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Jay Reatard – Blood Visions

200718

Dimenticare Jay Reatard sembra sia stato più facile del previsto. Morto a soli trent’anni, un’altra storia di droga, alcol e depressione, un must dell’immaginario rock, una tragedia evitabile probabilmente.

Jay è stato uno dei rocker più prolifici dei primi 2000, le sue abilità nel creare melodie perfette mischiando new wave, punk, pop e garage sono quasi leggendarie. Non nascondeva un animo indie e la passione per un rock spensierato e senza pretese, la sua immediatezza però non era banalità, c’era tutta la sua presenza in quelle live al fulmicotone e la sua anima in quelle canzonette da pochi minuti.

Dopo l’esperienza maturata in varie band (con i The Reatards a soli 15 anni e Lost Sounds le più importanti) il suo brevissimo percorso solista lo porta a comporre tre album, tre punte di diamante di tutta la produzione pop rock contemporanea.

Blood Visions” (2006) pubblicato dalla In The Red è il suo primo approccio solista e quindi anche il più immaturo dei suoi album. Perché allora stimolarvi con un’opera imperfetta e molto ingenua? Perché dietro le poche pretese di questo ragazzo di Memphis c’è una voglia di fare rock che riempie il cuore (come le orecchie).

Va detto che dei 15 pezzi che compongono “Blood Visions” solamente 7 sono davvero memorabili, ma è roba di primissima qualità, riff a raffica dannatamente new wave, cambi di ritmo deliziosi, melodie cristalline e tanti cojones (caratteristica che manca a band tanto amate come Kasabian, Arctic Monkeys, Franz Ferdinand e via dicendo).  

Come non ci si può innamorare di Greed, Money Useless Children con la sua sfacciataggine da quattro soldi? I riff veloci e assassini di Blood Visions sono da antologia, come anche il garage pop di It’s So Easy, quel gioiello new wave di My Family che da solo vale l’acquisto, sono davvero troppi i punti a favore di questo album. 

La carica malinconica si esprime in un punk violento e introspettivo, My Shadow, che poi altro non è che il punto più alto di questo poeta dei poveri, senza pretese, senza presunzione, senza speranza. 

  • Lo Consiglio: a tutti.
  • Lo Sconsiglio: se in questo periodo sei alla ricerca di qualcosa di più interessante e comunque meno banale di un Ty Segall meglio se lasci Reatard momentaneamente sullo scaffale.

Il nuovo allucinante singolo firmato Zig Zags!

“Road tards, rat milk, magic frogs and motorbikes. ghost pirates, trailer park babysitters, king kong bundy and werewolf santas. nwobhm, early metallica, the wipers, budgie and bobby soxx. it ain’t retro, it’s total fucking recall. get me off this dying rock. escape from la while you still have the chance. over.”

—Randy 2024

Lo so che sto trascurando decisamente questo blog, ma c’ho delle cose, comunque conto di cazzeggiare meno e scrivere di più. I promise, and promise is a promise.

Beccatevi il nuovo singolo dei mitici Zig Zags, una roba tipo psych-punk-metal post-apocalittico, so che è una definizione dannatamente “alla Blow Up”, ma tant’è…

Personalmente dopo l’ascolto mi sono sentito per metà deluso e per metà esaltato. Speravo che la band di Los Angeles si spingesse verso la psichedelia (qualche intuizione nella collection “10-12” si era sentita, e che intuizioni!), ed invece sembrano seguire l’andazzo dettato dalla In The Red in California, niente di male, anzi, il sound di questi tre scalmanati rappresentanti dello skate punk (lo dicono loro mica io) ne giova assai come peraltro avevamo avuto modo di ammirare nel precedente 7″ “Scavenger/Monster Wizard“. Forse la mia sete di psichedelia non è stata assetata, ma ciò non toglie che tra Kadavar, Harsh Toke, Ty Segall, Thee Oh Sees (e varianti degli stessi) e qualche altra band che sciorinerò in codesti giorni a seguire, gli Zig Zags si ritagliano uno spazio bello grosso.

P.S.: il Randy della citazione è il tipo in copertina, praticamente l’Eddie della band.