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Rock da quarantena – una selezione per la sopravvivenza

Tre playlist per tutti i gusti:
1) Per chi vuole una quarantena spigliata, tutta rock ‘n’ roll e pochi fronzoli.
2) Per chi ha voglia di esplorare nuove contaminazioni musicali.
3) Per chi sente che la fine è vicina ma gli manca la giusta colonna sonora.

E poi non dite che non vi penso.

Prontuario per la settimana di merda

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Oggi, alle 17:55, mi ero già assuefatto dalle bestemmie. Chiaramente sarà una settimana difficile, ma non ho intenzione di cedere un centimetro alla disperazione. E voi? Eccovi un prontuario rockettaro per giungere al weekend sani e freschi come rose. Non c’è di che.

Mood del Lunedì

Dopo una giornata di merda così, passata ad asciugare il negozio dalle bordate d’acqua che stanno allietando il Belpaese, ci vogliono i C.S.I., giusto per rimarcare quanto la vita faccia schifo. Direttamente da “Noi ci saremo, Vol.1” una bella versione live di Depressione Caspica, da gustarsi rigorosamente con una cioccolata calda al cardamomo, che in fine dei conti sei solo una fighetta.

Alternativa figlio dell’operaio: Tutti Giù Per Terra con un bicchiere di Tavernello. Rosso, ovviamente.

Mood del Martedì

Il martedì ci credi o quantomeno ti tocca crederci. Che ne dici di una bella dose di rock ’n roll cazzutissimo? Goditi il tuo post-lavoro con No Time For The Blues, dei gagliardissimi OBN IIIs, una scarica di adrenalina sù per l’apparato riproduttivo. Da gustarsi con una Canediguerra Double IPA, che fa un po’ hipster quando la versi, ma al primo sorso ti sale il circolo ARCI.

Mood del Mercoledì

Personalmente il mercoledì faccio finta che non esista, sono così depresso che è il giorno in cui spendo più soldi in libri, dischi, film e alcool. Sono alla ricerca di musica poco impegnativa, ma comunque che mi dia un po’ di carica. Eccomi arrivare in aiuto la proto-pereubiana Re-Make-Re-Model dei Roxy Music, che ha il terribile peccato di concludersi con una sequenza di sboronate da progettari del cazzo, ma per il resto è un capolavoro. Da accompagnarsi di prima mattina con un caffè corretto alla sambuca.

Alternativa romantica: ti sei lasciato con il/la tipo/tipa? I ricordi ti annebbiano il cervello come le lacrime di quel lontano Settembre? Ogni tanto ti chiedi se ti pensa ancora? Jealous Guy è la risposta ai tuoi turbamenti da fighetta. Buttaci sopra un liquore dolce, possibilmente da discount.

Mood del Giovedì

Il fine settimana comincia ad intravedersi tra le gocce di pioggia che sfigurano il tergicristallo. Per cui ti gira il cazzo. Ogni tre per due qualche coglione ti telefona o ti importuna sui social, ma te vuoi solo fare pausa perché piove, la gente fa schifo e ti gira il cazzo. I Chats sono nati per te e Smoko è tutto quello che ti serve per riprendere fiato con una sigaretta. D’accompagnamento ci vuole un pacchetto di Marlboro classiche.

Alternativa per il non-fumatore: se sei come me, una fighetta, e quindi non fumi, ti resta solo un modo per riprendere la strada della virtù, ovvero con l’ascolto compulsivo di Diet, Crime And Delinquency dei Personal & The Pizzas. Da accompagnarsi ad una pizza con salame piccante e maccheroni al formaggio (per compensare la cioccolata al cardamomo del lunedì).

Mood del Venerdì

Il venerdì ci credi, perché sei un coglione. Per cui è il momento migliore per allietare le orecchie con qualcosa di fresco e nuovo. Se sei un vero rockettaro come il sottoscritto è il momento di dare una chance ai School Damage di Carolyn Hawkins (Chook Race) e Jake Robertson (Ausmuteants, Hiero- phants, Frowning Clouds). Sparati Assimilate e poi dimmi se non è tutto un po’ più decente (illuso). Provaci sopra una blanche, così puoi far finta di capirci qualcosa di birra.

Alternativa dello sperimentatore: vuoi provare robe senza chitarre e magari che ti facciano sentire parte di un mondo fatto di dischi che vendono più di tredici copie? Prova A$AP Forever (feat. Moby, T.I. & Kid Cudi) del buon A$AP Rocky, il messia rap dei prossimi anni ’20. Bevici sù un buon rosso, tipo uno Ziggurat Montefalco.

Mood del Sabato

È il momento per cui ti sei preparato, è il giorno della bestia. Oggi tutto è valido, non ci sono regole se non quella della strada. Oggi le luci sono più brillanti e gli sguardi si soffermano tutti su di te. Magari ti fai pure una doccia prima d’uscire da quanto t’è salita la gagliardezza. Lo senti nelle palle, tu non sei come gli altri. Jimmy & The Boys sono qui per ricordartelo con la cover kinkisiana di I’m Not Like Everybody Else. Bevici sopra tutto quello che trovi nel tuo tragitto verso la gloria.

Mood della Domenica

La domenica è un giorno delicato perché una cazzata potrebbe rovinare tutto il weekend. Il mio consiglio è quello di non arrendersi, anche se la testa finisce già a pensare a tutti i casini che ti aspettano, non dargliela vinta. Puoi ancora godertela. Puoi ancora assaporare della felicità. In fondo, se ci pensi bene, in Italia il mercato dell’eroina non è mia stato così florido.

RASSEGNA STAMPA #1: BLOW UP #187, RUMORE #263

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Primo capitolo di questa mia nuova rubrica quasi-mensile (il quasi con me è d’obbligo) dove amabilmente farò una review delle riviste di review italiane. No, non lo farò di tutte, anche se ovviamente di carne al fuoco ogni mese ce n’è in abbondanza, ma io sebbene legga tutto sono tragicamente pigro quando c’è bisogno di scrivere. Pazienza.

Cominciamo alla grande con i due numeri di dicembre di Blow Up e Rumore, la prima è una rivista decisamente musicale prima ancora che rock, la seconda chiamandosi “Rumore” qualcuno potrebbe pensare sia rock (o drone! sai che figata!) ma una rivista rock non ti mette tra i migliori album dell’anno “Yeezus” di Kanye West, potete scommeterci.

Partiamo da Rumore.

Intanto vi segnalo subito il bellissimo pezzo di Maurizio Blatto con la collaborazione di Barbara Santi, ovvero “Discopanettone” che potete trovare a pagina 46, un meraviglioso excursus tra i mitici pacchi regalo che tutti abbiamo subito a Natale perché “so che a te piace la musica!” sì, ma non i Lunapop, zia. Ci sono tanti interventi di musicisti più o meno famosi davvero geniali, consigliassimo.

Dato che non voglio di certo passare per quello che lecca i culi alla gente passiamo alle palate di merda, con due recensori d’eccezione.

Ed è proprio Barbara Santi che mi casca dal pero con una tragicomica recensione dell’ultima fatica di Franco Battiato assieme ad Antony and the Johnsons. Comincia già dimostrando una certa professionalità “Sì, il dio della musica pare che esista e che li abbia fatti incontrare” va bene essere appassionati di quel dato artista o gruppo, ma addirittura l’idolatria mi sembra esagerato. Sì perché a lei “i brividi corrono lungo la schiena” di fronte a questo lavoro di cover pop dannatamente commerciali, per le quali Battiato si sarà sforzato come fa da almeno una decina d’anni, ovvero tanto quanto per alzarsi dal letto e mettersi le pantofole (sempre che lui non lieviti ad un centimetro dall’indegno pavimento). Pensa te, ci stanno As Tears Go By dei Rolling Stones, La realtà non esiste di Claudio Rocchi e (udite udite) Crazy in Love di Beyoncé! Un album “prezioso”, come questa recensione a 90° gradi.

Notevole la rubrica “Singolare” di Rumore, dove si commentano gli EP e dove, giustamente, sono richieste meno parole delle già brevi recensioni. Il tuo lavoro oh grande recensore è dunque quello di sintetizzarmi al meglio cosa troverò in quei pochi minuti di musica. Macché, troppo facile, parliamo invece di tutt’altro.

E infatti ecco il Maurizio Blatto di “Discopanettone” il quale ha evidentemente speso tutte le sue energie per il mitico articolo suddetto, dato che nel recensire “Festivalbug” dei Bachi Da Pietra, in undici righe non dice un cazzo. “Questo EP di tre brani, in uscita digitale o con il vinile con maglietta abbinata, è tra le cose migliori dei Bachi” toh, c’è la maglietta, lo sto già prenotando “Ritmica Tito Balestra e blues Madalena, straripano entrambi di terra piemontese e dei suoi frutti”. Sig. Blatto, i pezzi sono tre, se invece delle magliette, dei download, delle parole di Succi, farci dotti del fatto che un pezzo è ritmico, l’altro è blues e il terzo è esplicativo (???) ti fossi concentrato un attimo avrei anche capito che aspettarmi. Invece così è solo una segnalazione che potrei fare anche io dicendo: “caaaazooo, i Bachi spaccano, andateveli ad ascoltà!” il concetto è lo stesso ma espresso in modo più sincero.

Allucinante Marco Pecorari su “Aquafelix Ep” dei Cayman The Animal, il quale non solo non è buono manco a dare il voto (che oscilla tra un 6 e un 8!) ma oltretutto fa un po’ il Lester Bangs de’ noantri© di cui avevo parlato qualche post fa, e infatti:
“Il party rock ‘merigano e il progressive si incontrano al caseificio di Orte. Dietro il bancone Hart&Mould imbustano, Egerton fa il conto: nove burrate fresche di giornata per venti minuti di freschezza, in una confezione a dir poco spettacolare (una specie di cartone di pizza con manico+cd+toppa), a cura di quel genio di Ratigher. Ho già detto “freschezza”?”
E io invece ho già detto “ma che cazzo stai a dì?” Ma c’è qualcuno che queste recensioni le supervisiona? In quale incubo lisergico si trova la redazione di Rumore???

Naturalmente non può mancare la recensione dell’ultimo album di Lady Gaga (ricordiamo l’intestazione di Rumore: “Dal 1992 la tua rivista indipendente di musica underground”, sì, ed io sono Bukowski, Berlusconi è Gandhi e Renzi è J.F. Kennedy).
La firma è di un recensore degno del Rolling Stone Italia, Francesco Farabegoli, che intanto dà un bel 8/10 ad “ARTPOP” di Lady-o Ga-ga, ma poi ne tesse certe lodi da far arrossire anche la nuova diva (urgh!) del pop! “Un trip solipsista di casse tuonanti, recuperi fidget da guerra, prove vocali da brivido ed estetica white trash trasfigurata in un gioco di specchi in frantumi” eccetera eccetera eccetera. Questa per Farabegoli è la sua “opera più personale e ambiziosa” praticamente “una sorta di Downward Spiral apocrifo” COOOSA?
Ma stiamo parlando dei Nine Inch Nails in una recensione su Lady Gaga comparandoli? Ma cosa ci incastrano? È come se io scrivessi una recensione dell’ultimo album degli Opeth comparandoli a “Honey” dei The Ohio Players!!!
La tua rivista indipendente di musica underground un paio di cazzi belli e buoni.

Ci sarebbero altre perle, ma andiamo su Blow Up, che se no si offende.

Anche nella playlist del 2013 made in Blow Up compaiono qualche ciofeca ben confezionata per i soliti gonzi, come gli ultimi album di Arctic Monkeys, David Bowie e MGMT, per quello che si definisce un magazine rock ci vuole una buona dose di coraggio ad inserire album così mediocri e poco rock. Va detto che Zingales tra i suoi best ci butta dentro Pet Shop Boys, Justin Timberlake e l’ultimo Paul McCartney, onorevoli nomi da prima pagina del solito Rolling Stone. Magazine rock, magazine rock, magazine rock…

Mi ha decisamente convinto la bella e esaustiva recensione di Marco Sideri sull’ultimo live di Nick Cave (“Live from KCRW”), ero un po’ indeciso ma dopo aver letto questa recensione lo desidero con tutto me stesso. Ovviamente nella versione doppio LP.

Incomprensibile Massimiliano Busti che per introdurci in “Innerlands” dei Trapcoustic (la band italiana con le due copertine più brutte della storia) fa sfoggio di non so bene che cosa:
Nenie da neuropsichiatria infantile, tastiera fuori pitch, ballate barrettiane dal tono catatonico, registrazioni da sgabuzzino delle scarpe” insomma: una merda. Citando Sun City Girls, i Pooh e Moondog per spiegarci questo strano o quanto meno schizofrenico album si merita il titolo di Umbertoeco© del mese.

Preciso e obiettivo, fosse stato anche leggermente più sintetico sarebbe perfetto, anche perché non ci sono tante parole da spendere per “What The…” dei Black Flag, ma Federico Guglielmi conferma la sua passione (altalenante) per una musica quantomeno autentica.

Sintetico, comprensibile, decisamente autore delle migliori recensioni di Dicembre perché unisce il lato romantico a quello tecnico senza mai strafare il buon Fabio Polvani, il quale ci consiglia particolarmente il blues-rock ispiratissimo di “Devil Man” dei Blues Pills. Praticamente l’ho già ordinato.

Breve ma inteso delirio di Girolamo Dal Maso che tenta di spiegarci “Vertebra” degli Australasia: “Rock vitaminico e onirico, suonato con gusto.” STOP “Post-rock chitarristico e sintetizzatori vintage.” STOP. Un bell’inizio a telegramma ci sta sempre bene. Ma ecco qui un chiaro esempio di bipolarismo: “Bello l’artbook, decisamente vintage pure lui, potrebbe essere un Neil Young d’annata o qualche misconosciuto gruppo gotico post-wave” uguale, sembrano facili da scambiare.

Anche Stefano Isidoro Bianchi è affetto da uno spiccato bipolarismo, criticando le parti strumentali di “Metafather” dei Imbogodom dicendo che “non hanno senso”, un bell’affare penserete voi, ma il voto oscilla tra 6 e 7. Qualcuno potrebbe criticarmi facendomi notare come poche righe prima parlasse di “belle e solenni ballad di folk apocalittico per nastri” (affermazione interessante, non trovate?) ma dato che sempre come ci dice Bianchi questo album fa parte di una trilogia, il fatto che qui i strumentali siano addirittura SENZA SENSO mi fa pensare che non sia esattamente il più riuscito dei tre. Ma se questo viaggia tra il 6 e il 7 ed ha intere parti musicali buttate lì a casaccio, allora i due precedenti devono essere dei capolavori inestimabili. Oppure no?

C’è anche il momento “oddio, ma a te ti pagano per scrivere SOLO QUESTO?” con una intensa recensione di Antonio Ciarletta sui Le Single Blanc e il loro “Aoûtat”:
“Ancora math-noise da Musica Per Organi Caldi con i francesi Le Single Blanc. Rispetto a Tougsbozuka qui il suono è leggermente più articolato, anche se meno incisivo. Comunque promossi.” con un bel 7. Bello incisivo, non c’è che dire.

Ovviamente c’è tanto altro di buono e molto di più di cattivo, ma io sono pigro e non mi metterò qui a scrivervi il resto.

Alla prossima rassegna stampa ragazzi, se volete segnalare qualcosa o insultarmi pesantemente la mamma potete tranquillamente farlo nei commenti.