Archivi tag: beyond way

Tracy Bryant – Breve discografia

DSCF1776

Tracy Bryant è la mente pensante dei Corners, probabilmente l’unica band in controtendenza di tutta la California garage (genere che adesso sta rinascendo sotto una veste modaiola anche in UK e Australia) che dal post punk dei Gun Club si è trasformata in una band new wave con tanto di synth.

a2648834949_2Nel 2009 esordisce con “Same Old News”, un poetico affresco minimal garage (sì, me la sono inventata) dove la furia e l’energia lasciano il passo alla riflessione, i suoni ovattati a tratti ricordano l’esordio dei Corners (come in Going Back Around) ma è Bryant l’unico protagonista, a volte a discapito della musica.

Si sente la vena pop di Alex Chilton, ma anche la vena più malinconica di alcuni pezzi di band post punk come Swell Maps (Stand and Stay è un piccolo capolavoro) e reminiscenze di Hüsker Dü (In A Cage). Bryant sperimenta umori e suoni, dal surf rock appena accennato di Same Old News alla breve pillola di pop malato Beach, sembra non avere un punto di riferimento né un coerenza di fondo se non nel tono, sempre sommesso, quasi ad aver paura di urlare.

Un album sussurrato, che non vuole far parlare troppo di sé, uno sfogo personale registrato davanti ad un microfono in una sala vuota. Eppure certe intuizioni come I’m Used to It, Sweeping The Floors e la stessa Same Old News non dovrebbero rimanere nascoste.

Mentre i Corners sono ancora un sogno Bryant sembra fregarsene di seguire la scia garage casinista, francamente sembra che gliene freghi poco di tutto.

a1325427342_2Esattamente un anno dopo Bryant ha già pronto “Something More”, un titolo sincero. Subito dalle prime note di Nothing To Me si notano le differenze con “Same Old News”, toni più aspri e a tratti più cupi, ma sempre con un tocco minimale, preferendo accennare piuttosto che spiegare.

Quello che manca a questo album sono le idee del precedente, sebbene più maturo “Something More” sembra meno ispirato, meno interessante, e sempre più un album fatto per se stesso e basta. Uno spiraglio lo apre il surf strumentale di Ghouls, già più in linea con l’esordio due anni dopo della sua nuova band.

Nel 2012 esce “Beyond Way”, il primo ottimo album dei Corners, con un post punk registrato da cani, scompare la timidezza e la vena intimista per far posto ad un punk più energico quando non deflagrante, grazie anche al bassista Billy Changer la vena minimalista prende anche una profondità nel sound notevole.

Quest’anno i Corner stupiscono ancora con “Maxed out of Distractions”, e Bryant ci riprova con il suo self title, stavolta profondamente diverso dai due precedenti.

a3131162118_2Il lo-fi è una schifosa religione, è vero, ma per Bryant non è una mera cifra stilistica, è un suono, un’idea. Il ritmo pop di questo terzo album sì ricorda il solito Alex Chilton, ma Bryant ha sviluppato la sua personalità, non si lascia più intravedere da dietro una tenda e si spoglia. Non c’è la vena anni ’80 di “Maxed out of Distractions”, piuttosto spizzichi di garage californiano (I’m Never Gonna Be Your Man) e del pop più raffinato (Star The Motor)  su questi binari si crogiola Bryant e un po’ si limita. Non mancano intuizioni formidabili come Creep e Bad News, ma in generale è sempre un album suonato e pensato per piacere a Tracy Bryant prima di tutto, il che delle volte può anche essere un pregio, ma Bryant fuori dai Corners non è sempre capace di creare melodie interessanti, pezzi come Tell You non troverebbero spazio né nel primo né tantomeno nel secondo album della band. Poi ad un certo punto arrivi ad una The Black Crow e percepisci dove si nasconde quel genio punk-pop che nei Corners ti ingabbia con Love Letters.

La Burger Records ha da poco fatto uscire “Tracy Bryant” assieme all’esordio di Billy Changer anch’esso self title che appena potrò (mooonnneeey) recensirò.

Un’artista particolare questo Tracy Bryant, così intraprendente con i Corners e così lontano dal mondo come solista. Se fossi in voi scaricherei la versione digitale del primo album (sono solamente 10$!) davvero uno degli esordi più intriganti degli ultimi anni, mentre gli altri due seguenti sono davvero troppo auto referenziali a mio modesto avviso, ma meritano un ascolto.

  • Link utili alla popolazione: ooook gente, eccovi qui i link a Bandcamp se volete ascoltare ADESSO questi tre album, cliccate con malizia QUI per “Same Old News”, invece cliccate con risolutezza QUI per “Something More” ed infine posate il vostro alluce QUI per “Tracy Bryant”.

«E che ce stanno i videooooooOOOoooo?» Sì. Ci stanno pure stavolta.

Il video più punk di tutti i tempi per Some Old News:

La garage pop Start The Motor dall’ultimo album:

E un po’ di Corners no?

Corners – Maxed out on Distractions

corners03

Ve li ricordate i Corners vero?
No?
E la mia recensione di inizio ottobre? Niente?
Certo che siete proprio una soddisfazione.

I Corners sono assieme ai The Monsieurs il miglior prospetto garage rock californiano, lo sono sopratutto alla luce delle recenti avventure glam di Ty Segall e la svolta tagliamaroni dei Thee Oh Sees. Dopo il selvaggio ma ponderato esordio targato Lolipop Records, il bellissimo “Beyond Way”, dove i Corners si scontravano col post punk dei Gun Club, ecco che i quattro californiani decidono di cambiare decisamente tono. E genere.

Sì è vero, questo “Maxed out on Distractions” te lo descrivono nelle note come un garage surf rock da spiaggia, da gustare con un mojito leggendo Hemingway, ed invece appena lo piazzi sul piatto e la puntina sfiora i primi istanti di We’re Changing capisci che qualcosa non quadra. Sintetizzatori? E ‘sto ritmo alla Devo? Ma che cazzo s’è fumato stavolta Tracy Bryant? Però… però funziona!

E sì, son proprio cambiati i Corners, quel sound ovattato quasi shoegaze del primo album è scomparso, questa volta i suoni sono caldi e i ritmi delle volte ballabili, questa ondata di anni ottanta è sì del tutto imprevista, ma questi quattro ingegneri del suono la cavalcano con una cura maniacale. Riot sembra un pezzo dei vecchi Thee Oh Sees ma senza la batteria raddoppiata e con Dick Dale alla chitarra, Caught In Frustration sono dei Talking Heads più pragmatici, Buoy con il suo ritmo da marcia punk è una specie di anti-canzone dell’estate, questi ragazzini che compaiono in tutti i festival assieme a garagisti comprovati come Mr. Elevator & The Brain Hotel e Froth sono praticamente l’unica band in controtendenza di tutta la West Coast!

Appena sono arrivato a Love Letters mi sono dovuto fermare per riascoltarla. E ancora. E ancora. I don’t wanna hear the cries/ I don’t care about times/ I don’t wanna know about the love letters/ I don’t believe in no ever after. Con la voce che imita un Ian Curtis stralunato, questo singolo che mi ha conquistato, mi piace l’idea che a qualcuno non abbia voglia di fare qualcosa, è così anni ’80!

La confusione interiore di Maxed out of Distractions con quell’assolo minimale sul finale mi lascia sempre in estasi, un pizzico di Spacemen 3 con The Spaceship a chiudere un album quasi perfetto.

I Corners vanno sostenuti, anzi: vanno incoraggiati! Ty Segall che decide di sposare il glam di Marc Bolan, John Dwyer che dà una svolta beatlesiana ai Thee Oh Sees, quest’anno ce l’hanno fatto a torroncino ‘sti gran bastardi, ma ecco che band come The Monsieurs, Froth, Dreamsalon, Mr. Elevator & The Brain Hotel e Corners non solo hanno ancora le palle e le idee (una accoppiata vincente sotto molti punti di vista) ma hanno anche il coraggio di reinventarsi senza scadere nella banalità!

Con questo “Maxed out on Distractions” la band di Tracy Bryant si avvicina al synth-punk dei Nun, restando comunque ancorata alla scena garage, e riuscendo a sfornare vere e proprie perle come Caught In Frustration, Love Letters e Maxed out on Distractions.

Uno dei miei album preferiti di quest’anno.

  • Link utili alla popolazione: volete ascoltarvi ‘sti Corners dato che vi ci ho rotto abbondantemente i cojoni? Bene, basta che voi clicchiate vigorosamente QUI, se volete dirgli che sono proprio dei fighi o sarebbe meglio che zappassero su Minecraft cliccate QUI per la pagina Facebook.

Ci spariamo qualche video? Ma sì, dai:

Eccovi il video (meh) di Love Letters.

Una live di We’re Changing.

Doppia razione live con Sometimes che apriva “Beyond Way” e Buoy da Maxed.

NOVITÀ ALLUCINANTE: dato che voglio ampliare le possibilità di discussione sul blog (la gestione dei commenti di wordpress.com fa cagare) ho aperto una PAGINA FACEBOOK che vi link comodamente QUI. È stata una scelta ponderata, ma che credo potrebbe giovare a chi legge e sopratutto a me. Da quando ho aperto il blog, oltre ai classici insulti intrinsechi nel web, ho conosciuto parecchie persone interessanti che di musica ne sapevano molto più di me (non che ci voglia molto, eh) ed ho imparato tante cose. Adesso vorrei impararne delle altre, vorrei scoprire più opinioni e nuovi album, per cui “amplio” il raggio d’azione del blog anche a Facebook. Insomma, se volte seguirlo pure là per commentare più agevolmente fate pure, sennò chissenefrega. Stronzi.

Corners – Beyond Way

corners02
Questa foto l’ho presa in prestito da una simpatica intervista della band su Altamont Apparel che vi linko qua: http://altamontapparel.com/articles/2014/08/19/interview-with-corners-2/

Compagni di merenda di Mr. Elevator & The Brain Hotel, Froth, Wyatt Blair e Adult Books i Corners sono una realtà molto interessante, figli anch’essi della Lolipop Records, piccolissima etichetta con grandissime idee.

Tre quarti della band sono ingeneri del suono (Billy Changer addirittura della stessa Lollipop), e la cosa potrebbe stupirvi non poco ascoltando “Beyond Way” il loro esordio del 2012, registrato così male da sembrare un’offesa al buon gusto, ma questi quattro ragazzi invece la sanno proprio lunga.

Più che garage il loro è un post punk che strizza l’occhio ai Gun Club (anche se il loro punto di riferimento sono i Velvet Underground), che si esprime in vibrazioni, echi di suoni, rimandi appena sfiorati e melodie drammatiche (il peso di J.T. IV sulla scena californiana è davvero pazzesco, finora del tutto ignorato dalla critica).

Infatti l’album in questione non vive di pezzi singoli che risaltano, o di hit da classifica, è piuttosto un viaggio nella Los Angeles dei Corners. Bad Habits esprime bene questo concetto, con quelle voci in sottofondo del tutto ignare della musica sempre più rumorosa e rabbiosa.

Chiazze di rockabilly e surf rock si scorgono in quello che verso The Greatest ormai ci sembra un sogno. Ma sono tutte impressioni, idee buttate qua e là modellate con una saggezza e una precisione micidiale, che nell’impatto generale sfugge.

Certe volte sembra quasi di sentire dello shoegaze come in Give me a Reason, ma la faccia tosta da punkers casinisti non scompare dietro ad un wall of sound, potete scommetterci.

La relazione tra liriche e musica è assolutamente notevole, considerando che in questi tempi si scarseggia un po’ di qualità nei testi (Ty Segall, Jeffrey Novak, Cronin, siete tutti colpevoli) a metà tra Brian Jonestown Massacre e Nun. Questi Corners sono favolosi, pezzi come Beyond Way sono talmente perfetti da fare male. È come ascoltare la voce dannatamente inadeguata eppure espressiva di J.T. IV in Out of the Can.

Fidatevi, i Corners sono molto più di quello che sembrano.

Non ho citato i Nun a caso, data la deriva elettronica del nuovo album uscito a Giugno di quest’anno (e qui si sente prepotentemente l’influenza di Billy Changer sulla band, se vi va ascoltatevi se ci riuscite “2 in 1” firmato Tracy Bryant/Billy Changer) , un capolavoro new wave con i contro cazzi di cui avremo modo di parlare un’altra volta.

  • Link utili: se morite dalla voglia di ascoltarvi questo strano e curioso album cliccate con veemenza QUI per la pagina Bandcamp, se volete mandargli tanti poke (ma si usa ancora?) cliccate dolcemente QUI per la pagina Facebook della band.