sono stanco di sentire critici musicali pseudo-esperti che tentano di etichettare un gruppo che nessuno potrà mai catalogare, perché?

    Perché , come hai fatto tu, non puoi scrivere un pezzo sui Beatles citando 4 canzoni prese un po a caso. La produzione dei Beatles è enorme , sicuramente ci sono tante vaccate, ma tanti pezzi sono bellissimi e diversissimi tra loro, ecco perché poi tanti litigano discutendo se i B. fossero carne o pesce.
    Poi mettici che Lennon McCartney sono stati la coppia piu prolifica nel campo della musica melodica mondiale ma con personalità molto molto diverse.

    È sufficiente ascoltare attentamente A day in The life per capire molte cose , un capolavoro inaudito, ma, purtroppo, un brano che manco hai citato nel tuo articolo.

    Potrei continuare delle ore a scrivere ma ti risparmio la noia :))

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    1. Ehilà! Questo articolo l’ho scritto una vita fa per me, anche in senso di conoscenza musicale, ma sulle conclusioni non ho ancora cambiato idea.

      Io non è che abbia niente contro le migliori composizioni dei Beatles, avendo studiato anche i lavori di Fabbri in merito (che entra parecchio parecchio nello specifico), ti posso dire tranquillamente che non sono pochi i pezzi di cui riconosco un genio.

      Detto questo le categorizzazioni spesso sono di comodo, tipo per catalogare o spiegare a chi non conosce un dato sotto-genere, per interessarlo magari, ma questo caso è diverso. Credo fermamente che i Beatles siano tra le più alte forme di pop music mai creata, è dico pop perché è una categoria enorme che include parecchie cose, anche il rock che passa alle radio per dire. In questo però sono inclusi dei limiti d’intenti, perlopiù concettuali, cioè nel dialogo tra musica e liriche e la loro influenza. Delle liriche dei Beatles nemmeno parlo, perché non hanno di certo avuto un peso in merito, non quanto almeno la scena folk e blues.

      Detto questo il discorso musicale è molto interessante, perché ha influenzato quasi ogni genere passato in radio e TV, ma c’è influenza e influenza. Non voglio entrare nello specifico (starei lavorando, in teoria), ma credo che anche dal punto di vista della ricerca tecnica i Beatles abbiano prodotto cose interessanti, ma prive di una urgenza, di una necessità artistica. Non credo che questo sia un male, per niente anzi. Ma a mio modestissimo avviso è fuori dubbio se mettiamo la storia del rock in prospettiva, i Beatles da una parte hanno creato una forma “da classifica” che ha generato, per dire, anche il movimento garage (diviso da chi li seguiva pedissequamente, e chi invece gli andava contro, e nella seconda categoria abbiamo guarda caso le band migliori – Monks, Fugs, Godz, etc.), ma ha tagliato le gambe a tutta la scena strumentale, che era l’underground dell’epoca, e che invece influenzò parecchio la scena texana, la psichedelia e le forme più sperimentali. Come dicevo, insomma, è un discorso complicato. Un giorno forse dovrei aggiornare questo post.

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      1. Ammazza, ma ‘sto commento ce l’avevi già pronto o l’hai scritto adesso? 🙂
        Sono d’accordo, il discorso sui Beatles è davvero estremamente più complesso e pochi sono riusciti a sviscerare tutte le implicazioni.

        Ti lascio solo una considerazione fatta proprio ieri con un amica, cantante, più giovane che mi chiedeva perché i Beatles siano considerati così grandi.
        Senza scendere sul tecnico, Se scrivi su youtube il ‘titolo di una canzone qualsiasi’ +cover ,trovi un sacco di musicisti anonimi, se scrivi una canzone dei beatles .+cover trovi artisti come sting , elton jhon, oasis, neil young e tanti altri che hanno omaggiato i beatles. Per non parlare di grandi orchestre sinfoniche che hanno tributato interi spettacoli
        La musica dei Beatles dopo 50 anni è costantemente inserita in film , pubblicità (vedi l’ultima, bellissima, della Samsung) , ecc…

        Tutto questo non per dire che se tutti l’ascoltano allora è musica magnifica (vale la tua premessa) ma è indubbio ed inevitabile che i bambini che nasceranno tra 10 anni probabilmente saranno maggiormente influenzati dai Beatles piuttosto che da altri grandi gruppi che però sono ormai dimenticati da (quasi) tutti.

        È come per uno studente di musica :forse da grande farà jazz o musica heavy metal, non importa, ma non puoi non studiare Bach o Mozart.
        E, secondo me, nella musica leggera vale lo stesso principio.

        Buona domenica 🙂

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        1. Niente di preparato, ora sono pure a piedi per andare a vedere una performance. Il rock esiste da nemmeno un secolo nella sua forma moderna, francamente è un po’ presto per parlare di grandi influenze, e ci sono esempi di gente che era considera molto influente e che oggi in consideriamo. Diciamo che è quasi inevitabile partire da Beatles, Pink Floyd, Led Zeppelin e via dicendo, e non accettarlo vuole dire essere ciechi oltre che sordi. Poi subentra un discorso critico-musicologico, che è infatti un altro discorso. Bel commento comunque!

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  17. Ho letto il tuo giudizio sui Beatles dopo quello su Scaruffi. Articolo interessante e divertente il cui unico limite è che risente troppo della famosa scheda di Scaruffi. Senza essere un copia/incolla come tanti altri giudizi letti su internet i temi e i concetti sono gli stessi. Libero di condividerne i punti di vista ma forse leggere altri punti di vista potrebbe far avere una prospettiva più ampia della musica del gruppo. Non mi riferisco ai giudizi dei fanatici convinti che i propri beniamini abbiano inventato il sistema solare e la forza di gravità ,che sicuramente sono la maggior parte dei fans del complesso,ma a giudizi di critici di professione che li conoscono dagli anni 60/70 e hanno vissuto in prima persona il fenomeno: Castaldo,Cilia,Bordone,Vignola,Cotto,Stefani e tanti altri critici preparati che sanno quello che scrivono.

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    1. Ciao! Scusami se ti rispondo solo adesso ma più si avvicina il Natale e più mi tocca lavorare inserire bestemmia a piacimento

      Comincio da quest’ultimo commento: conosco i giudizi di buona parte dei critici da te citati e da molti altri (francesi, tedeschi, giapponesi, americani, inglesi – quest’ultimi di solito i peggiori), quando avevo scritto questo post ero fresco delle analisi di Fabbri, che non è un critico ma un musicologo, il quale ha analizzato in modo approfondito e originale il fenomeno della pop music e dei Beatles nel corso della sua carriera extra-musicista. Il mio punto di riferimento per l’analisi comunque non era né lui né la scheda di Scaruffi (che ho letto solo una volta parecchi anni fa), né l’opinione di Bertoncelli (all’epoca il mio punto di riferimento critico), ma piuttosto un tentativo per nulla esaustivo di cominciare una discussione attorno al valore artistico della musica pop. Un giorno, quando avrò del tempo libero (ah!) ci rimetterò le mani.

      Per il commento precedente invece, inerente a Scaruffi in sé, ci sono dei punti che mi lasciano perplesso. È vero che in musica non si può mica inventare più niente, però… Il cantato di Barrett e la sua tecnica alla chitarra (mutuata da Hendrix secondo lui, ma in realtà gli esisti concettuali sono molto diversi) ha generato un modo di fare rock psichedelico che prima non esisteva. Lo stesso si può dire dei Black Sabbath in merito all’heavy metal (che in pratica hanno contribuito a creare assieme a Gun, Blue Cheer e Cream). Difficile immaginare il punk come fenomeno underground senza Saints, Ramones, Rocket From The Tombs e via dicendo. Poi esistono modi e modi di creare, modi e modi di interpretare, modi e modi di copiare, ma senza scendere nel dettaglio esistono artisti o gruppi senza i quali certe correnti non si sarebbero mai sviluppate in quel modo, o addirittura non sarebbero mai nate.

      Poi non capisco come puoi definire “roba sperimentale/casuale” Faust, Neu!, Captain Beefheart e i Pere Ubu, considerati grandi innovatori e imprescindibili artisti da buona parte dei critici che mi hai citato! Così mi cadi un po’ in contraddizione, sono buoni critici o fanfaroni che non hanno i mezzi per giudicare quei dischi? Mettiti d’accordo con te stesso.

      Il fatto che la musica dei Beatles venga eseguita dalle orchestre per te è una forma di legittimazione culturale? Eppure quelle stesse orchestre suonano le sigle di cartoni animati famosi, di videogiochi, e di altri artisti del calibro di Michael Jackson, Britney Spears, Céline Dion e Justin Bieber. Conosco molti amici musicisti che si ritrovano a suonare i Beatles piuttosto che Bieber per qualche esibizione, e lo fanno con la stessa professionalità e passione con la quale suonerebbero Schubert, Mahler, Nono, Russolo o Xenakis, questo non significa che Bieber sia diventato un musicista artisticamente valido. Comunque io ho sentito riarrangiamenti di qualsiasi gruppo rock per orchestra, esiste persino un progetto d’avanguardia legato ai White Stripes (non esattamente un gruppo di musica d’avanguardia ecco).

      Invece di perdere tempo su internet a leggere cose su Scaruffi o altri fenomeni del web ascoltati gli album di Faust, Neu!, Amon Düül II, Can e altre robe “rumorose”, e scoprirai della musica profonda e meravigliosa, che non toglie nulla a tutto al resto ma aggiunge qualcosa al tuo modo di percepire il mondo che hai attorno.

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  18. Andiamo punto per punto : Barret ha fatto psichedelia quando era più di un anno che si faceva psichedelia ( ascolta Eight miles dei Byrds per es.) e il disco The piper..credo sia un capolavoro assoluto per la qualità della musica che propose ma non c’è nulla di innovativo in esso, i Black sabbath hanno ripreso molto dai Cream ( soprattutto i riffs lenti e pesanti sono derivativi da Sunshine of your love per fare un esempio) che a loro volta hanno ripreso tutto dal Blues e dal jazz,i Saints e i Ramones hanno continuato sulla strada di tanto rock anni ’60 e persino ’50.Non esistono musicisti senza i quali certe correnti non sarebbero nate e ogni genere deriva da tante esperienze precedenti e mai da un singolo nome o disco.Sulla mia presunta contraddizione hai frainteso , non ho mai detto che quei critici sia esperti. Volevo fornirti altre fonti dato che Scaruffi riporta come dati di fatto delle panzane incredibili e senza verificare quei dati è difficile farsi un’idea obiettiva di certe realtà e non mi riferisco solo ai Beatles..D’altra parte i critici parlano bene di centinaia ( o migliaia ?) di gruppi e loro giudizi positivi su quei gruppi non significano nulla.Hai ancora più frainteso l’ultimo punto, non mi riferivo ad orchestrine ma a direttori d’orchestra e critici di musica classica che studiano musica classica da una vita e hanno spesso paragonato i Beatles ai più grandi nomi della Musica classica del passato. Leonard Bernstein ( forse il più grande direttore d’orchestra del dopoguerra) sin da quando ascoltò I want to hold your hand nel ’64 li paragonò a Schubert! Nel ’67 il compositore Ned Rorem li paragonò a Schumann e Monteverdi. Il pianista Nazzareno Carusi pochi anni fa paragonò diverse canzoni dei Beatles alla nona sinfonia di Beethoven.Nel 2004 il compositore Howard Goodall in una storia della musica classica che presentava per la televisione inglese definì le canzoni dei Beatles ” una sorprendente serie di melodie pareggiate forse solo da Mozart nella storia della musica”. I nomi che ho elencato non si sognerebbero neanche per scherzo di scambiare per musica Bieber! Non mi appello ad opinioni altrui , semplicemente credo che i Beatles dovrebbero essere giudicati anche da altri punti di vista. Per chiudere conosco bene quei nomi che mi suggerisci di ascoltare ma dopo 25 anni che ascolto e studio musica classica penso di avere i mezzi per giudicarli e di musicale in quei dischi ho trovato poco,manca proprio una struttura musicale ( che è quello che cerco in un disco quando lo ascolto) e in quei rari casi in cui c’è una struttura il tutto si riconduce a poche note.Sono aperto ad ogni esperienza musicale ma ci deve essere un’organizzazione musicale ad unire i suoni altrimenti chiunque può fare musica.

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    1. Dove hai letto che Barrett avrebbe inventato la musica psichedelica scusami? Ti riporto il mio commento:

      “Il cantato di Barrett, la sua tecnica alla chitarra (mutuata da Hendrix secondo lui, ma in realtà gli esiti concettuali sono molto diversi) ha generato un modo di fare rock psichedelico che prima non esisteva.” Un-modo-di-fare. Le tipiche sferzate elettriche di Barrett e il suo cantato ispirato a quello delle filastrocche nonsense (all’epoca molto in voga in UK e in Canada) hanno coinciso con la nascita di un modo di fare psichedelia che non era quello delle grandi jam americane durante gli acid-test, o le derive del folk più sperimentali. Buona parte del revival psichedelico degli anni ’80 migliore deriva direttamente dalla musica di Barrett, ed è stato così anche per il revival garage di dieci anni fa. Ovviamente ogni artista ha preso qualcosa da chi lo precedeva, ma ci sono artisti nel rock che hanno scardinato delle regole e stipulato nuove direttive tecniche. Sunshine of your love non è Paranoid, e non è nemmeno così derivativa, i Sabbath hanno modulato il loro suono sui limiti di Iommi per poi approcciarsi al rock in un modo che è stato considerato fondativo da qualsiasi band metal dell’universo. Hanno avuto un ruolo importante per la fondazione del metal anche certe realtà underground (Mind Garage, Gun), e chiaramente ci sono stati gruppi che hanno anche apportato subito un certo livello di sperimentazione in più (Blue Cheer, Blue Öyster Cult), ma definire i Sabbath come semplice derivazione dei Cream è quantomeno miope. Senza i Modern Love ci sarebbe stato comunque il post-punk, ma senza gli Stooges e i Velvet Underground? Dubito fortemente. O quantomeno sarebbe stato qualcosa di profondamente diverso, qualcosa che magari neanche ricorderemmo. Ogni genere musicale ha le sue regole e i suoi modi per evolversi, ridurre il tutto ad una generica storia delle musica, ed appiattire così i processi creativi, non è storiograficamente corretto.

      In che modo avrei frainteso la tua affermazione sui critici? Non hai detto che sono “esperti” ma li hai definiti “preparati”. Conosco tantissime fonti oltre a Scaruffi, che non è mai stato fra l’altro uno dei miei punti di riferimento critici. Inoltre, non so se lo sai, ma esistono decine di biografie dei Beatles e testi che affrontano la loro storia da miriadi di punti di vista differenti, molti dei quali li divorai i primi anni del liceo, quando ero un grande estimatore dei FabFour. L’ultimo che ho letto in linea temporale è stato proprio qualche settimana fa: “Beatles vs Rolling Stones” di John McMillian, un libro non di critica ma dal piglio storiografico, alcuni paragrafi sono molto interessanti anche se le conclusioni ad ogni capitolo mi paiono generalmente troppo vaghe e stizzose.

      Immagino inoltre che per te “hai frainteso” sia un modo poco gentile di dire “scusami, avevo scritto male”, perché non c’è alcun riferimento a direttori o critici nel tuo commento (che ti riporto in seguito integrale):

      “[…] il Nostro ha affermato che le loro canzoni oggi sono eseguite solo nei supermercati mentre sono l’unico gruppo rock i cui brani sono eseguiti sui palcoscenici accanto ai compositori di musica classica del passato.” Hai detto una stupidaggine, ma non è un problema, perché ne sparo tantissime anche io, però non dire che ho frainteso, suona davvero paraculo. L’opinione di Bernstein o di chiunque altro è sempre ben accetta, in particolare quando si parla di personalità autorevoli, ciò non significa che sia esaustiva. Bernstein era tutto tranne che un esperto di musica rock, il fatto che le melodie dei Beatles lo entusiasmassero fa semplicemente sorridere per la sua tenera ingenuità. Hai mai ascoltato gli incastri melodici dei Gentle Giant? La musica colta dei Soft Machine? Oppure “Irrlicht” di Klaus Schulze? Per non parlare dei gruppi soft-rock americani tipo i Chicago. Il fatto che molti conoscessero le melodie dei Beatles e non quelle degli altri gruppi cosa dovrebbe significare? Te lo dico io: un bel niente. Per me questo non toglie nulla alle capacità melodiche di McCartney e Lennon, capaci di rivaleggiare con quelle di Brian Wilson (considerato dai musicisti d’orchestra che registravano per le band negli anni ’60 in assoluto il più fine elaboratore di melodie di tutti i tempi) e che hanno ispirato molti musicisti alle prime armi (Rolling Stones e Fripp tra i più clamorosi). Ma se la musica è solo melodia e struttura, allora tutto quello che è accaduto da Stravinskij in poi non è sempre musica. Non accetto questo modo di pensare. Esiste la musica ed esiste l’arte, non sempre le due cose vanno d’accordo, e dal ‘900 in poi la musica ha dovuto spesso trovare nuove forme di approccio e nuove grammatiche per continuare ad esprimersi senza scadere nella sterile ripetizione di canoni estetici occidentali.

      Ascolti solo musica classica o anche musica d’arte contemporanea? Hai mai approcciato Russolo o Xenakis? Conosci La Monte Young e Terry Riley? Hai mai ascoltato il jazz di Herbie Hancock, John Zorn o di Anthony Braxton? E la musica dronica asiatica? La vaporwave giapponese? Probabilmente non hai gli strumenti necessari per comprendere la musica di Faust, Can, Neu! piuttosto che di Pere Ubu, Throbbing Gristle, James Chance, Alan Vega, Nick Cave e via discorrendo. Non è un problema grave, sia chiaro, c’è tanto altro nella vita, ma per chiunque abbia un minimo di erudizione nella musica rock sentir dire che i Faust fanno rumore senza struttura, e i Beatles sono dei novelli Mozart della melodia, fa sorridere per l’ingenuità che si cela dietro.

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  19. Credo sia inutile continuare dato che continui a fraintendere ( volutamente?) quello che scrivo. Per chiudere i Black sabbath li preferisco ai Cream e non ho mai detto che sono una copia dei Cream.Non vedo dove sarebbe la stupidaggine in quello che ho detto ma come hai detto non è un problema.Senza Stooges e Velvet il post punk( di punk nei Velvet ci trovo poco) ci sarebbe stato comunque come la psichedelia senza Barret. I Gentle Giant , i Soft machine e Schulze li conosco ma li trovo a dir poco kitch; solo qualcosa nei loro dischi ha una struttura musicale valida e spesso scadono in sonorità talmente grossolane da farmi sorridere . Chi ti dice che chi apprezza i Beatles non conosce altre melodie? Quelle opinioni di esperti di musica classica credo sia il caso di farle conoscere e sentire che fanno sorridere per l’ingenuità fa sorridere! Ti prego di non dire che non ho i mezzi per capire Faust,Neu e Can perchè sei offensivo. Conosco la contemporanea ma il fatto che anche i critici di musica classica nelle loro enciclopedie dedicano poche righe ai nomi che hai elencato dovrebbe significare qualcosa: musica interessante nella migliore delle ipotesi.

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  20. Volevo dire la psichedelia anni 80 senza Barret

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  21. Scusami, ma come fai a dire che Tomorrow Never Knows non sia psichedelica?
    Il Fabbri non sostiene affatto che abbia punti di collegamento con la disco anni ‘80, ma semplicemente che è stata registrata con una tecnica che poi verrà ripresa da quel genere.
    Il brano è psichedelico (o proto) perché come tutto il genere di base punta a imitare l’esperienza delle droghe allucinogene traducendole con un linguaggio musicale.
    Un brano che potrebbe essere stato partorito ieri, che ha anticipato la trance anni ‘90 con 30/40 anni d’anticipo.

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    1. Non ho detto questo. Se leggi quello che che ho scritto nel post me la prendo con chi crede che si la prima canzone psichedelica, o che addirittura ne anticipi il movimento! Non può essere “proto-psichedelica” se già esiste la psichedelia, mi segui? A parte il fatto che non è che il genere si limiti ad essere un modo musicale di tradurre l’esperienza lisergica, ma per questo ti rimando ad un bellissimo volume della Arcana, ancora reperibile su internet: “Enciclopedia del rock psichedelico” del 1986 (e no, non ci sono i Beatles).

      Se i Beatles hanno anticipato la trance anni ’90, allora i Fugs hanno anticipato la vaporwave, Lou Reed la drone, i Silver Apple la techno e i Velvet Underground il punk. Che poi nessuna di queste affermazioni è del tutto falsa, solo che ci deve essere un chiaro intento per essere considerati padrini di una scena, e non solo l’ispirazione degli epigoni.

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  22. Premessa: i Beatles non erano psichedelici. Non erano nemmeno rock, prog, mod o garage. Forse come dici tu erano semplicemente pop-rock, con infinite incursioni nei più svariati generi emergenti, ma più che “ pop” io li definirei semplicemente “Beatles”, cioè fautori di una musica totalmente personale. Quindi non li possiamo inquadrare in nessun movimento, nemmeno “proto” (anche se io più che al gruppo, mi riferivo ai brani).

    1) Se guardiamo alle primissime esperienze psych (cioè pre-1967), secondo me ci entrano in pieno. Sia chiaro, non la inventano loro. Ma hanno contribuito allo sviluppo del genere musicale. Prendiamo ad esempio due brani di Rubber Soul: in The Word (scritta sotto influsso di marijuana), verso la fine del brano appare il celebre assolo di Armonio, uno strumento che genera un suono particolare che verrà utilizzato spesso nel genere.
    Oppure l’utilizzo del fuzz bass in Think For Yourself. Poi c’è Rain (lanciata nei primi del ‘66), con chiara impronta psichedelica (backward vocal). In Revolver l’impronta psichedelica c’è eccome! (I’m Only Sleeping con l’assolo di chitarra al contrario, Tomorrow Never Knows, l’orientaleggiante Love You To…), e di fatto anticipano la stagione del 1967

    Sia chiaro, non erano gli unici (c’erano in contemporanea gli Holy Modal Rounder, i Byrds e poi i 13th Elevetor Floor, che di fatto lo fondano e contribuiscono allo sviluppo che troverà la maturità nell’anno successivo).

    Fondatori? No.

    Ma ispiratori sì.

    2) La psichedelia nasce con la ricerca di suoni che traspongano nel rock e nel pop l’esperienza causata da sostanze allucingene. Lo scopo è quello.
    Poi secondo me il genere evolve, infatti io separerei il rock psichedelico dall’acid rock di gruppi come i Greatful Dead e i Blue Cheer (Peace Of Mind di fatto è il mio pezzo acid preferito).

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    1. Che i Beatles fossero un genere a parte mi pare quantomeno anti-storico. Di gruppi pop così in UK ce ne erano a bizzeffe, dove li mettiamo i The Dave Clarke Five, i The Honeycombs, Gerry & The Peacemakers? Le prime differenze arrivano quando McCartney e Lennon cominciarono a scriversele le canzoni, sostenuti comunque da un sensazionale compendio di tecnici e studi all’avanguardia, dato che erano diventati la band più amata dalle ragazze inglesi (i fan dei Rolling Stones li presero in giro per anni per questo, chissà che avrebbero detto se avessero saputo che furono proprio McCartney e Lennon a insegnargli come si scrive una canzone pop).

      Non sono d’accordo nel mettere nello stesso calderone Byrds, 13th Floor Elevator (Roy Erickson) e la Swinging London, o come scrisse Harry Shapiro, la “Speeding London”. Gli inglesi si facevano di anfetamine, nel caso dei Beatles già dai tempi di Amburgo, ed era chiamata “la droga del lavoro” per ovvi motivi. Gli americani seguivano con la droga un percorso di rinascita spirituale e di avvicinamento alla cultura nativo-americana, la musica psichedelica statunitense ha delle radici che scavano in profondità nella loro cultura, quella inglese no. Giusto Barrett proverà svilupparla in direzioni originali (ispirandosi alle sue letture preferite, ovvero quelle per l’infanzia, e proprio dal suo amore per The Wind in the Willows nasce il suo peculiare cantato), mentre i Beatles come i Rolling Stones (Between The Buttons, Their Satanic bla bla bla) al massimo ne daranno una loro interpretazione, più estetica che concettuale.

      Le origini della musica psichedelica sono piuttosto complesse, e toccano tanti temi, dalla rivoluzione scientifica, alla riscoperta spirituale, alla cultura underground (comics in prima fila), fino alla letteratura beat e a Robert M. Pirsig, ridurlo alla semplice necessità collettiva di trasporre le sensazioni lisergiche in musica ne appiattisce non poco la valenza storica.

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  23. 1) Mi son espresso male: intendevo dire che i Beatles non potevano essere inquadrati bene in un genere, perché hanno avuto incursioni in molteplici ambiti, anche emergenti. Quindi fondamentalmente son d’accordo con te nel sostenere che fossero “pop” genericamente (ma un pop di livello assoluto).

    2) Non era quello che intendevo. Io ho solo sottolineato che i Beatles han contribuito ad aprire la strada al genere nel periodo di fine ‘65 /‘66. La musica non si evolve a comparti stagni, si è evoluta e sviluppata tramite reciproche influenze tra i due lati dell’Atlantico.
    I Byrds nascono perché McGuinn rimane estasiato dal sound del Merseybeat dopo lo sbarco dei Beatles in terra americana, ed ebbe l’esigenza di “fondere” Dylan coi Beatles per creare un nuovo sound.
    Altra influenza che sarà decisiva: l’idea di comprimere il suono della celebre Rickenbaker a 12 corde (il famoso tintinnio jingle-jangle) gli venne dopo aver ascoltato Eight Days a Week e What’s Are You Doing, suonate dai fab four con una Rickenbaker a 6 corde con suono fortemente compresso.
    I Beatles ne vengono influenzati a loro volta (Rubber Soul), che di nuovo influenzeranno i Byrds.
    I 13th Elevetor Floor citano testualmente i Beatles di Rubber Soul e Revolver nelle loro influenze musicali (restandone “estasiati”), e lo dicono loro stessi, dichiarandolo per iscritto nel libro “Mind Eye” di Drummond.

    3) Pure per i Beatles fu decisivo per lo sviluppo di un sound psichedelico l’uso di droghe: Dylan offrì loro il primo spinello nel ‘64, nel ‘65 i Byrds e i Beatles sperimenteranno l’uso di LSD in gruppo (She Said She Said nasce proprio in uno di questi incontri).
    Lennon si ispira all’opera dello psicologo e teorico delle sostanze psicotropa Timothy Leary (The Psychedelic Experience) per scrivere Tomorrow Never Knows.
    Quindi non fu solo un fatto di estetica musicale (che poi è quello che ci interessa in realtà), ma pure culturale e antropologico pure per i Beatles.

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    1. 1) Che il Beatles siano stati una delle massime espressioni del pop è proprio una delle conclusioni del post.

      2) Anche i Blues Magoos, i Move, Donovan, Ethix, Love, ? & The Mysterians, gli Electric Prunes, i Fugs, i Seeds, The Syndiacate of Sound, persino Lucio Dalla (L.S.D. è del ’66), sono parecchie le band che hanno dato una spinta decisiva al genere. Tobacco Road dei Blues Magoos fu la prima hit psichedelica, gli Ethix nel 1965 già anticipavano le derive più sperimentali (rinominandosi poi Fifty Foot Hose daranno uno dei maggiori contributi al genere), i Seeds mescolavano garage e psych come se fosse una tradizione vecchia come i cowboy.

      3) Nessuno nega che i Beatles siano tra le band più influenti di tutti i tempi, mi pare anche che sia chiaro nell’articolo. Effettivamente è un post vecchio, dispersivo e poco puntuale su molte cose, però su alcuni punti fondamentali mi ci rivedo ancora oggi. I Beatles hanno avuto un ruolo decisivo nella storia della musica popolare, che contiene anche quella rock, sia in positivo che in negativo. È vero che avevano arrestato lo sviluppo del rock strumentale americano, ma era anche un rock troppo legato ad una specifica generazione e molto tecnico, per cui anche difficile da apprezzare o da riprodurre se non con molto studio, invece la musica orecchiabile dei Beatles generò una quantitativo smisurato di papabili successori alla corona. Molte band fondamentali come i Monks sono nate per contrastare quella moda che stava rendendo il rock un genere per bambine e adolescenti. D’altra parte gente come Robert Fripp decise di prendere la chitarra in mano dopo aver ascoltato Day Tripper. Francamente sulla questione antropologica resto molto molto molto scettico. I Beatles stavano assieme e componevano musica per fare soldi, erano spietati uomini d’affari, e solo il modo con cui scaricarono Epstein la racconta in modo piuttosto chiaro su quali fossero i loro motivi “antropologici”. Con questo non voglio sottintendere che visto che erano stronzi allora la loro musica non sia valida, il 90% dei musicisti che adoro e ammiro non vorrei incontrarli una sera la pub da ubriachi, ma di sicuro non credo che i Beatles avessero in mente niente se non il successo. La curiosità di Lennon e il grande intelletto di McCartney li ha avvicinati a musicisti straordinari, come Dylan, McCartney desiderava persino tirare sù una band con John Bonham e Captain Beefheart (il quale aveva in tempi non sospetti perculato la band di Liverpool in diretta TV dalla Germania, e fece infuriare Lennon non poco per i primi versi di Beatle Bones ‘N’ Smokin’ Stones). Però se non avessero avuto la botta iniziale e non fossero diventati la moda principale di adolescenti disinibite (alla fine dei concerti i seggiolini erano tutti bagnati!), sarebbe stata un’altra la band a catalizzare i flussi underground e a renderli appetibili al grande pubblico, come è sempre successo e come succede anche adesso.

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      1. Sul punto 1) siamo d’accordo.

        2) Certamente i gruppi e i cantautori (Donovan) che hai citato han contribuito a sviluppare il genere prima che esplodesse nel ‘67.
        Ma molti di quei gruppi che hai citato (eccetto i Fugs cui due dei suoi membri prima erano negli Holy Modal Rounders) hanno registrazioni pubblicate post ‘65 (ma ammetto di non conoscere gli Ethix), compresa la cover di Tobacco Road dei Blues Magoos (che se non sbaglio è del novembre del ‘66) in cui presenta sempre quell’organo introdotto proprio dai Beatles in The Word (dicembre ‘65).
        È importante? No.
        Ma le mie osservazioni nascono principalmente per mettere a nudo le truffaldine considerazioni di Scaruffi, che personalmente stimo e apprezzo per il suo lavoro di ricerca e catalogazione, ma che in certi casi (soprattutto sui Beatles) abbia un po’ imbrogliato sempre restando all’interno del suo sistema di regole preordinate con cui analizza la storia del rock (disse che erano arrivati sempre dopo, quando invece furono tra i primi in molte tendenze. Non I primi, ma tra I primi sicuramente).

        Attenzione: essere primi non significa fare i lavori migliori in tale ambito. Anzi, spesso chi arriva dopo ha una sensibilità maggiore per capire come sfruttare le innovazioni musicali introdotte da altri (ma questo vale anche in arte).

        3) I Beatles erano legati ai soldi? Sicuramente, ma non vedo perché questo debba escludere la genuinità di certe loro ricerche musicali e culturali.
        Anzi, converrai che ebbero immenso coraggio nell’evolvere il loro sound, invece di vivacchiare restando sempre sul successo. Lasciando perdere le mistificazioni scaruffiane circa il fatto che cambiarono solo quando venne tutto accettato dall’estabilishment (????).

        4) Sull’arrestare lo sviluppo del rock strumentale americano:
        Se vogliamo farne un discorso puramente musicale posso anche essere d’accordo (che poi fu un male?).
        Ma che venga caricato di significati ideologici da sessantottino come “emblema della reazione” ho sempre pensato fosse una boiata del nostro Pierone nazionale.
        I Beatles poi, che di fatto erano tutti figli di membri della working class inglese.

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        1. Non capisco perché in Italia siano tutti fissati con Scaruffi. Sul serio: è la più grande e divisiva rockstar italiana. Ci sono centinaia di critici, almeno una decina hanno prodotto negli ultimi 20 anni un gran bel quantitativo di materiale, tra enciclopedie e approfondimenti, ci sono state tante riviste valide nel passato, oggi magari si salva solo Blow Up come qualità complessiva, ma non è nemmeno così scontato avere in Italia della critica rock di qualità. Però, a discapito di tutto, sono tutti fissati con Scaruffi. Non avrei mai dovuto scrivere quel cazzo di post.

          Detto questo: ovviamente non è una gara, l’influenza non nasce dal primo che arriva a tagliare il traguardo ma da un contesto storico-sociale e anche politico ovviamente. Sinceramente di quello che pensa Scaruffi in particolare sulla questione non mi interessa.

          3) Il fatto che volessero mettersi in gioco nasce proprio dall’alchimia tra la curiosità endemica di Lennon e il piglio intellettuale di McCartney. Però non è che abbiano prodotto album della qualità del primo dei VU o roba vertiginosa alla Cromagnon, buona parte di Stg. Pepper è una paraculata ben arrangiata. Poi il fatto che tramite la loro popolarità abbiano spinto l’interesse popolare verso delle musiche più ricercate ci può stare, ma non sono stati gli unici di certo. È chiaro che data l’incredibile presenza mediatica che si portavano dietro hanno influenzato parecchio quelle generazioni che li veneravano o li detestavano.

          4) Te l’ho scritto proprio nel commento, il rock strumentale stava già da anni prendendo una piega sempre più esclusiva e non inclusiva, alla faccia di quello che ne può pensare Brian May o Cliff Richard. Ben lungi dall’essere la forza rivoluzionaria che era stata ai tempi di Blackboard Jungle (1960, Richard Brooks). I Beatles erano figli della working class e i Rolling Stones borghesi, sono dati di fatto che non cambiano il resto. Anche io sono figlio di un farmacista, però sbaglio a dosarmi lo sciroppo.

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          1. 1) Bè, io questo post l’ho scoperto per una tua opinione su Scaruffi. E il tuo era un gran bel post 😀

            2) Per me i migliori dischi dei Beatles sono al livello (se non superiori) di VU&N, e lo dico da grande fan dei VU. Cioè, Revolver è di una qualità allucinante. Ma stiamo parlando di livelli altissimi.

            3) Secondo me cambiano eccome. Lennon si faceva scassare la rolla royce dai fan perché riteneva fosse di loro proprietà, Harrison preferiva il sandwich all’uovo al caviale, e Macca non sapeva manco quanto guadagnava.
            Vabbè dai, sto divagando 😀

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            1. 1) Damn!
              2) No, vabbè, no. “The Velvet Underground & Nico” come anche il loro capolavoro “White Light, White Heat” hanno letteralmente sconvolto i canoni estetici del genere. “Revolver” se vuoi è persino più interessante dal punto di vista tecnico di tutti e due, ma non è di tecnica qui che stiamo parlando. Il lavoro dei VU, anche se bisognerebbe dire il lavoro di John Cale, ha fondato un rapporto tra suono e parola inedito nel rock sixties, ammazzando il dinamismo e i ritmi accattivanti, buttandoci dentro bordoni inquietanti e dilatando la forma canzone. I Beatles, come più o meno tutti i gruppi dell’epoca, continuavano a strutturare le loro canzoni attraverso i canoni voluti dalla RCA negli anni ’40, quando decisero che la musica popolare dovesse girare a 45 giri e non a 33. Fu una fortuna per i DJ dell’epoca, ma i gruppi furono costretti a scrivere canzoni molto brevi e che acchiappassero subito il fruitore fin dal primo attacco (in questo i Beach Boys forse restano imbattibili). I VU sono stati tra i primi a decretare la fine di quel periodo, proponendo una forma canzone più concettuale che influenzerà fortemente tutte le emanazioni più intellettuali del rock.
              3) Mi correggo: non cambia niente a parte l’aneddotica.

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  24. Secondo me confondi “qualità” con “innovazione” o “sperimentazione”.
    O meglio: per qualità si intende il lavoro nella sua interezza, ma l’innovazione introdotta ne è solo un aspetto.
    È sicuramente non si può ritenere di qualità inferiore un’opera solo perché non supera il formato canzone.

    Che poi dopotutto Revolver non li ha sconvolti anch’esso i “canoni estetici” della forma canzone?
    Tralasciando i discorsi sulla durata (che poi i VU non furono i primi a dilatare i brani, già gli Yardbirds e Dylan poi avevano operato verso quella direzione), i Beatles proporranno delle rivoluzioni all’interno della forma canzone stessa.
    Ad esempio mutueranno dal jazz il reiterato uso delle scale modali nei loro brani. Per non parlare dell’uso dei cambi di ritmo, quasi un’eresia per il pop di allora, che si impongono lungo lo stesso brano. In Tomorrow Never Knows la struttura ritornello-bridge non c’è.
    Poi c’è il discorso sulla ricerca sonora, la fusione di più generi in un’unica sintesi pop avanguardistica.
    Han proprio sconvolto il genere con quell’album!
    Anche per temi introdotti, come la morte, la solitudine, temi prima accuratamente evitati nel pop. Temi sociali come le tasse, l’uso delle droghe, amore libero…

    Oh, poi i VU creeranno un altro terremoto a loro volta, sia nella forma (un rock d’avanguardia ricco di contrappunti e atmosfere) che nei contenuti (atmosfere scabrose, alienazione metropolitana, sesso sadomasochistico, bassi istinti, feste orgiastiche…). Heroin è uno dei massimi capolavori della storia del rock, con quel dialogo musicale atto a simulare l’effetto dell’eroina sul narratore, quel crescendo in contrappunto tra la viola elettrica di Cale e le chitarre, e la batteria di Moe che batte come un cuore all’impazzata per poi fermarsi d’improvviso…
    Venus in Fur, Femme Fatal, European Song…..

    Per quel che mi riguarda, due pietre miliari, capolavori assoluti, di qualità assoluta.

    Poi se vogliamo entrare nell’alveo dei gusti personali, qui ogni giudizio è puramente personale.

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    1. Scusami se ti rispondo così tardi ma il lavoro ha la priorità su tutto di questi tempi.

      Per me qualità è la somma di tutti gli elementi, musicologici e storiografici. La sperimentazione è la capacità di spostare i confini di un dato genere, mentre l’innovazione è di carattere tecnologico. Per cui qualità>sperimentazione, o quantomeno sperimentazione fa parte dell’insieme qualità.

      Non ritengo una canzone superiore o inferiore solo perché altera certi canoni, altrimenti riterrei Daniel Johnston un genio alla pari con John Cage. Sulla questione della dilatazione dei pezzi il fatto è chiaro e semplice: ciò che hanno fatto gli Yardbirds nemmeno lo considero francamente, per loro dilatare significava solo mettere più assoli o virtuosismi a discapito di tutto. Legittimo, e anche piacevole, ma del tutto futile in senso artistico. Dylan invece era alla ricerca di una legittimazione culturale del rock. Nei VU la questione è completamente diversa, perché si sviluppa in direzioni inedite: intanto il fastidio, cioè la reiterazione di cellule melodiche e la ripetitività della sezione ritmica, elementi molto provocatori musicalmente parlando. Poi la costruzione di ambienti sonori significanti, che in parole semplici anticipano le sperimentazioni new wave sul contesto sonoro attorno alla canzone (il fischio di Non-Alignment Pact, il crepitare elettrico che apre Anthrax, tutto il lavoro di Blixa Bargeld con Cave, etc.). Ultimo l’elemento lirico, bello per carità ma non così decisivo come il resto.

      Il fatto che i Beatles abbiano fatto da filtro pop alla sperimentazione rock che più ammiravano non ci sono dubbi, ma questo non è che renda i loro album qualitativamente migliori. “Revolver” come Sgt. Pepper sono album che tendono verso certe forme, ma al massimo le abbozzano o le scorgono da dietro un velo melodico e accattivante. Per taluni questa è una forma ancora più alta di canzone, perché coniuga l’ascolto attivo alla fruibilità. Per me non è un grande achievement sinceramente, ma posso capire questo punto di vista.

      Cerco sempre di tenere fuori i gusti personali dal blog, anche se ogni tanto vengono fuori. Per esempio: ritengo i Gun Club una band fondamentale, però li ascolto pochissimo e mi piacciono davvero solo pochi pezzi. Al tempo stesso ritengo roba come Miss World robaccia giusto per tappare i buchi tra un silenzio e l’altro, però il suo EP (https://missworld.bandcamp.com/album/waist-management-ep) è la cosa che ho più ascoltato da Settembre a Dicembre dello scorso anno. Durante il liceo ho ascoltato e letto di tutto su Beatles, Rolling Stones, Led Zeppelin, Pink Floyd, Deep Purple (forse il gruppo che ora come ora disprezzo di più, ed ho persino un album autografato!), poi i miei gusti sono cambiati in base anche allo studio e tante altre cazzate, ma ciò non toglie tutte quelle ore di ascolto, e che ci siano ancora certi pezzi che mi facciano tremare le budella. Però se devo scrivere una recensione o un pensiero sul blog cerco di farlo seguendo i miei limitati e scabrosi processi logici.

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  25. Ok, direi che tu sia stato chiaro 😉

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  26. Incredibile! Posso commentare un post così vecchio!
    Mah, io tutti questi discorsi non li capisco, cioè…ma a che servono? Ho ascoltato quasi tutto quello che è stato citato in questi post, roba bellissima…ma nessuno mi farà mai pensare che i Beatles valgono meno. Le loro musiche sono insuperabili, la loro personalità unica, i loro album io li preferisco a qualsiasi altra cosa di quegli anni. Poi questione di fisica, evidentemente le loro frequenze entrano in risonanza con me più di quanto facciamo con altri. Ma hanno fatto la storia…
    Poi volevo dire: se vendi tanto è perché sei bravo. Chi vende solo per marketing non va avanti per secoli come loro. Tutti aspettavano il passo falso, mantenere il successo è difficile, si sa….quindi di sicuro se hanno avuto successo con sgt pepper non e’ certo perché erano ormai i Beatles, anzi! Boh vabbè…per me restano il non plus ultra, ma i gusti son gusti…meno seghe mentali eh!

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    1. Olà gentile lettore, ti premetto che questo è un post molto vecchiotto e scritto col culo per cui certi argomenti sono stati poi sviscerati in modo più sensato anno dopo (sulla musica “commerciale” ho dedicato un post qualche mese fa, e comunque Whitney Huston e i Bee Gees sono solo due di molti musicisti che hanno venduto e continuano a vedere più dei Beatles, quindi sono più bravi?). I Beatles restano una delle esperienze fondanti del “nuovo rock” come lo chiama Bertoncelli, per quanto sia vero che le rivoluzioni stilistiche siano da cercarsi altrove, i Beatles restano uno dei gruppi più influenti della storia della musica pop finora. Ci sarebbe da discutere album per album sui perché. Senza Sgt. Pepper le intuizioni del recentemente scomparso Roky Erickson non sarebbero mai deflagrate in tutto il mondo (giusto per dirne una, ma in pratica l’intera industria musicale finché i Beatles stavano assieme è stata plasmata dai solo dischi).

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      1. Grazie per la risposta! Per Whitney Houston però io intendevo che oggi difficilmente una sua raccolta di successi andrebbe al numero uno in classifica! Poi gli anni sessanta erano diversi dagli anni ottanta. Anche Avatar ha venduto più biglietti di Star Wars, ma ce lo siamo già scordato. Detto questo, volevo solo dire che ho ascoltato di tutto e controllato date…capisco che l’idea di mettere i a sveglia in un pezzo non fosse nuovissima, che c’era qualcuno che lo aveva fatto prima, ma adoro come lo hanno fatto loro mentre mi pare solo in “tentativo di fare roba strana” quando lo sento in altri pezzi. Insomma, nemmeno Einstein ha scoperto la relatività, se si ragiona così. Però sono gusti, per me restano la cosa più bella che io abbia mai ascoltato, non mi vengono mai a noia ma capisco che qualcun altro preferisca zappa, ad esempio (io di sicuro no). Però noto questa voglia di “smontare” i Beatles che non capisco, mi sembra evidente che siano stati fondamentali, a detta anche di molti addetti ai lavori. Però vabbè, ognuno la pensi come vuole, io continuerò ad ascoltarli sempre… Grazie ancora per avermi risposto!

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        1. Non c’è nessuna voglia di smontare niente, semmai di rimettere a posto le cose. Perché spendere tante pagine sui Beatles e non sui Remains piuttosto che su altre mille band? C’è un bias che non è la prima volta che si riscontra nella storia della musica, solo che adesso è chiaro grazie alla sua evoluzione come fenomeno di massa e anche grazie alla facilità di reperire documentazione di ogni genere in merito.

          Il fatto che in un futuro Star Wars sarà una saga cinematografica più nota di Avatar è una supposizione legata alla bolla che abbiamo noi cresciuti con Star Wars. Il fatto che oggi quasi nessuno conosca i film giovanili di Marlon Brando, James Dean o Marilyn Monroe, e che le loro ristampe non vendano più come cinquanta, quaranta, trenta anni fa non significa che la loro opera stia perdendo di valore, ma che semplicemente i cambi generazionali sono lenti ma ineluttabili, e portano con sé i propri miti.

          I Beatles sono stati un fenomeno mondiale che ha cambiato le sorti della pop music, chi potrebbe mai mettere in discussione una cosa del genere? Ma il loro valore all’interno del contesto musicale è un altro paio di maniche «a detta di molti esperti del settore» ma sopratutto a detta della storiografia del fenomeno rock and roll. Sai, io non ho mai messo sullo stesso piano critica e gusto. Il fatto che mi ascolti molto di più i Beatles, per dire, che Ravel, non toglie nulla a Ravel che se ne sarebbe altamente fregato di cosa mi ascolto nelle cuffie. Il fatto che se prendo uno strumento in mano la prima cosa che mi viene in mente sia Eight Days a Week non significa che posso ragionare per termini non strettamente critici invece che sentimentali. Qualche mese fa, o anno non ricordo, scrissi una recensione piuttosto negativa di uno dei miei album preferiti di sempre: “Selling England By The Pound”. Questo mi toglie il gusto di riascoltarmelo quando mi va? No, perché dovrebbe?

          La piacevolezza non è però l’unico parametro esistente, ci sono infatti band che ritengo fondamentali e di cui ho scritto sempre bene che però non sopporto, alcune le detesto proprio (Electric Prunes, Joy Division, Talking Heads, Spiritualized, eccetera eccetera eccetera). Distaccarsi non significa ripudiarsi.

          Grazie per gli spunti di riflessione e per la condivisione, alla prossima!

          (Giusto l’anno scorso un documentario sulla Huston ha fatto incetta di premi in tutto il mondo, lanciando le ristampe dei dischi che ormai hanno sfondato ogni record possibile. La sua rappresentazione nei media americani è costante e martellante, basta seguirsi un qualsiasi canale TV per vederla citata in reality, News, durante i Late Show o dai concorrenti dei talent. Direi che il suo mito è ben lungi dallo spegnersi, credo sia anzi ancora all’inizio.)

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      2. Scusa, ero sempre Stica!…fatto casino rispondendo…

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  27. Buon salve,
    scusa se abuso ancora del tuo tempo libero, ho un paio di perplessità riguardo ai Beatles e necessito di una MENTE ILLUMINATA per venirne a capo (e sarebbe la tua insomma).
    Sento dire da qualcuno che “la slide guitar di George Harrison influenzò moltissimi chitarristi, McCartney era un grande e molto originale bassista, Ringo Starr un grande e creativo batterista”. Che “Revolver è uno dei più creativi e rivoluzionari album dei ’60, è da collocarsi sopra a Freak Out! e a Blonde on Blonde (con tutto il rispetto per quei capolavori bla bla bla ma Revolver è decisamente più grande bla bla bla)”. E che “Helter Skelter fu un brano di violenza e sporcizia mai viste prima, che avrà influenza incalcolabile sullo stoner e metal a venire”.
    Ora, io sono solo un discreto ascoltatore di rock, un pischello, un ignorante, ma d’istinto mi vien da commentare “No, manco per il cazzo” a ognuna di queste frasi, ma purtroppo non saprei bene esprimere una motivazione, al di là di “Ma almeno sai chi cazzo sono i Blue Cheer?” riguardo all’ultima.
    Queste questioni mi attanagliano, sapresti spiegarmi un po’ come stanno davvero le cose? Magari ha ragione quel “qualcuno” che sto citando, ma ti prego, voglio capire, voglio conoscere, come la cattiva dell’ultimo Indiana Jones.
    Un grande Grazie in anticipo

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    1. “Mente illuminata”? Ho riso malissimo. Comunque sia, la risposta alla questione è tremendamente complessa (questo è un post vecchio e molto ingenuo).

      Da Bob Dylan a David Bowie, da Bernstein a Greil Marcus, non mancano gli enormi estimatori dei Beatles, come anche i detrattori più accaniti e altrettanto titolati sia come musicisti, che come creativi che critici. Dovremmo quindi porci una domanda che non si pone nessuno: perché questa polarizzazione? Ovviamente essendo i Beatles il primo complesso ad aver creato una vera e propria moda attorno a sé, con film, gadget, pubblicità televisiva e radiofonica, miti e leggende su morti e cloni, la discussione non può che essere polarizzata, per dirla in termini contemporanei o sei un fan o sei un “hater”. Va fatta però un’altra considerazione, probabilmente meno piacevole, ovvero che buona parte della documentazione attorno ai Beatles, sia positiva che negativa sul fenomeno e sulla produzione musicale, è composta da persone direttamente coinvolte, cioè quindi persone che erano vive e vegete mentre i Beatles solcavano i palchi di tutto il mondo. Questo inficia in parte sul valore di quei documenti che ci sono rimasti, divisi dall’agiografismo più becero all’antagonismo ideologico. Purtroppo però una storiografia del rock quantomeno decente non è ancora stata scritta, abbiamo molti libri e molte pubblicazioni che prendono in considerazione sopratutto il rock post-1964 con pochi accenni alle premesse, e buona parte dei critici ragionano ancora per compartimenti stagni delegando al gusto personale buona parte dei parametri di giudizio.

      Il fatto che “Revolver” sia superiore a “Freak Out!” ha senso quanto che il toast a colazione sia superiore alla frutta. Sono frasi completamente prive di ogni rigore critico prima ancora che logico! Dire che Helter Skelter sia un brano rivoluzionario è giusto e sbagliato al tempo stesso, laddove nella storia particolare ci sono brani molto più di rottura scritti precedentemente, ma nel generale, ovvero nel mainstream pop a cui i Beatles appartengono, è stato un terremoto. Quindi come ci comportiamo di fronte a questa contraddizione? La mia modestissima proposta (non mia originale, ma che ritengo più vicina alla mia sensibilità) è che le due cose convivano su piani differenti.

      Se da una parte hai la storia del rock, le sue diramazioni e compenetrazioni, dall’altra hai quella del pop. Queste si incontrano certamente, come anche s’incontrano col jazz, con la classica, con l’avanguardia e l’hip pop, con l’elettronica e la drone, con la noise e la musica glitch e via discorrendo, ma ciò non toglie che siano differenti e non si possano applicare gli stessi parametri. Se vuoi giudicare un album metal non lo puoi fare con i parametri del jazz, se vuoi giudicare un album di neomelodica napoletana non puoi farlo con i parametri dell’ambient death metal. È ovvio che i Beatles dal lato pop siano stati un gruppo assolutamente imprescindibile, dopo “Rubber Soul” hanno spostato i limiti della musica popolare come pochissimi dopo di loro, forse Prince. Nell’ambito della musica rock hanno avuto una forte influenza nello spingere commercialmente il fenomeno ed indirizzarlo sia produttivamente che musicalmente (senza lo sdoganamento di Sgt. Pepper difficilmente la psichedelia avrebbe avuto quel seguito e quelle vendite). I Beatles erano i “bravi ragazzi” che servirono come cavallo di Troia del germe del rock nelle famiglie ancora non persuase dalla rivoluzione elettrica. Hanno scritto canzoni che sono geniali perle di melodia e armonia, ma non migliori di altri complessi come i Kinks, per dirne uno su tutti, ma anche Small Faces, Who, o al di fuori del rock come James Brown, che ha portato la questione culturale nella musica mainstream con più coraggio e più impatto dei Fab Four (e ce ne sono molti altri di esempi).

      Ovviamente per gli stronzi che vedono tutto bianco e nero queste mie riflessioni o sono degli insulti belli e buoni alla Sacra Memoria Beatlesiana oppure sono il Verbo Incarnato Antibeatlesiano, ma come avrai capito per me la verità sta nel mezzo e sopratutto è più complessa di una frase ad effetto sull’influenza diretta di Come Toghter sulla dubstep.

      So di non essere stato esaustivo, ma magari potrei farci un video (o se volessimo prenderla seriamente più di uno).

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  28. Che risposta rapida!

    Tutto giusto e santo.
    A parer mio uno dei problemi più grossi riguardo a certi fan dei Beatles è di non considerare che la loro “maniera di melodia” non è affatto fuori dal tempo, ma è nata e cresciuta in un certo contesto. Mi spiego, prima di partire a razzo a confrontare i Beatles con le varie rock bands dei sixties, partiamo da un obiettivo più piccolo, da chi “praticava lo stesso sport beatlesiano”, musicalmente parlando: Hollies, Kinks, Beach Boys, chessò Mamas & Papas, e ancor prima i padri del movimento, Everly Brothers. E poi si decida se i Beatles erano veramente inarrivabili o se piuttosto facevano parte di una SCHIERA di fini melodisti – questa è un’umile considerazione da un discreto (leggasi scarsetto ma con buona volontà) conoscitore dei Sixties come me. Che poi, certe canzoni dei Beatles mi piacciono eccome, ma assolutamente non più di quanto mi piacciano i capolavori degli artisti che ho appena citato… sono io a non aver compreso la grandezza dei Beatles, o gli altri a pensare che a fare belle melodie nei sessanta c’erano solo loro? Bah.

    Comunque c’è il punto sull’aspetto strumentale (Harrison grande chitarrista, McCartney grande bassista ecc.) che mi incuriosisce un sacco, qual’è la tua valutazione a riguardo? Influenti e rivoluzionari (anche in piccolo eh), o buoni musicisti come ce n’erano cento uguali?

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    1. Come ti ho detto la polarizzazione avviene sopratutto in quelle fasce d’età più vicine al fenomeno beatlesiano, ma al tempo stesso la scarsa storicizzazione della storia del rock pone altri problemi, ovvero quelli di mappatura e delle origini di quel tipo di melodia tipica del merseybeat.

      Per me i Kinks hanno rappresentato la vetta, sebbene capisca le critiche ad un certo barocchismo il connubio melodia-liriche dei fratelli Davies è molto più poliedrico e profondo di quanto normalmente si faccia notare.

      Sull’aspetto strumentale che vuoi che ti dica, ovvio che non fossero niente di trascendentale, né fenomeni né scarponi, erano macchine da guerra sui classici anni ’50. Anche lì ci sono dei problemi ancora oggi, ci saranno trecento video sulla tecnica di Ringo Starr alla batteria e forse due o tre su Jerry Allison, forse perché molti musicisti non sanno distinguere tra tecnica e applicazione artistica di questa (non che ci sia nulla di grave in ciò, nessuno chiede ad un musicista di essere un critico e nessuno si aspetta che un critico sappia strimpellare Judy Is A Punk decentemente). E While My Guitar Gently Weeps mi fa cagare dall’anima.

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  29. Finalmente un altro che non trova nulla di eccezionale in While my Guitar! Le groupie dei Beatles la considerano un capolavoro, sta cosa non l’ho mai capita ma vabbè, grazie delle risposte
    P.S. Io lo so perché la gente esita a definire Bananas una merda. O dire che Let it Be è una merda (cioè uno dopo aver ascoltato Abbey Road si ritrova Let it Be e dovrebbe pensare “ma che cazzo è sto pattume di quarta mano” e invece lo si vuole per forza definire un epilogo DiGnItOsO). Perché c’è moltissima gente che crede che il nome di un artista sia una garanzia di qualità a prescindere dal prodotto in sé, e quindi sono pronti a giustificare tutto. Ma questo ragionamento MALSANO è anzitutto irrispettoso per il passato degli artisti in questione. Dire che Bananas è un “buon album” è sputare in faccia alla band che ha fatto Highway Star, Smoke on the Water, Child in Time (fra le maggiori canzoni hard del periodo), ma soprattutto un live come Made in Japan che ha ancora molto da insegnare a tutte le mezze seghe che credono che fare un bel live significhi suonare i pezzi uguali a come fatti in studio.
    È un piacere chiederti pareri, prima o poi tornerò ad importunarti. Arrivederci

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  30. http://www.storiadellamusica.it/forum/viewtopic.php?p=88944#88944
    Ho trovato una cosa bellina su SdM (see, in realtà l’ho scritta tutta io, facile capire la mia passione per le cose lunghissime e noiose). Per farti due risate, forse.

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    1. Bella contro-contro-disamina, puntuale, senza sbruffonate né cadute di stile. Avessi del tempo su alcune cose di sono degli spunti che approfondirei ma oggi mi sono ritrovato a finire di scrivere un articolo in treno dal cellulare, per cui è meglio se torno a casa e mi preparo la mia cena preferita: birra.

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  31. Grazie! Personalmente ne vado piuttosto fiero. Sai com’è, le menti semplici sono contenti con poco hihi

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    1. Ehm, buongiorno, non ho capito quali punti del discorso secondo te potrei approfondire… critica pure, te l’ho girato apposta, sarei ben felice di migliorarlo! 😀

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  32. Stupendo che parti dicendo che non si può parlare di arte senza studiarla e poi fai un articolo con tante di quelle inesattezze storiche e falsità che è come se rimproverassi te stesso. RIspondo solo per arginare questa inarrestabile marea di sciocchezze che vengono dette (solo su web) sui Beatles e ricordare che la critica musicale seria già esiste (Cilia, SIsti, Assante etc…) e parla dei Beatles come si deve. Quel minus habens di cui tu dici all’inizio di non voler parlare in realtà dice in maniera più aggressiva le stesse cose che dici tu, con lo stesso approccio capzioso e falso tuo. Te lo dimostro. 1. I Beatles erano POP, che c’è di male ad ammetterlo? C’è di male che è falso, erano pop rock, ripeto, la critica si è già espressa, non c’è bisogno di fare generalizzazioni errate. E poi il pop lo hanno fatto – in parte -anche altri gruppi che citi come esempi di musica di un livello superiore a quella dei Beatles (Velvet Undergound: Femme fatale, Sunday MOrning, I’ll be your mirror, Run run run, è pop, e anche datato e ingenuo, come mai non lo citi???? mah). 2. La citazione di Fripp non basta a dire che i Beatles siano alla base del prog: capzioso e reticente. Non è solo lui nel prog che cita l’influenza dei Beatles: TOny Banks: “i Beatles sono la miglior band di tutti i tempi”, nel libro intervista ci sono le dichiarazioni testuali dei singoli componenti in cui si dichiara quale pezzo dei Beatles ha influenzato cosa. David Gilmour: “il mio sogno era suonare con i Beatles”. Ce ne sono altre, ma ci vorrebbe più tempo. Poi dici che alcuni (bella citazione “alcuni”) dicono che gli Its’ a beautiful day sono i padrini del prog. A che pro citare dei signori nessuno come sostenitori dello status di padrini del prog degli it’s a beautiful day e non citare tutti coloro che sostengono che il prog derivi (anche) dai Beatles?? Ti fa rosicare che sia così??? Capzioso come quel fesso che fai finta di non voler citare all’inizio per sostenere la tua tesi ti appigli ad una canzone che “non è ” proto-prog, I feel fine (e grazie al cazzo) ma non parli di A day in the life, nono parli di Because. Io boh…. 3. Ai concerti dei Beatles andavano solo le ragazzine: e che vvordì??? Ti situi al livello di quel mistificatore che dici di non voler citare, che dice che i Beatles piacevano alle ragazzine mentre gli altri gruppi piacevano ai capelloni drogati. Falso e capzioso: i Beatles piacevano a tutti: di nuovo, ascolta le dichiarazioni di Fripp, Ian McDonald, Gilmour, ROger Waters, PEter Gabriel, Jon Anderson, lo stesso Dylan, e citale, invece di fare affermazioni ingenue. 4. GLi artisti seminali erano altri, ossia Dylan, Velvet, i Fugs: ma si può essere così ignoranti??? I FUgs più seminali dei Beatles??? Sai cosa significa seminale??? Hai idea di quanti semi abbiano gettato i Beatles e quanti i Fugs??? Boh. 5. Come tutti i finti imparziali, ma veri detrattori poco obiettivi, parli solo di quello che fa comodo al tuo discorso perdendo completamente oggettività e credibilità nel discorso. Parlando delle canzoni dei Beatles mi parli dell’orecchiabilità di Eight days a week, la scarsa coerenza testuale di Taxman (citata poi come strano episodio, chi sa perchè), l’eccessivo peso dato a Tomorrow never knows (eccessivo poi perchè? Ancora una volta, la critica seria, di studiosi che hanno vissuto l’epoca, vedi Roy Carr, hanno già spiegato l’effetto devastante che ebbe quel pezzo, quindi è inutile dire sciocchezze nuove oggi) e che I feel fine non è proto-prog (come se avesse un qualche peso nel valutare l’opera dei Beatles) e poi??? Stai parlando dei Beatles?? Se ne vuoi parlare veramente devi dire l’unica cosa che li rende superiori a qualsiasi altro gruppo – non conta se pop, rock, garage, punk o altro – ossia che avevano una creatività fuori dal comune. In 7 anni hanno lasciato un patrimonio di canzoni, con una varietà, un’inventiva, una fantasia cui nessun gruppo può vagamente aspirare. E’ la creativtà strabordante dei BEatles che non è stata mai eguagliata da nessuno, lo sostengono i critici veri (leggi Ian McDonald). Se fossero più rock, più pop, meno seminale, se Tomorrow never knows sia la prima o la seconda canzone psichedelica (altra stupidaggine, Tomorrow never knows è una canzone sperimentale, nin psichedelica, le canzoni psichedeliche dei Beatles sono Strawberry fields, I’m the walrus, Lucy in the sky, Blue Jay way, Rain. Il loro modo di comporre musica popolare è stato strabiliante, per la varietà di armonie, per la combinazione di accordi inusitate, per la fantasia completamente sbrigliata, per l’ispirazione quasi mai asfittica. Di questo non parli o perchè non sai neanche cosa significhi scrivere una canozne o perchè in qualche modo ti fa comodo non parlarne e preferisci parlare degli United States of America che erano più all’avanguardia. Mi dici che nel loro campo i Kinks erano al loro livello. Ma è un falso, nessun critico vero potrebbe mai affermare una sciocchezza dimile. Dove sono nel repertorio dei Kinks o in altri gruppi che tu citi (e dove si parla nella tua disamina ) le Strawberry Fields, le A Day in the life, le Norwegian wood, le Eleanor Rigby, le I’m the walrus, le For no one, le COme together, le Blackbird, le Something, le Julia, le You never give me your money, le She came in through the bathroom window, le Hey Jude, le Across the universe, le She said she said, le The fool on the hill, le Sgt. Pepper, le While my guitar ( e potrei andar avanti, pure troppo).
    Dici che i Beatles non hanno influenzato il prog, come posso non dirti che non hai alcuna conoscenza musicale??? ascolta Because (e soprattutto parlane nel tuo articolo invece di parlare di Eight days a week), un capolavoro senza tempo, in cui il pop sconfina nella classica, e da cui il prog ha sì attinto a piene mani, per l’uso dell’arrangiamento e per la composizione in sè. Ascolta Across the Universe e ascolta la metrica della strofa di Echoes dei Pink Floyd (se sai cos’è una metrica) e capisci cosa significa influenza musicale. Ascolta i Nirvana bene e vedi se riesci a percepire l’influenza dei Beatles, dei primi album, non di quelli della maturità (ascolta About a girl e Things we said today). Se non percepisci influenza significa che non distingui un la da un sol.
    Dov’è nel tuo articolo un discorso su Happiness is a warm gun, su tutto il secondo lato di Abbey road. Anche sui testi ne dici di falsità. Fino al 65 i testi erano scadenti (ma come di molti altri gruppi), dal 65 in poi dire che i testi dei Beatles erano vuoti è proprio una castroneria. E citi solo il testo di Taxman!!!! Cui prodest??? Rileggiti (e riascoltatele visto che ti trovi) Norwegian wood, In my life, I’m only sleeping, A day in the life, Good morning good morning, For no one, Sexy sadie, Dear Prudence, Julia, Come together, Something, e potrei andare avanti, ma tanto.
    Ora, di finti obiettivi ma in realtà veri faziosi sul web ce n’è sin troppi, quindi ripassa un po’ di storia del rock, leggiti qualche altro libro di musica oltre a Fabbri e quello lì che non nomino, e se dovessi mai riscrivere questo articolo prova ad essere davvero obiettivo.

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    1. Carissimo Anonimo, forse nella foga della scrittura hai perso di vista che questo non è né il tuo blog né il mio. È il blog di Giuseppe e io gli ho girato l’articolo che ho scritto su Storiadellamusica solo per farglielo leggere se gli interessava.
      Quindi se vuoi scatenare una discussione qui sotto nei commenti, sei DEL TUTTO fuori strada. Se vuoi ribattere al mio scritto, fallo sul sito SdM e posta lì il tuo commento. Qui invece io e te non abbiamo nulla da dirci. Non lo ripeterò altre volte.

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      1. Oh porca troia che gaffe, nel mio delirio di onnipotenza non ho considerato che il messaggio di Anonimo era rivolto a te. Chiedo perdono.

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    2. Che questo sia un articolo pieno di inesattezze e impurità l’ho scritto in parecchi commenti recenti, la questione è ampia e all’epoca l’affrontai seguendo una sola prospettiva (quella della critica purista) senza mettere in mezzo questioni altrettanto importanti come le valutazioni strettamente tecniche (solo citate nella figura di Fabbri che comunque non può essere considerata esaustiva sull’argomento) e quelle storiche, sociali, discografiche (nel senso dell’industria), della fruibilità (il passaggio al formato “album” prediletto culturalmente a quello dei 45 giri) e tante altre cose.

      Il fatto che tu riconduca il Beatles ad un fenomeno pop-rock non mi scompiglia la barba affatto, però c’è una puntualizzazione da fare al riguardo: i Beatles sono prima di tutto un fenomeno pop che solo in seconda istanza hanno influenzato anche la musica rock. Come ricorda anche uno storico molto beatlesiano come John McMillian la musica dei Beatles ai loro esordi era considerata troppo banale dai musicisti rock e il loro pubblico di appartenenza era esclusivamente femminile, la svolta anche di pubblico arrivò nel ‘65. Il rock dell’epoca americano aveva in parte superato i vari Buddy Holly e Everly Brothers per sposare una causa strumentale e più generazionale (e quindi di nicchia, come fu tutta la generazione della surf music dei The Challengers, Trashmen, Astronauts, Ventures, Shadows, eccetera), quello dei Beatles era una riposta inglese ai grandi classici degli anni ’50 che tornavano in voga nelle radio dopo l’arrivo di altre pellicole americane popolarissime tra i giovani come “Blackboard Jungle” di Richard Brooks. Il fenomeno dei Beatles nasce in questo contesto e si propaga felicemente in pochi anni culminato in “Help” e poi, a detta degli stessi Beatles, virato su sponde più consapevoli e musicalmente valide (John Lennon più volte si è ritrovato a difendere la sua produzione con i Fab Four citando solo i lavori da “Rubber Soul” in poi). Su questo vorrei aggiungere un’ulteriore riflessione di carattere storico, perché per ora di critico non ho voluto dire niente: tutte le band inglesi coeve ai Beatles sfornarono album su quella scia, e tutti erano poco memorabili nella loro interezza (si ricordano sopratutto i singoli, giustamente) ma nessuno aveva avuto la metà dell’impatto dei Beatles, perché?

      Quello che secondo e Scaruffi non capisce o fa finta di non capire è che la beastlemania per quanto sia sicuramente cominciata come un fenomeno prettamente modaiolo (con tanto di metamorfosi pubblicitaria di una giovane band rock and roll proletaria in quattro caschetti benestanti) si è solidificato grazie agli album firmati da McCartney e Lennon. Anche i Bay City Rollers ebbero un seguito molto appassionato negli anni ’70, però oggi li ricordiamo molto meno, e questo Scaruffi non se lo spiega se non col fatto che i Beatles sono stati “i primi”, ma anche questo un falso storico, perché di mode nel rock ce ne sono state tantissime ben prima dell’approdo dei Beatles negli States. La verità è che tra il 1965 e il 1970 i Beatles hanno proposto dell’ottima musica, un’evoluzione inaspettata e molto in linea con le maggiori influenze culturali giovanili dell’epoca (induismo, minimalismo, psichedelia, flower power, ecc.), sobbarcandosi il peso di essere l’immagine ufficiale di un’intera generazione senza tradirla mai. Questo è il grande successo dei Beatles.

      Sull’influenza entriamo in territorio critico. Il fatto che secondo Kubrick Tom Cruise sia uno dei più grandi attori di tutti i tempi non significa che egli lo sia, questo vorrei che fosse chiaro e messo agli atti. Anche perché l’artista non è il primo critico si se stesso, l’artista è artista e basta. Il fatto che “8 ½” di Fellini sia il film che abbia maggiormente influenzato “Synecdoche” di Kaufman (miglior film del suo decennio per Roger Ebert) è evidente da molti passaggi, eppure Kaufman ha più volte affermato di non aver mai visto nessun film di Fellini. Questo perché l’influenza non è necessariamente un processo diretto e intenzionale, e la storia di tutta l’arte ce lo ricorda costantemente. Quando ascolti “Larks’ Tongues in Aspic” dei King Crimson ci senti i Beatles o la Mahavishnu Orchestra? Ci senti il basso di Lennon o le intuizioni di Black Sabbath e Blue Cheer? Ci senti il percussionismo di Starr o quello di Eric Gravatt? Robert Fripp può anche dire che l’idea del riff di Heroes gli sia venuta ascoltando Mimmo Cavallo, ciò non significa che da un punto di vista critico questo sia in alcun modo rilevante per sviscerare la canzone. Scambi l’agiografia per elementi critici validi.

      I Fugs furono più seminali nel rock dei Beatles per diversi motivi, prima di tutto l’affastellamento culturale dietro il progetto stesso (buona parte dei membri sono stati personalità di spicco dell’ambiente contro-culturale americano per decenni) ma sopratutto a causa di quella influenza indiretta che scorre tra gli artisti più sensibili, anche perché ti ricordo che Frank Zappa citava tra le sue influenze maggiori i The Clovers, eppure ascoltando The Return of the Son of Monster Magnet tu cosa senti di più, i Clovers o i Fugs?

      Molta della critica tutt’oggi vive di una distorsione dovuta al fatto di aver vissuto in prima linea il fenomeno Beatles, e di questo non sarò io a farne una colpa a nessuno. Ma una cosa è valutare l’impatto nella cultura popolare e un altro i singoli dischi e le singole canzoni. Ti ricordo che sono reperibili tantissime letture in merito alla raffinatezza compositiva di Ob-La-Di, Ob-La-Da, del tanto citato “White Album”, di cui ogni tre per due si ricorda la bellezza dimenticandosi che nella sua lunghezza è strapieno di riempitivi come questo, pezzo fra l’altro anche più volte riarrangiato per orchestra. Dimmi cosa avrebbe di più di un pezzo qualsiasi di “Sweetheart of the Rodeo” dei Byrds, oppure di pezzi come Rollin’ Over degli Small Faces, di Frozen Warnings di Nico, All Along the Watchtower di Bob Dylan, Astral Weeks di Van Morrison, tutta roba uscita nello stesso anno di quella porcheria sulla quale ci sono pagine Wikipedia, libri e saggi. Suvvia, esiste ECCOME una sopravvalutazione del fenomeno Beatles, loro come i Kinks un album tutto intero senza riempitivi non l’hanno mai fatto.

      Mi citi Ian McDonald, un bravissimo scrittore ma non un critico, ti cito invece il più famoso, mainstream e letto critico musicale al mondo:
      «They’re the band that did the most to create the idea that pop music should always be moving forward. If any band has set this impossible benchmark and had the general idea that pop should be modernist, it was the Beatles. There were other artists as well: David Bowie, Talking Heads, Radiohead.» Simon Reynolds.

      Quello che sfugge a chi legge questo articolo, e molta della colpa come ho scritto all’inizio del commento è mia e della mancanza di contestualizzazione, è credere che a me i Beatles facciano cagare o che so io. La prima cosa che suono per provare la chitarra è ancora oggi Eight Days a Week, ma forse la gente crede che invece sia Virgin Forest. Io non ho tolto né ho intenzione di togliere nessuno dei meriti oggettivi della band, ma come cazzo potrei poi mi sfugge. La mia intenzione è quella di ricondurre la discussione nei suoi termini critici e non agiografici. Il 99% dei critici che ho letto e amato sono beatlesiani fino al midollo, alcuni riescono ad essere critici almeno parzialmente (penso a Reynolds) altri manco ci provano (Greil Marcus). Considera infine che il mio critico preferito in assoluto è Chuck Klosterman, uno che ha dei gusti letteralmente OPPOSTI ai miei. Solo che a me non mi piace farmi influenzare dai gusti per dare dei giudizi. La canzone preferita dei Beatles è un po’ banale: She Came In Through the Bathroom Window, ma non la versione originale quanto quella che si trova nel terzo capitolo della “Anthology”, lenta, un po’ pysch, molto sexy, la voce di Macca calma e controllata, perfetto esempio di canzone pop in cui la melodia fa da padrona, e senza la quale non esisterebbero i cantati pop di tutta Europa. Poi, criticamente, gli preferisco di gran lunga Strangers dei Kinks, però chiedi pure alla mia ragazza quale delle due canto al piano a casa dopo cena.

      Mi scuso per gli eventuali errori grammaticali o si senso ma scrivo dal cellulare sul treno.

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  33. Esistono due tipologie di propalatori delle minchiate di quello che io non nominerò mai e che tu invece di nuovo nomini, e che da anni infesta il web (solo perchè il tasso culturale medio dei webnauti è sottoterra) e per cui vale solo quanto già detto da Eddy CIlia, ossia che il posto di quell’enciclopedia non è sugli scaffali ma nel bidone dell’immondizia. La prima tipologia è quella di coloro che per anni hanno fatto girare quel suo ignobile sito facendo copia e incolla delle sue baggianate su tutti i blog di musica e linkandolo ovunque in maniera piuttosto ambigua e disonesta; la seconda è di quelli che semplicemente ne sono rimasti impressionati. Tu sembri un bravo ragazzo, non mi sembra abbia linkato a quelle oscenità, e quindi ti rispondo in maniera serena, non come ho fatto in passato con i diffusori di questa orribile pandemia. Il discorso che fai tu è errato perchè continui a girare attorno al punto principale ed a iniettare nel discorso veleni inutili, capziosi e fuorvianti. 1. Continui a parlare dei Beatles per dimostrarne la sopravvalutazione e mi citi Obladi Oblada e le presunte pagine e pagine scritte su tale brano. FALSO. Nessun critico ha mai scritto pagine e pagine su obladi oblada. Se vuoi onestamente parlare dei Beatles devi spendere tu la maggior parte della tua disanima a parlare di A day in the life, I’m the walrus, Sgt. Pepper, In my life, Eleanor Rigby, Hey Jude, Come together, Penny Lane, WHile my guitar (non continuo perchè hai capito …) e marginalmente di Obaldi Oblada. 2. Dici che Ian Mcdonald non è un critico: FALSO. E’ un fior di critico, che analizza la musica dei Beatles in maniera esemplare (stroncando anche inspiegabilmente pezzi come Here comes the sun, Sgt. Pepper, Helter Skelter) e ne coglie anche gli aspetti più nascosti, come, ad esempio, la peculiarità dello stile compositivo di John (orizzontale) e Paul (verticale). 3. Erano principalmente ragazze le fan dei Beatles: FALSO. Non so quanti anni hai ma si vede da come scrivi che sei un ragazzo. Io non ho vissuto l’epoca Beatles come bambino, ma tutti lgi appassionati di rock con cui ho parlato, appena più grandi di me, li avevano vissuti “in diretta”. TUTTI li amavano, maschi e femmine. Che fossero appannaggio solo di ragazzine è una stronzata colossale. Sentiti le interviste a musicisti, attori, giornalisti, e chiunque vuoi di quei tempi, di sesso maschile. I Beatles piacevano a tutti, e soprattutto i Beatles dei primi anni che, seppur ingenui col senno di poi, avevano una freschezza coinvolgente per tutti, ma tutti tutti!!!! Confermo che quasi a tutti coloro con cui ho parlato, musicisti ed appassionati di musica, piacevano come spirito più i Rolling. Ma non per la musica, attenzione, bensì per ciò che rappresentavano come immagine, in quanto iù ribelli e oltraggiosi. In alcuni casi (ma solo in alcuni) questa “facciata” influenzava anche il gusto musicale, nel senso che alcuni (spesso maschi) preferivano gli Stones ai Beatles, anche come musica. E cmq nessuno li disprezzava. Nessuno!!! Solo chi ascoltava musica classica, ne parlava male, ma parlava ancor peggio di Stones e Who, considerandoli per lo più nulli. La questione della “durezza” di una musica rientra nell’ottica del gusto, non nella qualità. Anche i Deep Purple sono più duri degli Stones, ma è bestemmi considerarli superiori per questo agli Stones (e non sai quanti negli anni ’80 facevano proprio questo discorso). Gli Iron Maiden sono più duri dei Deep, e così i Metallica. E gli Entombed sono più duri di tutti questi. Ma sono monnezza. Ok? Ultimo punto, anche se il gruppo X piacesse solo ai 2enni e il gruppo Y piacesse ad uomini maturi, mi dispiace, ma non significa proprio un cazzo, è un indizio, non una prova di peggior qualità. Non è cmq il caso dei Beatles ovviamente. Bene, andiamo avanti. 4. E d’altronde lo ammetti stesso tu: che Kubrick dicesse che Tom Cruise era un grande attore nono ne fa per forza un grande attore. Quindi figurati se fa dei Beatles un gruppo inferiore ad altri il fatto che piacessero ANCHE alle ragazzine (che fra l’altro infestavano anche i concerti degli Stones). IL discorso di Cruise cmq fatto come lo fai tu è nuovamente fuorviante e capzioso. Di Cruise solo Kubrick diceva queste cose (almeno credo, mi interessa poco). Ma che Bergman fosse un gran regista (e con quali parole) lo dicevano: Kubrick, Fellini, Allen, Lynch, tutta la nouvelle vague, Tarkovsky, Scorsese e decine di altri. Qualcosa significa, magari. Che lo dicano anche tutti i massimi critici cinematografici (non i fessi da web), conta anche, non trovi? Be’, vuoi che ti elenchi quanti grandi artisti del loro tempo e successivi ammirano i Beatles? Sui critici importanti già lo hai detto tu, quindi mi astengo. Inoltre il giochino di citare tutti i critici è assolutamente futile perchè qualcuno che dirà qualcosa anche di solo lontanamente avvicinabile a quelle idiozie di cui sopra non lo troverai mai (ti parlo sempre di critici veri, che ne capiscono di musica se hanno una cultura almeno media). 5. Vedo che da qualche parte anche tu cadi in quella assurda contraddizione arte d’avanguardia vs. arte universale, come se Faust e Pere Ubu) fossero su un livello superiore ad artisti “mainstream”: è una puttanata senza pari. Sono due piani assolutamente diversi, non comparabili. Nessuno si sognerebbe di dire che Joao GUimaraes Rosa è su un altro pianeta rispetto ad Amado o che Osvaldo Lamborghini è superiore a Garcia Marquez o che Landolfi è intrinsecamente superiore a Calvino. Queste sono ingenuità da ragazzino, sciocchezze di snob mancati e finti intellettuali che hanno bisogno di ostentare una superiorità in campi avulsi dalla vita quotidiana per frustrati da chissa quali problemi personali (mi riferisco sempre all’analfabeta spacciatosi per critico). Piero Manzoni ha avuto idee artistiche davvero estreme e d’avanguardia, ma nessuno sano di mente si sognerebbe di dire che è di qualità superiore a Giotto. Faust, Populh Vuh, Pere Ubu fanno altro rispetto al pop-rock classico. Altro!!! Punto! Il discorso finisce qui. I primi hanno fatto nel loro campo grandi cose, i secondi nel loro campo hanno fatto grandi cose.
    6. Continui a dire che in Tongue in aspic non si sente traccia dei Beatles: altro commento capzioso e tendenzioso per non affrontare il nocciolo del discorso. Fripp e Macdonald hanno detto che sono stati influenzati dai Beatles, nel senso proprio che jammavano sui loro pezzi per comporre? Sì. Ti devi arrendere, se lo hanno detto è così. L’influenza artistica spesso è nello spirito e non nella pedissequa copia. Gli U2 (e tanti altri) hanno esplicitamente detto di ispirarsi a Lou Reed, ma dove ce la vedi tu sta somiglianza nella loro musica? Poi, certo, fare l’elenco di quali canzoni citano espressamente i Beatles sarebbe interessante, anche nel prog. Ovviamente le citazioni più pedisseque sono nel melodismo, non certo nelle parti strumentali, dove i Beatles erano carenti. L’inizio di Harlequin dei Genesis è preso pari pari da Julia, la metrica (non gli accordi) della melodia di Echoes è identica ad Across the Universe; non credo che nessun gruppo prog sia rimasto incontaminato dall’utilizzo del MOOG dei 4, dall’intro di I want you e da Because. Il prog ha contaminato la classica con il pop/rock in tutti i modi e in tutte le salse. E trovami una purezza d’ispirazione, una profondità emotiva come quella in Beacuse. Parlami di Because, non parlarmi ossessivamente di Obladi, altrimenti davvero devo credere che hai la stessa malafede di quello che parlando di Rubber Soul inzia commentando You wont’ see me e I’m looking through you, le canzoni più brutte. Se io ti recensissi VU& Nico parlando 80% di THere she goes again lo troveresti sano? No. Nessun critico lo hai mai fatto. E su dunque. Parlami dell’arpeggio iniziale di I want you, di Come together, di tutto il lato B di Abbey road, di Because, di SOmething, e poi di Octpus’s garden, e allora sarai obiettivo. In caso cotnrario, no. 7. Dici che non c’è album dei Beatles senza riempitivi. VERO, ma se con lo stesso occhio guardi agli album di qualsiasi altro gruppo dell’epoca vedrai che sono tutti pieni di riempitivi, molto più degli album dei Beatles. Come fai a non vedere la pochezza di almeno il 30% dei brani di Blonde on Blonde, di Vu & NICO, di Beggars Banquet, di Tommy (più del 30%), di The doors, per non parlare degli album dei Grateful dead, degli Animals, dei Kinks, dei Cream ed altri … Forse l’unico album che non ha riempitivi è Pet sounds, il quale però ha il grave difetto di avere una monotonia (in senso letterale) pressochè insostenibile. Era lo stile di Wilson di quegli anni. I Beatles sono stati sopravvalutati non dalla critica, ma da quella fetta di pubblico fanatico che li adora oltre i loro meriti. Chi dice che hanno inventato tutto, erano dei geni in tutti i generi e minchiate simili certo che li sopravvalutano. Ma questo vale per tutti gli altri. In giro circolano teorie su VU&Nico la cui influenza è su tutta la musica successiva. Ti pare obbiettivo? Con quello stile che avevano hanno mai potuto influenzare tutta la musica successiva? Per chiudere e mettere la pietra tombale su questa sin troppo lunga discussione, il revisionismo storico sui Beatles è portato avanti da un unico essere, che non ha le credenziali musicali e culturali per farlo, per cui è sterco. Sui gusti non si discute. Anche fra i critici che parlano bene dei Beatles (come di altri) ce ne saranno diversi che non li preferiscono. Sull’importanza musicale a sua volta non c’è da discutere, nel senso che è assodata e non modificabile sulla base di teorie strampalate e inventate. L’importanza è quella già espressa da pressochè tutti i critici e gli artisti, ed è principalmente la loro vena creativa non paragonabile a nessun altro artista del loro tempo, NEL CAMPO DELLA MUSICA POP/ROCK MAINSTREAM. Spero di essere stato chiaro. L’avanguardia è cosa diversa e non va messa proprio nel discorso. Ciao

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    1. Mai capito e mai capirò la fissazione tutta italiana per Piero Scaruffi, in pratica l’unica vera rock star di questo paese, la stroncatura di Cilìa resta uno dei più ispirati articoli di Velvet, ma la fama di Scaruffi è davvero qualcosa di peculiare, e ne parlai in modo più tecnico in una riflessione sullo stato della critica digitale in Italia qui: https://www.altrevelocita.it/inutilita-della-critica-nellera-digitale/

      Detto questo cercherò di risponderti esaustivamente ma sono, come al solito purtroppo, di fretta.
      1) Tra i critici che hanno scritto paginate sulla suddetta canzone ricordo solo: Jann Wenner, Nicholas Schaffner, Greil Marcus Mark Lewisohn, Joseph Murrel, ma ne ho a palate di articoli e saggi. Ti consiglio solo di comparare le pagine Wikipedia delle canzoni che ti ho citato con Ob-La-Di, Ob-La-Da e dare un occhio alle references (ovviamente in inglese). A me piace molto McDonald ma non lo ritengo un critico per via delle peculiari mancanze in merito alla comparazione storica (di cui sono campioni gente come Klosterman e Reynolds). Che poi le analisi sulla suddetta siano minori in confronti ad altre 100 canzoni dei Beatles non è qui in discussione, ma è ridicola la mole in sé delle parole buttate nel cesso per elogiarne le invisibili qualità.
      2) Sulla questione delle fan dei Beatles ti consiglio John McMillian, se non erro Laterza dovrebbe aver tradotto qualche suo libro. È uno storico che dovrebbe piacerti molto, dato che è anche molto beatlesiano, ma non per questo mistifica la storia della band. In “Beatles vs. Stones and Smoking Typewriters” ricostruisce in maniera seria e storica la finta rivalità tra le due band e la distorsione pubblicitaria del fenomeno rock. Consigliato vivamente. Come dici te gli Stones erano proletari di facciata, loro erano alto borghesi che fra l’altro senza l’aiuto dei Beatles nemmeno avrebbero volato alto come poi hanno fatto, con grande merito e producendo capolavori immortali come “Between The Buttons” e “Aftermath”. Non ricordo poi di aver parlato di “durezza” nella musica rock come un valore, a me nemmeno piace l’hard rock o l’heavy metal, tra Deep Purple e Beatles preferisco 2000 volte i Beatles anche criticamente e non solo a gusto.
      3) Mai detto che i Beatles fosse inferiori a nessuno per via delle ragazzine al seguito, è un discorso puramente storico: le prima canzoni dei Beatles erano canzonette per le ragazzine, il rock americano strumentale era molto più evoluto ed interessante di qualsiasi canzone dei Beatles uscita prima del 1965. Questo non toglie che ci siano canzoni con arrangiamenti interessanti e provocatori nell’Europa pop del tempo, ma in prospettiva critica prendiamo anche il chitarrismo sudamericano, le influenze dall’est, la surf music e la prima elettronica sperimentale.
      4) Non faccio nessuna comparazione tra mainstream e “arte”, c’è un post sull’argomento (https://unavoltahosuonatoilsassofono.com/2018/12/13/cose-la-musica-commerciale/) e un post sulla musica “commerciale” dei Pere Ubu e di Captain Beefheart (https://unavoltahosuonatoilsassofono.com/2016/11/16/la-musica-commerciale-di-captain-beefheart-e-dei-pere-ubu/). La qualità non si misura in base al numero di dischi venduti o invenduti o nascosti sotto banco. I The Fall hanno maggiore profondità degli Ubu sotto molti aspetti tematici, così come i Monks nei confronti dei Beatles o i Faust nei confronti degli Yes. Ma non è il solo metro di giudizio, perché per esempio così come i Beatles riprendevano gli americani degli anni ’50 lo fecero anche i Ramones, ma le conseguenze sono state diverse in base all’approccio. A me non piacciono le semplificazioni e le scorciatoie, la colpa di questo tipo di pensiero classificatorio in occidente deriva dal Vasari, per questo negli ultimi due anni leggo sopratutto critica dall’oriente (in particolare in merito al teatro, ma giusto perché come critico teatrale ci lavoro). Anche nella critica cinematografica ci sono dei grossi buchi e problemi generazionali, tra cui l’eccessiva importanza al cinema americano in confronto a quello del resto mondo (es. gli anni ’50 americani contro gli anni ’50 africani), registi sopravvalutati su cui si è scritto di tutto analizzandone anche i lacci delle scarpe (es. Visconti) o artisti dimenticati e sottovalutati senza sostengo storico-critico (es. Georg Wilhelm Pabst). Di critici riconosciuti internazionalmente che hanno scritto di rivalutare l’opera dei Beatles in un senso più composito e storico ce ne sono a palate, primo tra tutti Reynolds che di certo non gli fanno cagare o non li mette in un angolo (ne riconosce tutte le influenze e alcune le pompa anche troppo), ed è una cosa che accade sempre meno raramente (tranne in Italia, ma chi li legge i critici italiani all’estero? Spoiler: nessuno – Scaruffi compreso eh, che è letto sopratutto per farsi le risate su Reddit).
      5) Se Nick Cave dice che la sua più grande influenza è Kylie Minogue oppure David Thomas cita Britney Spears (e sono vere entrambe come affermazioni dei diretti interessati) non significa un tubo criticamente. Possiamo farci le seghe quanto vogliamo, ma la musica parla ed è quella che conta. Se Mozart ci avesse lasciato scritto che più di Haydn preferiva Francisco Correa de Arauxo non cambierebbe il fatto, spartito alla mano, l’impronta di Haydn c’è e si vede. Non credi che Massimo Zamboni abbia approcciato la chitarra ascoltando Lucio Battisti? Il fatto che Battisti sia l’autore più citato e con cui tutti hanno cominciato a fare musica in Italia per decenni lo rende il più grande musicista italiano degli anni ’60, ’70 e ’80? Chi lo sa approcciando i giri di Battisti quanti di essi derivano da altri autori precedenti o coevi a cui s’ispirava fortemente? Possiamo dire criticamente che l’opera di Neil Young, Ray Charles e Caetano Veloso hanno avuto un ruolo fondamentale nella costruzione dei suoi primi anni di carriera? Ovvio che i Beatles siano stati d’ispirazione per MILIONI di musicisti, ma tanto delle loro intuizioni arrivano da lontano (Buddy Holly) e molte delle loro sperimentazioni hanno trovato in altri artisti i loro apici. Penso a John Dwyer che spesso ha detto di ispirarsi ai Beatles, allora io ti chiedo: se ascoltiamo assieme tutti i solo di chitarra di Dwyer dal 2001 al 2019, ci senti di più i Fab Four o Syd Barrett? Bisogna dividere con attenzione l’agiografia dalla critica, altrimenti ci ritroviamo con le biografie mitologiche come quelle di Beethoven, dove la finzione e il mito prendono il sopravvento sulla materia veramente in questione, che è la musica. Poi mi parli del MOOG di Because, pezzo molto ispirato melodicamente, ma non mi citi John Meek e i suoi Tornados, ma anche band più mainstream come i Doors e addirittura Simon e Garfunkel ne hanno fatto usi molto creativi, ma secondo te chi passava più in radio tra questi e i Beatles?
      6) Che “Tommy” abbia dei riempitivi PARLIAMONE, però non voglio fare lo stronzo perché “Tommy” è un album a cui sono legato un po’ troppo emotivamente, oggettivamente ha dei momenti insulsi. Ok, oggettivamente ne ha parecchi, ma non voglio strapparmi il cuore a quest’ora maledetta. Ovviamente gran parte di quello che usciva all’epoca, sopratutto a causa della continua gara a chi sfornava più dischi, erano opere piene zeppe di riempitivi, ma nessun gruppo ha mai avuto l’analisi sperticata e viscerale di tutte le canzoni come per i Beatles, ed è ridicolo, perché Who, Small Faces, Kinks, Bob Dylan, Stooges (maestri nel riempitivo all’ultimo momento), MC5 (il quale disco migliore ha solo UNA canzone degna di nota) e via discorrendo non sono stati di meno nel buttare giù idee rivoluzionarie e canzoni indimenticabili, però non gli si liscia il pelo per ogni singola virgola di ogni 33 giri. L’attacco di Come Together dei Beatles non è forse uno dei più belli degli anni ’60? Ma lo è di più di Kick out the jams? Lo è di più di Psycho dei Sonics? Questo mi fa rabbia, perché le classifiche di merda (di cui Scaruffi è un grande esperto) fanno solo male al discorso critico tout court. Come si fa a dire in modo musicologicamente oggettivo quale pezzo è meglio di un’altro? Si valuta la complessità armonica? Quanto ha venduto? Come è stato registrato? L’esecuzione dal vivo? La leggenda dei Beatles ne ha corrotto anche l’essenza più piacevole della band, che erano le ottime idee melodiche supportate da arrangiamenti spesso all’avanguardia della musica pop. Ma questo non fa dei Beatles delle divinità intoccabili. La mia non è una teoria sulla rivisitazione dell’importanza della band nella musica popolare, come si fa a metterla in dubbio? Trovami una sola cantante pop che non s’ispira a Madonna o per il look o per le soluzioni ritmiche e melodiche. E quindi Madonna un’artista migliore e più influente di Patti Smith? Oppure bisogna categorizzare per non fare confusione?

      Il fatto di credere che i Beatles siano stati uno dei gruppi più creativi e innovativi della storia della musica pop non m’incontra in disaccordo, ne volevo fare un video fra l’altro ma non ho mai il cazzo di tempo, ma è possibile dirlo nel rock, quando basta citare Frank Zappa per ridimensionarne lo spettro creativo?

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  34. Ok dai mi sembra che ci siamo capiti. Piccole note veloci:
    1. Ovviamente conosco John McMillian e il suo Beat VS Stones. Ho parlato degli Stones solo per usare un metro di paragone per il discorso che volevo fare non perchè ne avessi parlato tu. Stesso discorso per l’hard rock.
    2. Macdonald è un superbo critico anche per le comparazioni storiche, ha una precisione nell’individuare le analogie musicali fra artisti coevi che è eccezionale. Ovviamente nel campo della musica popolare. Ma qualcosina sulla musica colta anche la cita. Rileggitelo meglio. Non so se è meglio Di Klosterman, hanno approcci abbastanza diversi. REynolds lo conosco poco. John McMillian è inferiore.
    3. Battisti dal punto di vista musicale è uno dei fulcri della musica pop rock italiana (solo Italiana), dal punto di vista dei testi NO! Ciò non toglie che io riesco a sentirlo proprio poco, ma oggettivamente dico che l’originalità della musica pop italiana ruota attorno a lui e a Dalla. Il cantautorato prende quasi tutto dalla Francia e dall’America.
    4. Certo che al tempo dei Beatles c’era musica di miglior livello. Ma non nel campo del pop rock fra mille virgolette “popolare”. E nei primi anni hanno fatto anche canzoni per ragazzine (soprattutto nei testi), ma non solo. I saw her standing there viene citato da alcuni (v. Tyler, Carr) come fra i pochi rock britannici originali e restò 5 mesi in classifica negli USA nel ’64 (in ritardo perchè arrivata in ritardo insieme agli altri dischi). Le versioni di Money, Roll over Beethoven e Twist and Shout, sempre del ’63, non le sottovaluterei come energia interpretativa e come grinta.
    5. Non considero i Beatles intoccabili, se mi sentissi parlare di Sgt. Peppers … che io trovo un’occasione mezza fallita, nonostante quasi tutti ne parlino bene, da Sterling Morrison a Roger Waters etc… Quello che non ammetterò mai è provare a rivoltare la storia (non lo fai tu, capisco) facendoli passare come una truffa, o come la quasi ultima ruota del carro in mezzo ad un’orda di geni incompresi. Questo no, non posso accettarlo.
    6. La mia prima passione è il cinema, praticato anche per quasi 20 anni da semi professionista (sceneggiatore). Se inizio a parlarne non finiamo più. Pabst non è proprio sottovalutato. La cinematografia africana dei ’50 direi proprio di sì, non so neanche cosa sia. Però, potranno uscire anche dei fenomeni sconosciuti riscoprendo cinematografie meno note. Ma Hawks e Ford, così come Bresson e Kurosawa non saranno mai buttati giù dal piedistallo su cui giustamente stanno.
    Va bene.
    Buona musica e buon cinema.

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    1. Buona musica e buon cinema anche a te! Non voglio aggiungere altro ma ci sarebbero diverse cose che mi piacerebbe analizzare (dici che Battisti è stato fondamentale anche fuori dall’Italia e immagino ti riferisca a gente come Bowie che lo citava in qualche intervista, ma “Images” andò malissimo come tutti i suoi tentativi di internazionalizzazione della sua musica, e anche sul cinema di Pabst mi piacerebbe parlare perché meriterebbe molto più spazio e analisi nei libri di storia del Cinema, ma non finiamo più).
      Hello, Goodbye!

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  35. Ah dimenticavo: Wikipedia non esiste!

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  36. No, su Battisti forse mi sono espresso male. Intendevo dire che NON è stato importante fuori dall’Italia.
    Ciao e alla prossima.

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  37. Scusate l’intromissione ma, ricevendo le notifiche , non riesco a non leggere e quindi a commentare questo bello scambio.

    Aggiungo solo una cosa che riguarda l’innominabile( come lo definisce Anonimo) e mi perseguita da anni , ovvero da quando lessi le classifiche e le recensioni di questo pseudo-critico.

    Perche’ e’ un poverello ? perche’ in quegli anni , almeno fino al 1967, Beach Boys e Beatles erano due facce della STESSA medaglia : grandissime melodie e grandi vocalizzi ( forse perche’ nessuno aveva la gran voce da poter esibirsi come solista, chi lo sa?) .

    Si rispettavano e si temevano vicendevolmente ma una cosa e’ certa: erano le due piu’ grandi band in quel particolare “genere” ( poi dal 1967 sappiamo che i Beatles andarono ben oltre ma e’ un’altra storia ancora ), forse i BB erano piu’ bravi nel canto e , forse , si sentiva a volte l’influenza del country ( ma e’ anche normale vista l’origine) .

    Quello che e’ certo e ‘ che non si puo’ assolutamente dire che una delle due fosse un fenomeno e l’altra una band di dementi!!!

    E’ una contraddizione in termini.

    Solo chi ha le orecchie foderate di prosciutto potrebbe sostenere che Wilson fosse un genio e Lennon/Mccarty due dilettanti e naturalmente vale anche il viceversa!

    Buona musica a voi

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  38. Mi son letto tutto d’un fiato la discussione molto stimolante e avrei un paio di considerazioni da fare,

    1) Selezionare la semplice “influenza” sugli artisti successivi in base al “ce lo senti dentro” o meno significa non saper semplicemente come si componga la musica o come funzioni il processo creativo musicale.
    Mi verrebbe da dire che l’autore confonde semplicemente l’influenza con il calligrafismo.

    2) I Beatles sono stati tra i più influenti, geniali ed originali musicisti del loro tempo, citati da una marea di artisti, e non si capisce perché debba essere un critico improvvisato e senza alcuna preparazione musicale come Scaruffi a ribaltare la realtà.

    Potrei citarne a decine (Da Barret e Pink Floyd, a Fripp e i soliti noti), ma per puro diletto mi limiterò a citare i santini scaruffiani:

    Peter Steele dei Type 0 Negative era un grande fan dei Beatles, e per lui stessa ammissione influenzato per gran parte dei suoi lavori musicali (si facevano chiamare i Drab 4).
    Robert Wyatt ha messo “Flying” come settima traccia migliore che abbia mai ascoltato, e a genialità li mette secondi soltanto ai Pink Floyd sostenendo che sono stati un esempio per tutta la musica a venire per il fatto di essersi chiusi in studio mentre gli altri affrontavano concerti. Questo modo di fare musica è stato ciò che ha alzato l’asticella. Il pop progressivo nasce con la competizione tra Beach Boys e Beatles, il rock-prog ne è diretta conseguenza.
    Holger Cuzkay decise di fondare i CAN dopo che Mikael Karoli gli fece ascoltare “I Am The Walrus”, e ne rimase completamente sconvolto poiché disse che sembrava di ascoltare sia i Beatles che Stockhausen contemporaneamente.

    https://www.npr.org/sections/therecord/2017/09/06/548955213/mapping-the-vast-influence-of-holger-czukay-alchemist-of-krautrock-legends-can?t=1591219672483

    In questo aneddoto di Czukay secondo me c’è tutto
    ciò per cui ritengo personalmente i Beatles dei veri rivoluzionari: aver preso concetti musicali dalla musica d’avanguardia (Stockhausen, Cage, Berio..) e averli innestati in strutture musicali convenzionali tipiche del pop e del rock.

    Questa è stata una rivoluzione le cui scosse telluriche di avvertono ancora oggi nella musica contemporanea.

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    1. Non lo sopporto più questo post, non so se è il caso di riscriverlo dal principio oppure cancellarlo per sempre. Questo lo metto come premessa perché avevo appena vent’anni e ne sono passai quasi dieci, per cui tutta una serie di considerazioni andrebbero riviste sugli studi di questi anni. Ma vabbè, intanto rispondo alle tue giustissime osservazioni.

      1) Analizzare un artista/gruppo solo su un elemento costitutivo, che sia l’influenza oppure sulla complessità armonica, è semplicemente inutile.

      2)I Beatles sono il più influente gruppo pop della storia, il tentativo di Scaruffi di screditarli nasce da una forma di critica ideologica che è sempre esistita e perdura in parte oggi nelle fanzine. Un po’ come gli attacchi di Rolling Stone ai Led Zeppelin, non sono forme di critica quanto un revisionismo basato su un’idea statica e pregiudiziale di cosa sia “la vera musica” (definizione che fa ridere già così). Detto questo l’idea che i Beatles siano il gruppo più rivoluzionario della storia è francamente imbarazzante per la semplificazione dei fatti nella loro successione. I Beatles hanno imposto una linea alla musica rock, da una parte hanno sostenuto i movimenti psichedelici e la forma album (già legittimata artisticamente da artisti come Bob Dylan), ma dall’altra parte hanno tagliato le redini a forme d’espressione come il rock strumentale. La lista degli artisti e delle persone influenzate mi fa venire il prurito, perché così giustifichiamo artisticamente QUALUNQUE fenomeno popular in base all’influenza, che, come come detto, è solo un elemento di un discorso più ampio. Meglio ascoltare gli album e da lì andare a ritroso. Il più citato regista di tutti i tempi è Spielberg, ciò lo rende meglio di Orson Welles, Ozu o Dreyer? Sono discorsi senza senso. Un po’ come dire che il progressive nasce dall’attrito tra Beach Boys e Beatles, non è affatto sbagliato, ma criticamente molto impreciso. La gara, entusiasmante ed irripetibile fra l’altro, perché ha generato capolavori della musica pop come God Only Knows e Nowhere Man, è però sostenuta da un sottobosco che qualitativamente non mi sembra così derivativo né ininfluente, cosine tipo Femme Fatale dei Velvet Underground, 5D (Fifth Dimension) dei Byrds, Paint It Black degli Stones, e via discorrendo [EDIT: Parlando del ’64 uscirono cose molto influenti e belle come Wish Someone Would Care, Cannonball Adderley’s Fiddler on the Roof, Jacques Brel, The Times They Are A-Changin’, Ain’t That Good News, Where Did Our Love Go, ecc.] Inoltre gruppi come i Moody Blues, o la scena cilena dei primi ’60 (consacrata tardivamente nel Festival de Los Dominicos) e tanti altri stavano già piantando i semi per la scena progressive. Ciò che rende grandissimi i Beatles è che senza di loro, senza quella peculiare spinta, la scena non sarebbe esplosa nel modo che poi tutti ricordiamo.

      3) Le intuizioni di Berio e altri grandissimi c’erano già nel rock, penso giusto a John Meek per prenderne uno di quelli vecchi, o ai collage assurdi in pezzi come Charge dei The Renegades, di storie ce ne sono a palate, il grande merito dei Beatles non è stato essere rivoluzionari, ma avere l’intelligenza di portare quella rivoluzione nel mondo mainstream. Le prime uscite della band, prima di essere I Beatles, erano all’insegna del rock più sfrenato, e ascoltare le ultime sessioni di Lennon solista si sentono ancora forti gli echi di Buddy Holly, ma I Beatles non si limitarono a quel recinto, furono la pietra miliare che spostò il baricentro della musica pop. C’è un prima e un dopo i Beatles, ma l’analisi critica non deve per questo cedere al discorso agiografico.

      4) Scaruffi non è un critico, ha rivoluzionato il modo di fare critica sul web portando il male assoluto (le classifiche) al centro della discussione critica. Ne ho parlato in un’indagine sulla critica nel mondo digitale qui.

      5) Ho tanti ritagli di MacCormick, non solo quelli famosi, e adoro le sue analisi e il suo modo di scrivere, ma ritengo il suo metodo di critica fallace sotto quasi ogni aspetto. Lo dico senza pregiudizi, il critico che ho letto e studiato di più nell’ambito della musica rock è Chuck Klosterman, un tipo che ha dei gusti completamente opposti ai miei, ma dalla penna splendida e dalla coerenza critica invidiabile. Il punto per me non è cosa dici, ma come e con quali argomentazioni. MacDonald/Cormick sfocia sempre nell’agiografia estrema, ogni volta mi sembra di leggere quelle biografie di Beethoven alla “Jean-Christophe” di Rolland. Detto questo, la sua conoscenza musicale degli anni ’60 è incredibile, per questo l’ho sempre letto con piacere.

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  39. Ah, dimenticavo: Ian McDonald è un critico musicale coi controcazzi, altro che Scaruffi, che recensisce musica solo indicando i generi e degenerando in lunghe descrizioni sulle sensazioni che generano in lui l’ascolto dei suoi brani preferiti con zero contenuto musicale.

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  40. Naaaaa, non cancellarlo, questo thread è un monumento dell’internet.

    1) Su questo punto sono stra d’accordo con te. Ma non possiamo ignorare che è il tema principale di questo thread dalla durata decennale.

    2) Non ho scritto da nessuna parte che i Beatles siano i più rivoluzionari, sarebbe una mistificazione da fanatico. Ma sicuramente tra i più rivoluzionari, sin dalla loro nascita, sono uno dei gruppi su cui la storia del rock cambia. Non gli unici, ovviamente.

    3) Non capisco perché e in che modo i Beatles abbiano “tagliato le redini al rock strumentale”. Che significa?
    I Beatles facevano la loro musica, mica impedivano agli altri di esprimersi. Penso a Zappa, Fugs, Sandy Bull, Pink Floyd e Soft Machine che facevano rock strumentale senza che da Abbay Road qualcuno dei 4 puntasse loro una pistola alla tempia.

    4) Spielberg è uno dei più grandi e influenti registi della storia del cinema, sei comunque a livelli altissimi, dove non c’è un migliore.
    Esempio sicuramente più azzeccato di quello di Scaruffi che li paragona a Merylin Monroe.

    5) Tralasciando i Byrds (che sono stati influenzati dai Beatles, Beach Boys e Dylan, che a loro volta influenzeranno pesantemente Beatles, Beach Boys e Dylan in un circolo vizioso di creatività esplosiva), direi che possiamo escludere Femme Fatale e Pain It Black dal “sottobosco” visto che tali capolavori verranno licenziati più tardi rispetto alla “competizione” in atto tra McCartney e Brian Wilson.
    Competizione che ha portato appunto a spingere più in là la musica pop e rock su un livello più alto, facendo da spartiacque tra la produzione di una musica di consumo per giovani scalmanati ad una musica orientata all’ascolto. Un concetto filosofico che di fatto sta alla base del prog.

    6) Scaruffi gode di considerazione solo qua in Italia, all’estero è semi-sconosciuto, basta vedere come sono implementate le pagine di Wikipedia Italia rispetto a quelle anglosassoni per rendersene conto: mentre sulle pagine in italiano si attinge a piene mani con parti testuali e link alla sua Storia del Rock, sulle pagine in inglese zero rimandi o citazioni sul suo sito, nemmeno nelle pagine su artisti e album che predilige.

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    1. Lo tengo, ma quando finalmente riuscirò a registrare il video sui Beatles metterò un disclaimer all’inizio.
      Sì sì, siamo d’accordo.
      È che vado sempre di fretta e scrivo con il culo. Non è che i Beatles siano la causa per quel mancato sviluppo come band, ma come fenomeno di massa che ha influenzato il mercato musicale dell’epoca. Ovvio che c’erano diverse band che facevano diversi pezzi o album strumentali anche durante la beatlesmania, ma è indiscutibile che i produttori cominciarono a cercare i “nuovi Beatles” saturando le classifiche di fenomeni da mezzo 45 giri, da una parte questo fece sì che si sviluppassero movimenti come il garage, dall’altro gruppi come Shadows, Ventures ed altri scomparirono come anche i loro epigoni. Non è colpa di nessuno, per carità, è semplicemente una sintesi brutale. Se non mi sbaglio il primo a dirlo fu Brian May (che poi, ora che ci penso, forse il più grand peccato dei Beatles è stato proprio aver ispirato May per i suoi Queen).
      Sì, infatti, quando parli delle alte sfere è inutile se non proprio stupido, fare delle cazzo di classifiche. Che senso c’ha mettere Bowie sotto Eno, o Captain Beefheart sopra Tim Buckley? Sappiamo di per certo che Bowie è più citato di Eno nei suoi epigoni, però la musica di Eno ha spaziato di più, in che modo possiamo riassumere queste diverse considerazioni in un numero? Non si può. Fine.
      Sì, sulla questione del “sottobosco” dovevo spiegarmi meglio, ovvero quelle influenze che hanno portato a certe conseguenze, ma sarebbe materia per un post/video/podcast/testate sul muro. La battaglia tra le band inglesi e americane del tempo ha portato il rock e il pop a nuove vette, però non scordiamoci Who, Small Faces, Moody Blues, Animals, Kinks, Kingsmen, Yardbirds, Zombies, Bob Dylan, Them, per non parlare di artisti fuori dal pop strettamente detto come James Brown, che già nel ’63 aveva rivoluzionato il mondo del musica portando il soul alle sue estreme conseguenze. Beatles e Beach Boys erano la musica più popolare, probabilmente anche la più raffinata a livello compositivo (e qui mi riferisco un po’ di più a Wilson, sinceramente), ma erano la punta di un iceberg fuori scala. Ti ricordo anche che il prog si sviluppò sopratutto in Europa anche per la presenza dei conservatori e di un altro tipo di approccio all’ascolto, che non deriva di certo dai Beatles, con tutto il bene che gli voglio.
      Scaruffi, lo dico da anni, è la più grande rock star italiana. La sua produzione è sopravvalutata, il suo metodo è talmente estremo che ogni nuova scheda che usciva faceva ribaltare tutto l’internet, il suo piglio spesso sfociava nella drama-queen più lamentosa. Però il suo sito fu una rivoluzione in termini di forma allucinante. Oggi il 99% dei contenitori critici sul web s’ispirano direttamente a lui, tutto OndaRock è una derivazione diretta del sito di Scaruffi e di molta della sua pseudo-critica. Se cerchi il nome di un gruppo scrauso degli anni ’90 finirai sul suo sito, e non sul blog di Guglielmi, a riprova che il suo metodo, ideato a fine anni ’80, è ancora il migliore per la divulgazione sul web. La critica italiana invece lo ha perculato dalla riviste cartacee, e mentre quelle vendevano e vendono sempre meno e a soli appassionati, alle schede di Scaruffi ci arriva chiunque. Si può benissimo dire che Scaruffi è stato la bussola orientativa nel rock per il web italiano per più di tre-quattro generazioni, surclassando qualsiasi rivista in edicola. Se penso com’è ancora oggi il sito di Blow Up mi vien da ridere…

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  41. Siamo d’accordo su quasi tutto tendenzialmente.

    L’unica cosa su cui vorrei soffermarmi è sulla produzione musicale mainstream e raccontare un annedoto.

    Nel ‘97 assistetti alla data romana del Pop Mart Tour degli U2, (un concerto imponente fatto con mezzi incredibili) e Brian Eno si esibiva con le sue tastiere per il concerto di apertura.
    Non ti dico gli insulti che si è beccato dalla folla! Un genio contemporaneo e grandissimo produttore trattato come un Povia qualsiasi.
    Tutti quei fan inferociti avrebbero dovuto portare rispetto reverenziale ad Eno visto anche il suo ruolo fondamentale nella maturazione artistica degli U2 ma niente, l’hanno ricoperto di insulti mentre elargiva perle ai porci.

    Io credo semplicemente che alle masse della musica importi poco, e quindi si soffermano ad ascoltare e apprezzare solo quel tipo di musica che ha una forma fruibile e di facile ascolto (che non significa che sia di livello inferiore artisticamente a ciò che proviene da ambienti di nicchia o undeground).

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    1. Bellissimo aneddoto, grazie per averlo condiviso (e tanta invidia per aver visto Eno dal vivo).

      Alla massa importa poco di tutto, perché nella massa ci siamo tutti e abbiamo tutti interessi eterogenei. Alla massa importa poco del CERN, importa poco del cinema senegalese, importa pochissimo della musica ambient giapponese, e ancora meno della poesia cinese contemporanea.

      In generale ciò che porta una persona ad ascoltare/leggere/esperire qualcosa è quella sensazione di miglioramento della propria condizione statica in quel preciso momento. Se ti può interessare ti lascio un link in cui parlo del perché ci piace la musica, e quali meccanismi neurologici s’innestano e le conseguenze sulla qualità della nostra vita (è una cosina breve e senza grandi pretese, se vuoi la roba tosta ci sono i testi di Philip Ball e Steven Pinker): https://genericamentegiuseppe.wordpress.com/2020/04/15/perche-ci-piace-la-musica/

      Grazie ancora, è stata una bella chiacchierata, spero si proponga presto l’occasione di confrontarci nuovamente.

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  42. Leggerò con molta attenzione

    Grazie a te 😉

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  43. *Fran

    (Stupido correttore automatico)

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  44. Avatar Ascoltaepentiti
    Ascoltaepentiti

    I Beatles non sono pop, sono rock. Sono nati proprio dal rock and roll, inteso come musica da ballare.

    I Beatles proprio quelli del periodo originale (da Amburgo fino a Rubber Soul) sono quasi rock per antonomasia.

    Così come lo erano Little Richard, Elvis, il primo James Brown, quello del live at Apollo.

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    1. Avatar Ascoltaepentiti
      Ascoltaepentiti

      Ne faccio proprio un discorso di struttura dei pezzi e filosofia musicale, sono molto più simili ai Led Zeppelin o Cream o Hendrix o primi Pink Floyd con il distorsore spento (per metà della loro carriera) che ai Beach Boys o i Kinks o gli Who, i quali effettivamente sono dei gruppi pop, melodia più accordi come poteva essere la canzone europea di quegli anni.

      Alle orecchie degli adulti dell’epoca la musica dei Beatles era “rumore”, “monnezza”, “casino”, “roba da Americani”.

      Le ragazzine lasciavano le sedie degli auditorium bagnate per i loro umori (storia vera), perché preda di feroce eccitazione per una musica che al di qua dell’Atlantico non aveva molti uguali.

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      1. Beh, tra Love me do e le varie Misirlou, Out of Limits, Kuk, Jack The Ripper, Louie Louie, Surfin’ Bird, Pipeline, A Hard Rain’s a-Gonna Fall (non fu Lennon a dire che avrebbe preferito nascere al Greenwich Village invece che a Londra?), Hitch Hike, Wipe Out, penso che i Beatles ai loro esordi discografici assomigliassero più alle Ronettes che ai gruppi rock contemporanei. Il loro fu un ripescaggio del rock anni ’50 che li ha visti protagonisti di un’esplosione discografica assieme a gruppi molti simili come i Gerry & The Pacemaker. Che i Beatles non piacessero ai genitori delle regazzine che accorrevano ai loro concerti non c’è dubbio, ma non è che questi vecchietti andassero matti per gli Who o gli Small Faces.

        La questione è che i Beatles sono stati prima di tutto un fenomeno pop e solo in secondo luogo un gruppo rock. Questo, almeno a mio avviso, significa che la loro influenza non si è limitata al mondo musicale quanto alla cultura pop in senso generale. La loro dimensione agiografica ne inficia ed inficerà ancora per molto il giudizio critico, sopratutto per quanto riguarda la completezza dei loro album, ma non è che dicendo ciò si neghi la potenza e la bellezza di tantissimi solo pezzi, sono stati una macchina di classici inarrestabile. Sono pochissimi gli artisti che tra gli anni ’60, ’70, ’80 e ’90 non hanno citato i Beatles come il gruppo che gli ha fatto venir voglia di imbracciare una chitarra. Da qui però a scrivere di evidenti influenze dei Fab Four in “Larks’ Tongues in Aspic” ce ne passa. Ponendo l’accendo sulla musicologia credo che i Led Zeppelin debbano molto di più a Link Wray e Willie Dixon che ai Beatles, per dire. Comunque sono discussioni che lasciano il tempo che trovano, categorizzazioni a posteriori che accendono gli appassionati ma che non scalfiscono l’impatto e la sedimentazione della musica inglese dei primi anni ’60.

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  45. Avatar Ascoltaepentiti
    Ascoltaepentiti

    Ma infatti Lark’s tongues in aspic non è rock, è musica da camera suonata con la chitarra elettrica.

    Ho fatto questo giochino, sperando di trovare un cambio di rotta (e non l’ho trovato).
    Ho ascoltato proprio mentre leggevo la tua risposta i primi 30 secondi di ogni album dei Beatles in ordine cronologico.

    Ogni volta ho detto “Questo è decisamente rock and roll”, persino quando ho messo Yellow Submarine.

    I Led Zeppelin non devono niente ai Beatles, perché entrambi hanno saccheggiato le stesse fonti.

    Cerca questa canzone di Bobby Parker, Watch your step e fatti una risata a contare quante canzoni dei Beatles e degli Zeppelin l’hanno più o meno imitata.

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    1. Bobby Parker certo, per non parlare di Buddy Holly, ma il punto non è questo. Ovviamente appena metto sù I Saw Her Standing There con quel classico ma sempre necessario: «One, two, three, four!» penso subito: questo è decisamente rock ’n roll! Però è un rock vecchio in confronto ad altri pezzi del ’63 che ho citato. Che i Beatles abbiano svecchiato la formula non l’ho metto in dubbio perché altrimenti confermerei la mia totale sordità oppure infermità mentale. Resta il fatto che la British Invasion ha imposto un ritorno a formule che il rock strumentale stava superando. Non è né un merito né un demerito degli inglesi, è un fatto.

      La mia riflessione è strettamente legata alle gerarchie. Per me il pop contiene il rock e tante altre cose, ma non il contrario. I Beatles del 1962 erano molto più ruvidi, immediati e casinisti di quelli del ’63, ma non erano migliori, come vorrebbe la narrativa fanzinara. I Beatles sono la leggenda che sono perché sono sopravvissuti ben oltre l’etichetta “rock ’n roll” che per esempio sta benissimo ai Led Zeppelin come a Frank Zappa. Mano allo spartito Zappa era ben più eclettico di McCartney/Lennon, ma al di fuori del mondo rock è giusto apprezzato dai jazzisti e dalle avanguardie. I Beatles sono riusciti invece a prendere la materia “rock and roll anni ’50” e fargli fare il salto idiomatico (come direbbe Bernstein) creando un genere che andasse bene a tutti, mamme zie e papà. Con “Rubber Soul” il loro pubblico si era eterogenizzato definitivamente, e perfino mia nonna buon’anima, nata nel 1911, cominciò ad apprezzarli perché ben presentati mediaticamente. Lennon fu quello che maggiormente soffrì questa imposizione iconografica, infatti s’impose un cambio radicale nella sua carriera solista. Per me il fatto che siano pop non significa che per esclusione non siano rock, semplicemente nella partita che giocavano il rock era una forma d’espressione privilegiata, tutto qui. Un giorno comunque ci farò un video esaustivo sulla questione, questo post mi perseguita peggio dell’alcolismo (non che non stia apprezzando la nostra chiacchierata! È solo uno sfogo pomeridiano)

      Ah, per me “Larks’ Tongues in Aspic” lo puoi definire come vuoi, ma è un disco che s’incastona perfettamente nella parabola progressive e ne segna un apice tecnico invidiabile. Poi, a me fa cagare dalle orecchie, ma è un altro discorso.

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      1. Avatar Ascoltaepentiti
        Ascoltaepentiti

        Un aneddoto, Lark’s tongues in aspic ora fa figo come se fosse una cosa “esoterica”, ma era la colonna sonora di un filmetto anni 70 di quelli che oggi andrebbero sulle reti locali dopo la mezzanotte.

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      2. Avatar Ascoltaepentiti
        Ascoltaepentiti

        Ho capito perfettamente quello che dici, è solo che se vai su ondarock o scaruffi e leggi “pop” sembra quasi che i Beatles per loro siano l’equivalente di una boy band uscita da x-factor del tutto sconnessa da una scena, di cui invece erano sicuramente la parte mediaticamente più esposta, ma ne facevano parte integrante.

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        1. Perché per certa gente “pop” significa “superficiale”. Definizioni che si giudicano da sole.

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